5 per mille – I fondi per l’Università? Speriamo nella lotteria

In Italia, sono 29.164 gli enti che si sono candidati alla ripartizione del 5 per mille dell`imposta sul reddito. Appartengono ai settori del volontariato, della ricerca scientifica e dell’università e si sono iscritti nella speranza di raddrizzare un po’ i loro sempre più esili conti. In attesa della scadenza del termine delle dichiarazioni, bisogna darsi da fare. Conquistare il maggior numero possibile di sostenitori. Perché il meccanismo per l’assegnazione dei fondi è un po’ diverso da quello del 8 per mille (finanziamento della Chiesa cattolica e di altre confessioni religiose) che è distribuito integralmente tra i beneficiari in proporzione al numero delle preferenze espresse. Chi non esprime nessuna scelta, manifesta solo indifferenza su come ripartire i fondi. Con il 5 per mille, invece, il contribuente decide se destinare o meno questa quota del gettito Irpef ai settori prescelti. La sua scelta incide quindi non solo sulla ripartizio ne ma anche sull’ammontare delle risorse da distribuire.


Per accaparrarsi il maggior numero di preferenze quindi via alla pubblicità, alla propaganda ad ogni costo. Su Google, alla voce “5 per mille” troverete più di 390.000 pagine. Ma la cifra si accresce continuamente. Per fare proselitismo, una Onlus, con notevole tempestività, ha comprato con pochi euro nientemeno che il dominio “www.5xmille.it”. Un panorama non molto edificante che bene rappresenta la superficialità e l’intento solo propagandistico di questa iniziativa del governo. Una trovata che distribuisce finanziamenti a pioggia, che non distingue tra i diversi enti e tra ricerca scientifica, cultura e volontariato e che non tiene alcun conto della loro diversa natura, delle loro diverse esigenze (programmazione, continuità). Un gioco del lotto in cui vince chi fa più pubblicità.
Anche l’Università di Genova (insieme a quelle di tutta l’Italia) si è iscritta alla corsa. I finanziamenti alle università si sono ormai ridotti in misura allarmante. Il rettore Gaetano Bignardi ha annunciato la decisione di partecipare a questo gioco perché, spiega, “il provvedimento contenuto nella Finanziaria potrebbe risolvere almeno una parte dei problemi della ricerca”. Un passo forse obbligato, date le condizioni in cui è stata lasciata in Italia la ricerca scientifica di base. Ma anche problematico, perché – come ha osservato Luca Gandullia (www.lavoce.info) – “i finanziamenti versati dai cittadini con questo meccanismo potranno integrare ma anche sostituire quelli pubblici… Nulla garantisce che le decisioni di spesa espresse dai contribuenti non siano spiazzate da decisioni di segno opposto dello Stato”.
La stima ufficiale è che il 40% dei contribuenti esprimerà una preferenza e che, quindi, potranno essere distribuiti 264 milioni di euro. Se invece, come è più realistico pensare, sarà espresso solo il 10% di preferenze, l’ammontare si ridurrà a 66 milioni: decisamente pochi, tra tante migliaia di candidati. In Liguria la quantità raggiungerà nell’ipotesi più ottimistica 2 milioni di euro, da distribuire tra circa 600 enti. Quanti ne arriveranno all’Università di Genova? Non molti se si pensa che dipenderà dalla proporzione di preferenze espresse tra le centinaia di enti candidati (università, fondazioni per la ricerca oncologica, sclerosi multipla, teatri, conservatori di musica, asili infantili, associazioni di volontariato, ecc. ecc). Vale la pena di mettersi in gara per cercare finanziamenti “aggiuntivi” che un governo distratto può fare diventare facilmente “sostitutivi”?
(Oscar Itzcovich)