Elezioni – Chi sceglie chi alle primarie?

In questi giorni migliaia di genovesi hanno trovato nelle cassette delle lettere una cartolina gialla. Un’accattivante figura femminile emerge con discrezione dal fondo, accanto alla scritta grande: “Primarie. Per scegliere insieme il candidato sindaco”. L’appello, che il cittadino, firmando, sostiene, è rivolto “ai Partiti de L’Unione”. Proprio così: con l’apostrofo rosso ben evidenziato.
E’ la via che sceglitugenova ha scelto per raggiungere i cittadini che non hanno firmato sul sito internet (www.sceglitugenova.it) del movimento, o non sono stati contattati di persona dagli attivisti che girano con i moduli.


Le primarie appartengono alla tradizione liberale anglosassone e sono parte del sistema politico americano, che non è precisamente un modello di partecipazione. Il fatto che in Italia siano considerate, secondo me non a torto, una conquista “rivoluzionaria”, fa riflettere. Un’ulteriore prova dell’arretratezza esasperante della società e del sistema politico italiano?
A me sembra piuttosto una prova della fragilità degli equilibri sociali, e del sistema politico italiani. Credo sia una distinzione importante. Fragilità non va confusa con arretratezza. Può addirittura essere il contrario.
Il motivo per cui la campagna di sceglitugenova sembra destinata al fallimento è il segreto di pulcinella. E’ lo stesso per cui non si fecero le primarie per il presidente della regione, nonostante già allora qualcuno avesse provato a mettere i bastoni tra le ruote (www.sceglituliguria.it). Ora ci riprovano, più agguerriti e numerosi. Quella che allora era una coraggiosa ma sparuta avanguardia ora è un torrentello robusto e fiducioso. Sono sopravvenuti due fatti nuovi: le primarie hanno conquistato lo status di una pratica riconosciuta (nel centrosinistra); pare decollato il progetto prodiano del partito democratico.
Ma la mancata nomina di Marta Vincenzi a ministro, o almeno a sottosegretario, rende a Genova imperativo il “metodo Burlando”: la nomina diretta a sindaco della persona scelta dalle lobbies partitiche.
Le primarie, con ogni evidenza, non sono una forma di democrazia diretta, ma un modo per ridare, nel contesto sociopolitico attuale, un minimo di dignità alla democrazia rappresentativa. Infatti i candidati alle primarie sono a loro volta proposti ai cittadini elettori da attori, o soggetti, privati, la cui democraticità è tutta da dimostrare. E’ lo stesso meccanismo del sistema politico attuale. Quel meccanismo che si vorrebbe cambiare. Con le primarie, la democraticità del sistema di scelta scende di un piano, ma non arriva alla base. La democrazia non parte dalla base della piramide, la possibilità di scelta è sempre limitata a un’offerta preconfezionata. Un’offerta più larga, probabilmente con alcuni piatti più appetibili. Anche il McDonald ha aggiunto le insalate al suo menù, in omaggio alle crescenti spinte salutiste. Da un po’ chi vuole può scegliere l’insalata al posto dell’hamburger. Chi ha voluto, ha potuto votare Vendola invece di Boccia, Borsellino invece di L atteri, Fo invece di Ferrante.
Nell’Italia di oggi, sembra già una rivoluzione.
(Pino Cosentino)