Elezioni – Tra speranze e imbarazzi con D’Alema al Ducale

La speranza è una importante virtù, senza cui non si va da nessuna parte, e i DS per la campagna elettorale stanno puntando su questa parola.


L’ho vista materializzarsi all’inizio dell’incontro con D’Alema a Palazzo Ducale lo scorso venerdì, portata dalla emozione della musica, della scenografia del luogo e dell’ingresso solenne del gruppo dirigente che si avviava al dibattito: gente in piedi, applausi, commozione. Speranza. Poi però, merito di come l’evento è stato organizzato, si sono fatti strada gli interrogativi; e gli apprezzamenti (applausi) sono stati dati con maggiore parsimonia critica. Ezio Mauro si è comportato da giornalista e ha posto le domande scomode (la mancata legge sul conflitto di interessi, le varie angolature della vicenda Unipol, l’illusione di volersi costruire un capitalismo su misura invece di confrontarsi col capitalismo che c’è) con la necessaria tenacia, ed ha anche lui ricevuto la sua dose di applausi, con qualche dissenso alla fine perché le domande sul programma politico tardavano troppo.
D’Alema si arrampica sugli specchi quando tenta di giustificare la mancata legge sul conflitto di interessi, mentre convince quando afferma che il fenomeno Berlusconi non si sconfigge con una legge, perché Berlusconi non è la malattia, ma il prodotto di una malattia di sottocultura che ha colpito l’Italia a causa di un insieme di fenomeni politici, sociali, culturali, economici complessi.
D’Alema fa finta di non capire quando risponde che non era compito dei DS esercitare un controllo sulle relazioni di Consorte, mentre la domanda di Mauro era: ma come è possibile che non vi siate accorti della qualità delle relazioni di Consorte? D’Alema dice anche che senza partiti forti si determina una distorsione della vita democratica e che i nuovi partiti non si possono costruire sulle macerie di quelli di prima.
Il dibattito termina sulle priorità del programma. D’Alema ne indica tre: Europa, ricerca, dignità del lavoro. Condivisibile. Applausi, ma nessuna standing ovation. La musica ora accompagna alla uscita un pubblico che ha un po’ mutato d’umore: sembra veder circolare la consapevolezza che non ci si può abbandonare alla speranza sentimentale e irriflessiva, ma che occorre tenere gli occhi bene aperti.
(Paola Pierantoni)