Stampa e Giustizia – In silenzio il dibattito sull’informazione

Sempre difficile e in questi giorni in piena evidenza l’argomento discusso nella Tavola rotonda “Il processo a otto colonne”, tenuta il 10 maggio con interventi di magistrati, avvocati e giornalisti: il rapporto tra informazione e giustizia, tra cronisti e magistrati.


Un cittadino può essere soggetto a un processo penale che ha regole descritte minuziosamente dal codice di procedura. Lo stesso cittadino – per gli stessi fatti – è anche solitamente sottoposto a un altro processo: quello mediatico che invece regole non ha. In questo tipo di processo, condotto prevalentemente dalla stampa e dalla TV, vince chi ha più mezzi e chi è più scorretto. E’ un processo senza luogo e senza tempo. Ne deriva una falsa rappresentazione della giustizia afferma Anna Canepa (presidente della Giunta regionale ligure di ANM).
La rappresentazione è sempre più falsa anche perché i proprietari dei media non investono più nella formazione dei giornalisti. Il giornalista (anche di grandi testate) non ha nozione delle norme processuali. Gli avvenimenti di cronaca giudiziaria legati alla vicenda calcistica del Genoa, culminati con una sfilata di 10.000 persone con messaggi intimidatori per magistrati e giornalisti, sono una riprova. I giornalisti non sempre informano delle sentenze, quasi mai leggono le motivazioni. Dal resto, c’è un’obiettiva difficoltà a seguire le udienze, anche quelle più significative (il G8, ma anche il processo che vede imputati il colonnello Michele Riccio e alcuni dei suoi collaboratori per il modo con cui hanno gestito pentiti e partite di droga sequestrata) perché i media che operano su Genova hanno, quando va bene, una sola persona per seguire tutte le vicende giudiziarie, ricorda Marcello Zinola (segretario dell’Associazione ligure dei giornalisti).
Il giornale non ha un fondamento etico, ma commerciale. E’ un prodotto. Aumentano i giornalisti free lance e si assottiglia il nucleo di redattori. Impossibile seguire i processi per la lunghezza dei tempi, rincalza Attilio Lugli (presidente dell’Ordine ligure dei giornalisti).
La notizia di persone indagate pubblicata sui giornali sbilancia le parti. Non è giusto che una persona venga accusata pubblicamente prima che si possa difendere ricorda Corrado Pagano (presidente della Camera penale ligure).
Nel corso della tavola rotonda si è osservato che ad aggravare il rapporto tra informazione e giustizia, c’è anche la riforma dell’Ordine giudiziario imposta dal governo Berlusconi. Se la si lascerà entrare in vigore (i tempi ormai stringono), si sposterà la fonte delle notizie: il procuratore capo diventerà anche il titolare dell’ufficio stampa del palazzo. Una nuova fonte: “ufficiale” ma anche aggiuntiva, perché, verosimilmente, ci sarà sempre qualcuno, tra procuratore capo, magistrati, polizie, avvocati e giornalisti, che continuerà ad alimentare e, se del caso, a strumentalizzare, il mercato sottobanco delle notizie. Altro che considerazione del delicato equilibrio tra diritto di cronaca e riservatezza!
Curiosamente, della tavola rotonda su “Informazione e giustizia” non si è data informazione. Salvo il Corriere mercantile, le pagine locali dei giornali non l’hanno nemmeno pubblicizzata. Quindi, quasi un incontro per addetti ai lavori. Non un’iniziativa pubblica.
(Oscar Itzcovich)