Primarie/1 – A chi spetta realmente scegliere il sindaco

Pierfranco Pellizzetti, opinionista di Micromega – una rivista importante della “sinistra critica”, scrive anche per il Secolo XIX. Ironico, controcorrente, Pellizzetti conosce l’arte della provocazione. Sa che i politici hanno facce di marmo, cuori di pietra e lingua biforcuta e lui ce la mette tutta per costringerli a svelarsi. Come nel pezzo comparso sul Secolo XIX del primo marzo scorso, “Primarie per dare a Genova un sindaco dei cittadini”.


A Genova, scrive, tra l’altro Pellizzetti, è venuto il momento di far uscire dalla stanza degli addetti ai lavori il tema della successione a Pericu. E propone una sorta di gioco: non solo chi ma anche che tipo di sindaco vogliono i genovesi? E prospetta alcuni possibili profili. Il primo è quello del “sindaco ospite in casa d’altri”: rispettoso degli equilibri vigenti, consapevole di chi detiene il potere in città, non apre i cassetti sbagliati e non fa domande imbarazzanti. Il secondo è il sindaco “amministratore di condominio”: pura gestione dell’esistente, dichiarazioni di efficienza, logica di bilancio, una roba tipo Albertini a Milano (Pellizzetti suggerisce che se si toglie un pò di enfasi mediatica, di parole di sinistra e di un pò di accademia a Genova le cose sino ad oggi non sono tanto diverse).
Terzo profilo: il sindaco della cupola. “Espressione dell’oligarchia degli affari che bada al sodo e mantiene uno stretto controllo sulla città coinvolgendo nei benefici concreti cerchi concentrici di proconsoli e valvassori”. Quarto ed ultimo: il sindaco dei cittadini. Un sindaco “suscitatore di energie collettive per obiettivi condivisi. Così come avviene nelle migliori amministrazioni di città europee dove il Palazzo comunale e il suo ospite” diventano un momento decisivo per costruire una “democrazia civica”.
I genovesi, prima di mettersi a far guerra sui nomi, scrive Pellizzetti, dovrebbero chiedersi di che genere di sindaco hanno bisogno. A lui, Pellizzetti, il sindaco numero quattro sembrava il più praticabile. Perché Genova ha bisogno di “un sindaco dei cittadini” e per questo dovrebbe sceglierlo col recente metodo delle consultazioni primarie, “l’unica via praticabile per rinnovare in maniera indolore la qualità democratica del nostro Paese”.
Parole sacrosante, ma non indolori. Come dimostra il seguito della storia.
(Manlio Calegari)