Sanità – Zara e i partiti

Dopo aver letto il lucido articolo di Stefano Zara sul buco nella sanità ligure (“la Repubblica-il Lavoro”, 25 giugno), sembra non resti più nulla da aggiungere. Le assurdità, le colpe, sia del centrodestra, sia del centrosinistra, sono messe a nudo in modo chiaro ed esauriente, così come la natura del lavoro da compiere per rimediare alle follie del passato, ma, purtroppo, anche del presente. Le assurdità: l’automatismo dell’aumento dell’Irap da parte del centrodestra, l’accettazione di tale meccanismo da parte del nuovo governo; le colpe: il buco accumulato dalla precedente amministrazione regionale, l’inerzia, per un anno, della nuova amministrazione, fino a quando il problema non è esploso diventando non più rinviabile. Ma Zara non si ferma qua.


Sottolinea che a tutt’oggi non si vede alcun segno di ravvedimento: “nei fatti sembra si stia al momento perseguendo soltanto la riduzione fotografica del sistema esistente…questa via è quella che ha co ndannato aziende in crisi a morte certa per l’incapacità di decidere manovre più difficili, ma più efficaci, di ristrutturazione che prevedessero da un lato la soppressione dei rami secchi, dall’altro investimenti sulle eccellenze”.
Sicché suona beffarda la conclusione, un augurio rivolto all’intera giunta regionale: “Buon lavoro”.
Dobbiamo aspettarci la “morte certa” dell’azienda Liguria?
No, Zara sa bene che “la sanità, come la Regione, non è un’azienda”. Ma dimostra brevemente, cifre alla mano, che il dissesto sanitario rischia di far saltare “l’intero impianto economico e finanziario” dell’ente Regione.
Insomma, su un capitolo così decisivo (assorbe il 65% delle risorse della Regione), non si è manifestata alcuna differenza tra i comportamenti dei due schieramenti “contrapposti”, né si intravvede qualcosa di diverso per il futuro. Una ragione ci sarà, o no?
L’articolo affronta il tema sotto gli aspetti esclusivamente economici, ma è implicito dal contesto che una “riduzione fotografica del sistema esistente”, a differenza di una ristrutturazione intelligente, rischia di peggiorare sensibilmente la qualità del servizio sanitario, da cui dipende in misura così importante il benessere dei cittadini.
Personaggi come Zara sarebbero forse in grado di ridare alla politica la dignità perduta. Non stupisce affatto che sia stato giudicato un corpo estraneo, ed emarginato dal ceto politico. Oggi Zara sembra ridotto al ruolo di grillo parlante, ben lontano dai centri decisionali veri, sia quelli di primo livello (le oligarchie partitico-affaristiche), sia quelli di secondo livello (le cariche elettive).
Il successo del compito a cui si sta dedicando (la rigenerazione dei partiti nel nascituro “Partito Democratico”) appare poco probabile. Merita tuttavia un augurio sincero: “Buon lavoro” anche a lei, dott. Zara!
(Pino Cosentino)