Quale democrazia – Primarie: un diritto non un optional

A pochi giorni dal voto politico è già partita, sul “Lavoro-Repubblica”, la campagna per le amministrative (Provincia e Comune) dell’anno prossimo. Il pretesto è stato fornito dalle primarie di Imperia. La discussione è stata aperta (o provocata?) da un articolo del caporedattore Franco Manzitti, e il tema rischia di diventare il tormentone dei prossimi mesi.


Si avverte infatti che il timore dei maggiori (e forse non solo di quelli) partiti del centrosinistra è la ripetizione a Genova di quanto avvenuto a Imperia, dove pure si è verificata la vittoria del candidato sostenuto da Margherita e maggioranza DS.
Le voci danno per già avvenute le scelte dei partiti (quelli che contano: DS e Margherita, che probabilmente troverebbero facilmente l’accordo degli altri) per i candidati ai due enti locali. Le primarie potrebbero scompigliare i giochi, mentre il “metodo Burlando” garantirebbe l’esito desiderato.
La politica ha però le sue regole, che in molti casi impediscono l’approccio diretto.
Ciò conferisce al dibattito in atto una duplice valenza: di valutazione “teorica” dello “strumento primarie”; di intervento, non dichiarato apertamente, nello scontro politico interno al centrosinistra e ai partiti sulla scelta dei candidati per comune e provincia.
Siamo appena agli inizi, ed è probabile che il significato sottinteso si chiarirà nei prossimi mesi. Tuttavia l’intervento di Massolo, apparso sabato 1 aprile, è già abbastanza esplicito, per chi ha orecchie per intendere. Per ora si nota che il la è stato dato da chi è avverso alle primarie come valore in sé (Manzitti e Coletti).
I diversi interventi, finora, hanno avuto una cosa in comune: tutti hanno trattato le primarie essenzialmente come uno strumento nella disponibilità dei partiti. Uno strumento, un’arma a disposizione del centrosinistra, utile per battere l’avversario. Anche Massolo, che pure si esprime con molta chiarezza contro primarie adattate alle convenienze del momento, e per una regolamentazione “una volta per tutte, prima che si discuta di candidature” (è chiaro qui il riferimento alla situazione genovese), dice: lo “strumento primarie”. Nessuno ha sostenuto con chiarezza che esse sono un diritto dei cittadini elettori, e che solo se sono riconosciute come tali diventano parte qualificante dell’offerta politica del centrosinistra.
Nessuno, per ora, ha cercato di inserirle in un più vasto disegno volto a correggere, con forme innovative di partecipazione istituzionalizzata, i limiti della democrazia rappresentativa, al fine non di distruggerla, ma al contrario di rivitalizzarla, dato che oggi è agonizzante nelle menti e nei cuori dei cittadini. Che oggi non vedono alcun argine alla folle corsa verso quella “società asociale” che è la causa profonda del malessere e del degrado civile del paese.
Il vecchio PCI aveva lanciato l’idea della “democrazia progressiva”. Forse era solo uno slogan, per coprire il vuoto strategico aperto dall’evidente improponibilità di una rivoluzione comunista in Occidente. Ma questa politica senz’anima e soprattutto senza cervello, che ha ridotto i partiti a comitati d’affari, è parte del problema, non certo della soluzione.
(Pino Cosentino)