Trasformazioni – Nuova Cornigliano: un sito virtuale

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La mostra è sgombra. Nessuno a Villa Bombrini in un pomeriggio feriale. Solo un usciere ed una ragazza che indica il percorso. Il palazzo, inaccessibile fino a pochi mesi fa, offre il suo pianterreno, con affreschi, pareti, e camini, senza troppe storie. Con il disincanto dei sopravvissuti. Distante ed integro, nonostante tutto. Palazzo con il prato all’inglese, le finestre sul parco confinante con il perfetto opposto, l’altro da sé.


Villa Bombrini è a conti fatti la beffa, adibita a beffa: esporre inizio e fine della siderurgia che l’ha emarginata, distruggendo il suo sbocco a mare, eliminando il suo tessuto urbano. Colori e bianco e nero e produzione e facce e parole. Tutto registrato, dalla distruzione di Villa Raggio al riempimento del mare, grazie ai documentari che l’esposizione propone al visitatore. E’ tutto lì. Come se lo stabilimento fosse un individuo del quale si descrive la vita sino alla morte. Vita fisica soprattutto: chilometri di strade, tonnellate di materiale, capacità produttiva e vita artistica – breve parentesi negli anni Sessanta – grazie ad uno sparuto gruppo di persone tra cui Carmi che compresero che insieme all’acciaio lo stabilimento poteva produrre cultura. Anche una segnalazione di rischio, anche un archivio, anche un raccoglitore, ideati da un artista potevano dare valore aggiunto. Il disegno di un coil, la scelta di un fotografo, lo scambio tra chi fa arte e chi produce : l’unione che fa la forza.
Oltre la villa, le aree siderurgiche – restituite al cittadino – non sono visitabili, se non durante gli spettacoli serali. Il sito del sito industriale www.percornigliano.it descrive progetti, strada, programmi, accordi, storia, ma tra i progetti, il link all’ILVA finisce in una “sezione in costruzione”. Ancora nessun tracciato, nessun impianto. Nessun valore aggiunto.
(Giulia Parodi)