Ambiente/2 – Sono in tanti a apagare gli affari di pochi

A fare le spese delle “cubature spostate” sono state tutte le aree ancora libere nelle parti pregiate della città le quali non avrebbero avuto un indice di fabbricabilità capace di accogliere cotanta volumetria edilizia. Ma ha mostrato la corda anche il rapporto di 1:1 che il meccanismo permetteva (demolisco 1 metro quadrato, perciò ricostruisco 1 metro quadrato); in realtà non si è mai verificato il caso di una ricostruzione integrale della superficie, giacché la porosità del tessuto urbano non è poi così ampia come si pensava. Perciò il Comune ha deciso di modificare le regole del meccanismo, giustificando apparentemente la modifica col desiderio di accogliere la protesta montante.


La nuova norma, adottata dal Consiglio comunale, dimezza la quantità di superficie demolita ricostruibile (il rapporto è dunque 0,5:1) e inoltre aumenta da 1.000 metri quadrati a 1.500 metri quadrati la superficie minima del lotto sul quale si può intervenire per piazzarvi sopra le nuove volumetrie. Nell’ipotesi dunque che tutte le aree ancora libere vengano occluse dalle cubature trasferite, Genova sarà una città dal tessuto urbano veramente compatto.
Si innesta qui una ulteriore occasione di scontro. Nel modificare (addolcendoli) i criteri di intervento, la delibera comunale fa salvi tutti i procedimenti già approvati e presentati (sembra che i casi siano più di trecento). Il salvataggio non è piaciuto a molti, ma gli strumenti che consentono di bloccare la delibera non offrono alcuna risorsa. Una sospensiva dell’esecutività dell’atto, emessa eventualmente dal Tar, farebbe tornare in vita la norma precedente che indubbiamente è peggiore di questa
(Rinaldo Luccardini)