Un esercizio di semplice osservazione dei manifesti elettorali potrebbe rivelarsi utile per gli indecisi? Basterebbe per capire lo “stato delle cose”, che questa campagna elettorale si gioca con la pancia e non con la testa?
Nello schieramento di centro-destra, Fini si fa promotore, “in prima persona”, dell’Italia onesta (una comica!), Casini, propone la tutela dei massimi valori, più o meno condivisibili; la Lega Nord fa breccia attraverso il senso d’appartenenza, di tutela del territorio (“Federalismo: padroni in casa nostra”).
E Forza Italia? Dopo aver fatto leva sulla paura, ora gioca con il “No, grazie” variamente declinato: “Immigrati clandestini a volontà?”, “Più tasse?”, “Fermiamo le grandi opere?”, “No global al governo?”, o con lo spassosissimo: “La sinistra dice che tutto va male. Lasciamola perdere”.
L’opposizione rincorre, attraverso l’immagine della famiglia e i cartelloni claustrofobici da cui singoli o gruppi cercano d’uscire, facendo leva sul sentimento di sfiducia e sofferenza della maggior parte degli italiani.
I sondaggi americani danno il Cavaliere in testa; esultante, il premier che nessuno c’invidia, ha sostenuto di aver predisposto una campagna elettorale in tre fasi: 1. spiegare quello che il governo ha fatto, 2. presentare il programma per i prossimi cinque anni, 3. criticare il programma della sinistra.
Spiace constatare che, per ora, nessun “punto” sia stato toccato. I segnali dell’Italia protezionista, ottusa e semplicista, che tanto piace al Cavaliere, sono racchiusi nei due slogan meno frequenti in città: quello sugli immigrati e quello sui no-global.
Uno, visibile percorrendo la soprelevata, ci sta pensando il vento a spiegazzarlo, l’altro, ha subito il contrappasso: Forza Italia ha scelto di collocarlo all’imbocco del tunnel in Piazza Dante, e lì, dai giardini della Biblioteca Berio (luogo frequentatissimo dai no-global), il manifesto è stato trasformato così: “Al governo? No grazie”. Uno esproprio proletario? Ce ne sono altri sul sito artenamir.interfree.it
(Tania del Sordo)