Tante ciancie ma poi arrivi a fine mese?

Mi sedevo su quella panchina in periferia, sull’imbrunire, con la mia ragazza. Dietro di noi, a pochi metri, il terrapieno della ferrovia, sul quale transitavano i treni degli operai, al ritorno dal lavoro; e dai quali voci di maschi indirizzavano alla mia ragazza esortazioni allegramente e virilmente complici: “Dàgliela!”


Da qualche giorno la panchina è nascosta al terrapieno e invisibile ai treni operai: alcuni grandi manifesti elettorali propongono annunci ed esortazioni che non hanno alcuna pertinenza con la situazione più sopra descritta, e che suonano anzi francamente fuori luogo: in uno di essi, una coppia che tenta l’imitazione di Bing Crosby e di Bob Hope, se non proprio di Ollio e Stanlio, mi esorta sorridendo a difendere e non sprecare il mio voto: in un altro ancora, un Gianfranco a metà strada tra un anchorman americano e un dirigente dell’IBM-Italia, mi comunica di avere come unico interesse il bene degli italiani (escluso evidentemente il sottoscritto, perlomeno in quella circostanza!); in un altro infine, il faccione levigato e liftatissimo di un tifoso della nazionale italiana di calcio, mi rende edotto del fatto che vent’otto milioni di connazionali hanno pagato o pagheranno meno tasse (e anche qui direi che la cosa mi emargina). E’ quest’ultimo il faccione più diffuso: a cento metri dalla panchina, là dove ho parcheggiato la macchina, mi avverte che dal settembre prossimo, in prima elementare, ci sarà inglese-e-internet per tutti; dall’altra parte della strada mi fa sapere che i furti sono diminuiti del diciassette per cento, oltre il terrapieno – per chi avesse voglia di allungare il collo – mi sbandiera i risultati della patente a punti… Di fronte a tante ciance, come non sentire la mancanza di quegli operai, con la loro esatta percezione dei miei problemi, con il loro fattivo e costruttivo messaggio? Con lo stesso tono realistico, un contro-manifesto interroga: Ma tu ci arrivi a fine mese?
(Luigi Lunari)