AMT/2. Proletari mattinieri unitevi nel city van

Io sul 36 ci sono praticamente nato. Prima su quello vero, capolinea in Via Piave, poi su quello “barrato”, capolinea in Piazza Merani, al seguito della mia famiglia che si era spostata da Via Piave a Via Liri. Famiglia borghese, io studente un po’ svogliato che per due anni ha usato il “36 barrato” addirittura da capolinea a capolinea, per andare da casa alla scuola dove ero finito per approdare, lo scientifico statale vicino a Piazza Manin.


Nessun altro lo faceva, perché il “36” è una linea particolare, che non serve a nessuno e contemporaneamente serve a tutti: ma a tratte, appunto, mai tutta la linea. Per questo mi sono sentito chiamato in causa direttamente, quando sul quotidiano ho letto l’assessore Merella: “Certo non si può modificare una linea come il 36”. Lapidario.
Io non so, non ho esperienza diretta e quotidiana, se si possa cambiare, che so, una linea come l’1, il 2, il 12, il 17 o il 44, una di quelle linee che portano la gente dalla periferia, nobile o meno, al centro: credo di no, ma ormai adulto giro in moto o in auto e sono linee che prendo saltuariamente. Non avendo esperienza mi fido dell’assessore: quelle sì, il “36” mai. Dobbiamo essere orgogliosi di un assessore così.
Che infatti “ha elaborato un piano che prevede un mezzo di trasporto complementare in vista della riduzione delle linee”. Progetto “City.Van”: corse veloci al modico prezzo di 3-5 Euro. Per consentire a quegli sfigati che iniziano a lavorare alle 6 del mattino di andare a lavorare con un mezzo dignitoso, un “quasi-taxi” non più un vecchio, stracarico autobus. ”Quante persone vanno a lavorare alle 6?” si domanda l’assessore. Io non lo so, non lo ho mai fatto, ma lui è assessore, ha esperienza: “Sono rimaste poche. E i costi sono altissimi. Bisogna stravolgere tutto.”. City.Van, oh yeah, come on baby. Ritmo.
“Non si può neppure pretendere di mantenere un trasporto pubblico vecchio modello con linee come la 1 che non hanno più senso”, chiosa l’assessore: sono d’accordo, io l’1 l’ho preso con una certa frequenza solo per andare al mare con la mia fidanzatina dell’epoca che abitava a Bolzaneto. Ci vedevamo a Piazza Montano e andavamo alla spiaggia libera di Vesima: ormai mi sono sposato (non con lei) e l’1 non mi serve più.
Era anche un po’ scomodo, oltre al 36 dovevo prendere il 20 e, poi, l’1: anche per questo, credo, io e lei ci siamo lasciati.
(p.s.)