Partiti – Un sindaco cattolico ma senza tessera

La richiesta per un sindaco di Genova “cattolico” da parte del segretario ligure della Margherita, oggi pubblicata da un giornale cittadino, con la motivazione che dopo un’era durata oltre vent’anni di sindaci “non cattolici”, toccherebbe a lui indicare un nome, sarebbe quasi divertente se non ci fosse di mezzo il futuro della città. la quale è fatta anche di cattolici, ma sicuramente da altrettanti – se non di più – appartenenti a fedi e confessioni diverse o totalmente atei.


Il signor Monteleone dimostra anche di avere la memoria corta se non ricorda, perché furono anche i suoi a toglierselo dai piedi dopo un solo mandato, che un sindaco diciamo “cattolico” Genova lo ha avuto dal 1993 al 1997 nella persona di Adriano Sansa. Il quale è sì un cattolico, come cattolici erano alcuni della sua giunta, me compreso, ma talmente liberi e coscienti che in politica il proprio credo va lasciato fuori della porta, che della sua appartenenza non ha mai fatto u na bandiera in tutto l’arco del suo mandato. Né, l’ha utilizzato per quelle forme di sottogoverno in cui sguazzano i politici targati, intendo nomine, relazioni con enti, banche ecc. Forse l’etichetta di “cattolico”, come qualunque altra di opposta tendenza, serve a garantire privilegi, sostegno a lobbies, distribuzione di cariche nel sottobosco della politica? E che cosa significherebbe quel baratto: a noi il Comune di Genova, a voi la Provincia, come se l’ottima presidenza di Alessandro Repetto possa diventare tanto facilmente una merce di scambio? Le etichette di “cattolico” tanto care al vescovo Siri, che tra maestri, imprenditori, artisti, giornalisti “cattolici” e via elencando ne promosse in quantità, è oggi un controsenso, in quanto è sufficientemente chiaro che politica e amministrazione sono una cosa, il credo religioso un’altra. Possono convivere, ci mancherebbe, mai mescolarsi. E poi è l’ora che i partiti ascoltino finalmente, per la questione del sindaco, i ci ttadini, i quali possano esprimersi sia con le primarie, sia con altri mezzi per far conoscere le loro indicazioni, che vengono prima di quello dei segretari dei partiti oggi in campo, qualche volta arroganti.
(Giovanni Meriana)