I mezzi pubblici a Genova e a N. Y.

La notizia è già stata archiviata: in estate una signora è stata trascinata dall’autobus che aveva preso per andare dal parrucchiere ed è morta. La donna è rimasta incastrata uscendo dalle porte posteriori del mezzo, che è ripartito facendola cadere. Sgomento della famiglia. Conducente esterrefatto.


Sospendiamo per un attimo dolore e rabbia e andiamo a New York. Prendiamo uno qualsiasi degli autobus che tagliano orizzontalmente e verticalmente Manhattan. Mezzi spaziosi, lunghi, previsti per percorsi privi di curve. L’autista ad ogni fermata verifica che ognuno sia munito di biglietto. Una macchina accanto a lui ottimizza l’operazione Si può salire solo davanti al conducente. La discesa è prevista da una porta posteriore – che si apre a spinta spalancandosi totalmente a mezzo fermo – e dalla porta anteriore accanto al conducente. L’autista, qualora un disabile debba salire, spegne il mezzo, inserisce il freno a mano ed attiva un pedana che scende a livello marciapiede. Spinge la sedia a rotelle ed aiuta il passeggero a sedersi nel posto a lui destinato. Poi riparte. I passeggeri privi di biglietto sono sempre invitati a scendere. Il tono varia a seconda del carattere dell’autista.
Torniamo a Genova, consapevoli che non esistono modelli perfetti, ma sicuramente migliori di quelli applicati sino ad oggi. Forse qualcuno desidera considerarli? Possiamo dare un valore – contrattuale s’intende – ai molti gesti in più che potrebbe fare il dipendente dell’AMT? Quanto si vorrà investire per mezzi più sicuri accessibili a tutti? Nulla. E’ già svendita.
(m.l.)