Infamie – Da Esma a Guantanamo via Abu Ghraib

“Prima uccideremo tutti i sovversivi, poi uccideremo i loro collaboratori, dopo i loro simpatizzanti, successivamente quelli che resteranno indifferenti e alla fine i timidi.” (Generale Ibérico Saint Jean, governatore della provincia di Buenos Aires, 1977).
Trentamila i desaparecidos in Argentina durante la dittatura militare nel 1976-1983. A questi si devono aggiungere quindicimila fucilati per le strade. E ancora novemila prigionieri politici e oltre un milione di esiliati .


Il massacro avveniva nei Centros clandestinos de detención. Uno dei più attivi, l’Esma (Escuela de Mecánica de la Armada) ha inghiottito almeno cinquemila persone. Decine di donne incinte vi sono state tenute in vita solo fino al parto per poi, di notte, drogate, essere buttate vive da un aereo sul Río de la Plata, intanto che i loro i bambini, trattati come bottino di guerra, venivano consegnati a sconosciuti (in genere membri delle forze armate). Una storia che ha richiesto anni, prima di emergere, e altri ancora per essere conosciuta nei suoi orribili particolari. Nel 2004 l’Esma, liberato da ogni servitù militare, è stato dichiarato “Spazio per la memoria e per la promozione e difesa dei diritti umani”
Il progetto, presentato in questi giorni (“Cómo será la Esma”, Victoria Ginzberg, Pagina 12, quotidiano di Buenos Aires, 12 novembre 2006), prevede di preservare la struttura dell’Esma e documentare, locale per locale, l’impiego criminale a cui era destinato (interrogatori, torture, detenzione, eliminazione ecc). Insieme: una mostra permanente sull’attività repressiva dello Stato argentino nel secolo XX, una mappa dei centri clandestini esistenti nel paese e uno spazio audiovisivo destinato a raccogliere, con le storie delle vittime, le testimonianze dei sopravissuti. Infine uno spazio sarà destinato alle organizzazioni per i diritti umani che continueranno a raccogliere le denuncie dei sopravvissuti. Qui un centro informatico permetterà di accedere liberamente ai documenti sui Centros clandestinos de detención, alla repressione messa in opera dalla dittatura, alle storie individuali delle vittime.
Alla redazione del progetto finale hanno contribuito, grazie a riunioni pubblicamente convocate, rappresentanti delle organizzazioni per i diritti umani insieme a semplici cittadini. Scopo principale: il recupero della memoria al di là del piano rituale o commemorativo, l’affermazione dell’inviolabilità della persona e della indivisibilità dello stato di diritto.
Un modo anche per affermare che altri centros de detención, come Guantanamo e Abu Ghraib, non possono essere considerati semplici incidenti di percorso.
Oscar Itzcovich