L’anno zero del trasporto pubblico

Com’è possibile abolire il trasporto pubblico in una città che si allunga sulla costa per quasi 30 km e si sviluppa su due direttrici perpendicolari alla costa (Bisagno e Pocevera) profonde ognuna una decina di km?


Beh a Genova questo è successo. Solo pochi anni fa il rilancio del mezzo elettrico (ricordate? “io filo via”…), peraltro dismesso dopo poco, sembrava l’inizio di una svolta nel trasporto cittadino. Invece… Tra il 2002 e il 2003 l’AMT ha ridotto i suoi percorsi di 900 mila km e perso 4 milioni di passeggeri e, dopo gli ulteriori tagli del 28 giugno, c’è il rischio concreto che non venga superata l’estate per mancanza di liquidità. Chi e come ha distrutto il trasporto pubblico a Genova? Comune, Regione e ATM si palleggiano le responsabilità. Ma tutto è ancora oscuro.
E l’informazione locale? A capire il suo ruolo basta osservare che per definire la Caporetto del trasporto pubblico ha usato espressioni come “rivoluzione” o “snellimento razionale dell’offerta” (Il Lavoro del 10 giugno: “AMT, rivoluzione in 34 mosse”; Il Lavoro del 28 giugno: “Bus, tutte le novità della grande rivoluzione”). Ci sono delle parole che si sono imposte nel linguaggio politico come “scorporare”, “fare cassa” e simili. Quando si usano è un brutto segno. Dopo due mesi dedicati a lezioni di economia aziendale, hanno cominciato a fornire ai cittadini qualche elemento di ciò che stava e sta succedendo e del peggio che
verrà. Finalmente la stampa del 29, il giorno dopo l’inizio della “rivoluzione”, riconosceva che l’utenza era inferocita.
(Manlio Calegari)