Autore: Redazione

  • Cultura – Non c’è solamente la pittura del ‘600

    E’ probabile che al Lavoro si aspettassero di più dalla provocazione di Paolo Lingua su Repubblica del 13 gennaio ’08. “A Genova la cultura va a morire”.
    Malgrado le produzioni culturali degli ultimi anni, ha scritto Lingua, Genova resta lontana dalle ambizioni del futuro spesso evocato: città tecnologica, Politecnico, Terzo valico ecc. Abbarbicata da sempre al medesimo progetto cucinato in tutte le salse: la pittura e l’arte a Genova tra la fine del XVI e il XVIII secolo. Cari genovesi, cari amministratori e specialmente cara sindaco, ha chiesto Lingua, perché non vi date una smossa?

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  • Enti pubblici/1 – Il conflitto d’interesse voluto dalla legge

    La legge 84/94 (“Riordino della legislazione in materia portuale”, governo Ciampi) che rimpiazzava il precedente modello organizzativo basato su porti interamente pubblici con un modello liberalizzato (che avrebbe dovuto garantire la concorrenza tra privati) fu ricevuta con entusiasmo da ampi settori politici ed economici. Ma l’euforia è durata poco perché presto si sono presentate distorsioni e conflitti tra i diversi soggetti che operavano nel settore (Authority, operatori pubblici e privati, enti pubblici, Regione, Comune) con una interminabile sequela di polemiche, dilatazioni smisurate dei tempi decisionali, ricorsi giudiziari, commissariamenti ecc.) tanto che gli stessi soggetti che avevano promosso la legge hanno cominciato a chiederne una profonda modifica.

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  • Enti pubblici/2 – Ingegneria finanziaria e politica notarile

    Cosa immobilizza un’efficace amministrazione esponendola a possibili gravi errori?
    Una risposta l’ha data l’ex sindaco Giuseppe Pericu nel libretto “Genova nuova. La città e il mutamento” (Donzelli editore, 2007, euro 15,00) scritto insieme ad Alberto Leiss. Sostiene che “il rispetto della legge rappresenta anche un obbligo morale ineludibile […] I grandi interventi in città fatti per il G8 e nel 2004, le operazioni di alienazione del patrimonio, i processi di riorganizzazione e le conseguente esternalizzazioni, si sono svolte senza conseguenze negative sotto il profilo del rispetto delle leggi vigenti. Rispettare la legge non significa tuttavia sviluppare le sole attività che la legge espressamente autorizza… Esistono spazi nell’ambito della più generale capacità di operare anche nella sfera del diritto privato, in cui l’attività si estrinseca certamente nel rispetto della legge, ma a volte anche in assenza di una specifica preventiva previsione n ormativa”. Gli esempi concreti per l’azione del Comune di Genova, scrive l’ex sindaco, sono molti: “sicuramente di particolare significato è stata la gestione esternalizzata del patrimonio, oppure la stipula di accordi con altri soggetti pubblici e privati”. L’amministratore che si limitasse ad operare solo dando concreta attuazione a quanto previsto dalle leggi – conclude Pericu – avrebbe ben limitati spazi di attività (p. 103) (Repubblica, 11 febbraio 2008).

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  • Costume – Dal body painting al tanga e al velo

    Un amico straniero, architetto, è recentemente venuto in Italia per partecipare al “MADE Expo – Milano Architettura Design Edilizia”, una esposizione che si è svolta a Milano tra il 5 e il 9 febbraio e che ha attirato moltissimi visitatori da tutto il mondo. Quel che racconta, però, attiene più alla sociologia e alla cultura che alla edilizia e all’architettura. In ogni stand – dice – ci sono come di consueto graziose ragazze che “fanno figura”. Ma la novità che lo ha colpito è stata lo stile – abbigliamento e modo di porsi – che si è fatto sessualmente molto esplicito ed aggressivo.

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  • “Mani sporche” – La gran voglia di pulizia

    C’è voluto un tomo di novecento e più pagine (“Mani sporche” di Gianni Barbacetto, Peter Gomez e Marco Travaglio, edizioni Chiarelettere, euro 19,60), per raccontare come dal 2001 al 2007 la politica corrotta si è mangiata la seconda repubblica. Non è vero che si tratta di una storia nota: se il volume ha assunto le dimensioni che ha, è proprio perché i giornali (non parliamo poi dei tg) l’hanno raccontata solo parzialmente, quando non l’hanno glissata del tutto. Pongono rimedio gli autori con un sapiente lavoro di restauro della memoria, capace di restituirci nella sua eloquente sequenza il film dell’intreccio politica-affari e dell’indecente reazione del potere per fermare in tutti i modi le inchieste della magistratura.

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  • VERSANTE LIGURE


    MALATO TERMINAL

    A volte troppe cose

    producono un casino:

    il Plurimo, è palese,

    fa caos ben più dell’Uno

    (difatti qui il “purpose”

    è “multi”, mica “mono”).



    ASTA TOSTA PER TUTTI I GOSTI

  • Porto/1 – Conflitto d’interessi e pace sociale

    Le paginate di cronache che dovrebbero svelarci nei dettagli lo “scandalo” del porto, ossia come si configurano i pesanti reati contestati ai vertici di Palazzo San Giorgio, in realtà lasciano perplessi se non delusi i lettori, rassomigliando sempre più a verbali di organi amministrativi dove si discute, si critica, si media prima di deliberare. Manca insomma la sostanza “criminogena” dei fatti, l’interesse personale, la ragione occulta, il motivo inconfessabile per cui sarebbe stata operata una scelta anziché un’altra. E forse è inevitabile che sia così, dal momento che, come riconoscono gli stessi magistrati inquirenti, non c’è alcun sospetto di tangenti, ossia di bustarelle a carico dell’ex presidente dell’Autorità portuale, Giovanni Novi, un galantuomo per tutti, critici compresi.

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  • Porto/2 – Sparato dal bar il primo siluro

    6 febbraio 2004. Novi si insedia all’Autorità portuale. Regione (Biasotti), Provincia (Repetto) e Comune (Pericu) gli assicurano “massima autonomia”. Lui dichiara: “Non cederò a pressioni né a condizionamenti”. Sembra uno che sappia di cosa parla. Della legge 84/94 in un’intervista (26 febbraio) dice che andrebbero modificate le modalità macchinose di nomina dei presidenti delle Autorità Portuali e la composizione del Comitato Portuale … eccessiva nel numero dei delegati e molto sospetta di conflitti d’ interesse. Il 9 marzo invita il nuovo Comitato portuale a lasciar da parte risse, carte bollate e cavilli giuridici “per impedire che l’avversario-concorrente imponga le legittime ragioni del suo business”.

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  • Città – Se lo Zenzero apre dialogo e speranze

    A Genova le cose possono accadere per caso, ad esempio ad una festa, nella quale il vicesindaco ha ascoltato le voci dei presenti per farsene carico. E’ stata l’occasione amicale da cogliere al volo praticando quel “Yes, we can” – tanto di moda di questi tempi – per guardare le persone negli occhi con la volontà precisa di cancellare la distanza tra politica e i cittadini. Per caso è nata l’idea di potersi incontrare ogni quindici giorni con un’agenda per fare il punto su obbiettivi e percezioni, desideri e praticabilità degli stessi, per parlare di un’idea di città che, volenti o nolenti, passa attraverso giunta, consigli comunali, municipi, riti e processi definiti. E’ “la chiacchierata da trasformare in qualcosa di più sistematico” nella quale al centro è Genova e la sua amministrazione per “creare un rapporto tra chi prende le decisioni e chi le vive”.
    Il 6 febbraio al circolo Zenzero il vicesindaco Paolo Pissarello dà il via agli appuntamenti del mercoledì. Alcuni dei presenti lo conoscono. Con loro la scelta di iniziare – anche in pochi e proprio lì – gli incontri; e l’aria che si respira è davvero leggera. Perché si può parlare, criticare, obbiettare, divagare, lamentarsi, ma soprattutto credere che ci sia una strada per partecipare davvero. Si tratta di individuarla.

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  • Al telefono – Contro le vigliaccate invocate benedizioni

    Repubblica 9 febbraio ’08. “Lo sapete come si chiama questa cosa? Una vigliaccata”. La frase per telefono è di Casini e a ricevere sono Fini e Berlusconi. Lui è sull’Eurostar che accompagna la moglie a Bologna, loro sono a Roma e hanno appena deciso di fare la lista unica. “Ma come, io sto qui in treno e voi state lì tutti insieme e mi dite che sta nascendo un nuovo partito? Ma vi pare il modo di fare? Mi annunciate una operazione di questo tipo tra una galleria e l’altra?… No, questa è una vigliaccata, un complotto bello e buono”. Fini dall’altra capo del telefono prova a rabbonirlo poi, di fronte alle rimostranze che non cessano suggerisce “A questo punto forse ti conviene andare da solo”. “Sì, certo, a questo punto mi conviene andare da solo” replica infuriato Casini e click, chiude il contatto.

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