Incontri – Il fastidio del potere per la politica pulita

I messaggi avevano girato sui cellulari. “Venerdì, ore 18.00 messa”. Ma la notizia del suo rientro da Cuba si era diffusa ancora prima dell’estate. Anche i bambini, alla sua partenza, erano rimasti delusi. Si chiedevano, e chiedevano: “Perché così lontano?”, sottolineando il bisogno di un lavoro da continuare in città. Soprattutto con loro.


Don Marino Poggi è parte di quello sparuto gruppo di preti che in città hanno detto cose importanti. Con lui Don Balletto, Don Gallo, Don Tubino, e pochi altri. Persone di una intelligenza illuminata, capaci di offrire una testimonianza speciale della religiosità.
Ora, dopo un anno, Don Marino alla sua messa delle 19, domenica 1 ottobre, ha incontrato bambini, giovani e adulti. Ha detto loro che il bene non ha padroni, che chiunque può essere portatore di bene. Li ha ringraziati perché il loro affetto varcherà gli oceani e arriverà sino a Cuba. Alla sala del Quadrivium per sentirlo parlare, venerdì 6 ottobre, la gente si è seduta anche per terra. E lui ha raccontato della mancanza di un annuncio vero, di un Nuovo Testamento a fumetti distribuito ai contadini, e dell’impossibilità di parlare di Dio senza purificare un religiosità vaga. Ha raccontato di soldi spesi in piatti di carta, sedie, scarpe. Ha condiviso il dubbio che l’incontro con i cubani non fosse legato solo a quello che portavano, alla loro simpatia. Da Cuba, nell’attesa del suo ritorno, loro gli hanno scritto: “Piangiamo di nostalgia”.
Venerdì 6 ottobre alle ore 21.00, in prefettura è stato presentato il libro “Petrolio e politica” di Mario Almerighi. Gherardo Colombo, Nando Dalla Chiesa, Marco Travaglio con l’autore hanno raccontato di quante volte è stata sottratta la memoria nel nostro paese. Di quante volte, analizzando casi come mani pulite, non si è stati in grado di andare indietro, se non fino a un certo punto. Hanno raccontato di un’informazione asservita. Del fatto che la democrazia può essere di tutti, così come può essere il camuffamento di un’oligarchia che fa esattamente quello che vuole.
Passato e presente, scandali lontani e recenti sono collimati come fossero figli di una stessa matrice capace di replicare all’infinito un copione tetro che trova ancora oggi in parlamento e nei palazzi del potere i suoi migliori protagonisti. In sala solo una cinquantina di persone, molti magistrati, qualche fedele osservatore, l’assessore alla cultura della Provincia. Nessun politico genovese, né primario, né secondario.
Perché tanto consenso per il missionario, e così poco per il magistrato? Verità e giustizia laiche hanno meno valore di quelle divine?
Come parlare di democrazia senza purificare – parafrasando Don Marino – il concetto vago che ne hanno le persone? Quale politico in città e nel paese è disposto a testimoniare questo bisogno?
“Piangiamo di nostalgia”. La nostra Cuba.
(Giulia Parodi)