5 per mille – Subissati da appelli senza trasparenza

A chi destinare il nostro 5 per mille? Con quali criteri decidere chi scegliere tra quasi 30mila associazioni, enti, istituti, centri e circoli a cui è spesso difficile attribuire un ruolo di pubblica utilità? C’è sempre il sicuro criterio dell’appartenenza. Per esempio, Totus tuus Network raccomanda di devolvere la propria quota esclusivamente al volontariato cattolico, “altrimenti il vostro denaro sarà proporzionalmente distribuito anche al volontariato ostile alla Chiesa” (www.totustuus.it). Un modo davvero ecumenico di alimentare la guerra di tutti contro tutti.


Sul blog di Kataweb (http://redazionekataweb.blog.kataweb.it), nella Bacheca delle giuste cause, invece, si possono leggere non pochi contributi utili per l’individuazione dei ragionevoli criteri per decidere.
Se il cinque per mille è un modo per distribuire contributi a pioggia che prescindono dell’esistenza o meno di progetti specifici, il minimo che gli enti richiedenti dovrebbero offrire è la piena pubblicità e trasparenza sull’impiego dei soldi. Ma la corsa ad accaparrarsi contributi dipende da campagne pubblicitarie che solo le grandi organizzazioni si possono permettere. I Comuni scrivono ai residenti. Quello di Genova, per esempio, distribuisce un opuscoletto dove spiega che il 5 per mille serve a sostenere la spesa sociale, cioè quegli interventi fatti dall’amministrazione comunale per alleviare tutte le situazioni di disagio e che non può più affrontare da che negli ultimi due anni il Fondo nazionale per le politiche sociali è stato dimezzato: un miliardo di euro in meno per il sociale.
Le Onlus inviano promemoria via newletters o posta tradizionale; da internet si possono scaricare e stampare moduli precompilati; nascono società di servizi che insegnano “come comunicare efficacemente”. Anche agenzie pubblicitarie di fama, come Saatchi & Saatchi per il San Raffaele di Milano, hanno firmato molte campagne informative sul cinque per mille. Sarebbe interessante sapere quanta parte delle risorse sarà assorbita da queste campagne di marketing.
Difficile orientarsi in una simile giungla. Siccome il cittadino non ha gli strumenti per controllare l’effettivo impiego dei suoi soldi, aldilà delle dichiarazioni di intenti impresse su volantini e banner pubblicitari, sarebbe giusto dichiarare come saranno concretamente spesi i suoi soldi. Il contribuente dovrebbe essere informato dell’ammontare complessivo ricevuto dall’ente e della destinazione effettiva dei fondi raccolti. Tutto ciò garantito dalla pubblicazione dello stato di avanzamento dei lavori finanziati, dei costi disaggregati di gestione (stipendi, amministrazione, viaggi, pubblicità), di una rendicontazione separata e di sistemi messi in atto per valutare i risultati ottenuti. Insomma, massima trasparenza. Difficilmente realizzabile.
Sarà per questo che l’Aduc (Associazione per i Diritti degli Utenti e Consumatori, www.aduc.it ) invita i cittadini a non partecipare a questa sorta di lotteria del cinque per mille di modo che, il consenso molto basso registrato, induca a non procrastinare questo esperimento, facendolo morire subito.
(Oscar Itzcovich)