Acquasola – Che scheletri nasconde il ventre del parco?

Dai primi di marzo il caso Acquasola, tenuto vivo per più di due anni solo da un plotone di eroici e fantasiosi cittadini, è entrato in un nuovo gioco. Già nel gennaio scorso, in un dibattito presso la Facoltà di Scienze della Formazione, Annalisa Maniglio Calcagno, ex preside di Architettura, influente membro della Fondazione Carige e tra i più ascoltati esperti a livello europeo, aveva contestato duramente il progetto chiedendo alla città di reagire contro i misfatti che, appunto all’Acquasola, si stavano compiendo.


I genovesi, che “solitamente dormono sul verde pubblico, rendendo inetti con la loro indifferenza anche gli stessi amministratori comunali”, questa volta, diceva Maniglio Calcagno, avrebbero fatto bene a svegliarsi. Ricordando che in occasione del 2004 nessun parco era stato restaurato per segnalarlo ai visitatori della città. Un attacco in piena regola che ha reso quasi patetico l’appello di Cristina Morelli, leader locale dei verdi liguri che, su Repubblica del 16 marzo (“Smog & schizofrenia sulla pelle dei cittadini”) affrontava la questione come se si trattasse solo di verde e di aria pura. Una posizione forse non casuale avendo i Verdi evitato accuratamente di dare battaglia sulla delibera presa a suo tempo – 28 settembre 2004 – dal Consiglio comunale che decideva lo stupro dell’Acquasola. Ma non solo la frangia verde è apparsa in difficoltà.
Il 15 marzo sempre su Repubblica (“Acquasola doppio blitz tra parco e cantieri”) l’assessore alle Infrastrutture Margini, (a proposito, a quando un assessorato “alla verità e al buon senso”?) si dichiara sorpreso di fronte alla “espansione indebita del cantiere oltre i confini concordati” e di essere venuto a conoscenza “di come sarà il parcheggio” solo dalla pubblicità prodotta dalla Sistema Parcheggi, scavo e alberini compresi. Una affermazione imbarazzante – non è lui l’assessore? – e preoccupata che Sistema Parcheggi punti ad assumere direttamente il confronto coi cittadini tagliando fuori l’amministrazione.
Il 18 marzo la risposta di Ansaldo Trasporti che suona pressapoco così: non rompeteci le scatole; noi siamo in regola e andremo avanti. Piuttosto voi (politici) imparate a fare il vostro mestiere: dovevate darci il via a ottobre del 2005 e siamo a cominciare (per colpa vostra) a marzo del 2006, in ritardo di 6 mesi. Non è finita perché il 17 marzo (Repubblica, “Il sigillo di Pericu”) e poi il 20 (“Il centro più verde e i silos in periferia per vivere meglio”) l’Acquasola conquista definitivamente la prima pagina: interrogativi angoscianti, crisi di coscienza del genere “oh mio dio cosa stiamo facendo”. Paterno e rassicurante ha risposto a tutti (Repubblica 20 marzo “Il parking è necessario ma le auto diminuiranno) l’assessore al traffico. Noto per la rudezza con cui in passato ha respinto ogni critica sull’opportunità del park, l’assessore, dopo che anche il mitico Piero Ottone è stato travolto dalla tempesta del dubbio, ha scelto i toni flautati. Lui è il primo, ha scritto , a capire le ragioni dei dubbiosi ma l’amministrazione sa quello che fa. Ecco, questo è il punto su cui anche i dubbiosi più recenti farebbero bene a documentarsi. (OLI n. 35, novembre 2004, www.olinews.it). A distanza di due anni la delibera che decise il park dell’Acquasola non ha avuto ancora le spiegazioni che invece avrebbe meritato. Cosa sa l’amministrazione che invece i cittadini non sanno?
(Manlio Calegari)