Autore: Redazione

  • “Rapimenti” elettorali

    Disagio. Grandissimo disagio, imbarazzo, e un sentimento di vergogna per interposta persona mi colgono mentre leggo i nomi della caccia alla candidatura “di richiamo” che iniziano ad affollare le notizie di stampa. Tanto maggiore questo imbarazzo, questa vergogna, quanto più alto è il profilo etico, umano, intellettuale, il valore simbolico di testimonianza civile delle persone tirate a mezzo. Don Andrea Gallo, Roberto Saviano, e l’operaio Antonio Boccuzzi sopravvissuto alla Thyssen vengono corteggiati. Tentativi di seduzione in corso, a cui mi sembra (e mi auguro) stiano resistendo.
    Nelle precedenti elezioni era toccato a Sabina Rossa e ad Heidi Giuliani. Incapace di dare prova del proprio contatto con la realtà sociale, e del proprio profilo etico, la politica di sinistra e di centro sinistra, colta dal panico di non riuscire a comunicare le sue buone intenzioni, tenta la via del rapimento. Come se la lotta alla camorra, alle morti sul lavoro, alla esclusione si potesse fare sequestrando le persone, strappandole alle cose che sanno fare così bene. Basterebbe ascoltarle, queste persone. Lasciarle operare dove operano, ed ascoltarle.
    (Paola Pierantoni)

  • Burocrazia – Manuale di sopravvivenza per coppie miste

    Tra i vari manuali che le librerie propongono e che dovrebbero insegnarci a fare questo e quello, purtroppo non si trova questa bibbia delle procedure per vivere felici con un partner straniero: “Manuale di sopravvivenza burocratica per italiani con partner straniero”, di Amedeo Intonti (http://www.tuttostranieri.it/Manuale-Amedeo.htm, attenzione è in ristampa). L’autore, dopo le vicissitudini che hanno reso assai difficile la sua storia con una donna straniera, ha cominciato a scrivere su un blog/forum (www.moldweb.it). Sulla base delle molte testimonianze raccolte ha quindi messo insieme questo manuale, un vademecum utilissimo per chi si dovesse mettere sulla strada minata di un matrimonio “misto”.

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  • Graffiti – Doveva parlare alla Sapienza

    Enorme errore quello di aver fatto in modo che Benedetto XVI evitasse di parlare alla Sapienza! Più il Papa parla, più si rivela la natura del suo pensiero, e – nella misura in cui coincidono – quello della Chiesa cattolica: lo scorso anno Benedetto XVI si è messo nei pasticci a Ratisbona, qualche tempo dopo ha avuto il coraggio di dire che gli spagnoli nell’America precolombiana hanno rispettato le religioni indigene, recentemente ha rivendicato l’eternità dell’inferno… ora salta fuori con l’affermazione che “correnti culturali e politiche cercano di eliminare, o almeno di offuscare e confondere, le differenze sessuali”.
    Francamente, non mi pare che il grido “Vive la différence” sia sortito dai seminari o dai conclave, né che mai ci sia stato da parte di chicchessia il tentativo di eliminare le differenze sessuali. A parte il fatto che la cosa mi sembrerebbe d’ardua esecuzione (“è Romeo che se lo taglia o è Giulietta che se la cuce?”), se questo pensiero del Papa l’avesse formulato un altro, non avremmo riguardi nel liquidarlo come una sesquipedale sciocchezza.
    Ma quel che dice un Papa deve pur essere discusso, e allora discutiamolo. Su quali basi biologiche, mediche, anatomiche, psicologiche o altro, B XVI fonda la sua teoria di una contrapposizione netta ed esclusiva tra maschio e femmina? Come negare che tra maschio e femmina – così come tra vita e morte – esistano stadi intermedi che conducono dall’uno all’altra senza soluzione di continuità? Altro che negargli la parola! Parli, parli, ci dica, citi, sentenzi, chiosi…
    (Luigi Lunari)

  • Perché non si applicano le leggi sulla sicurezza

    Sono un operaio portuale della compagnia “Pietro Chiesa” e faccio parte del coordinamento regionale RdB-CUB Liguria. In riferimento alla nota di OLI su “sicurezza, gli operai invisibili e le guardie rosse” vorrei precisare quanto segue.
    All’incontro pomeridiano con il prefetto Giuseppe Romano, ci è stato impedito, su pressioni della Cgil (tramite due agenti della Digos) di poter esprimere la nostra posizione sulla sicurezza in porto e riguardo la morte di Formenti.
    Per quanto riguarda il “Sistema operativo integrato” a cui noi siamo totalmente contrari essendo un’invenzione che non ha nessun tipo di fondamento giuridico; è stato varato non solo sull’onda dell’emotività ma anche su forti pressioni di iscritti Cgil della “compagnia unica” che non solo hanno molti problemi di sicurezza al loro interno (come si evince dall’articolo di p.p., OLI n° 173) ma non hanno la minima conoscenza della attuale legislazione in termini di sicurezza.
    Ha ragione Umberto Masucci, quando dice che “l’accordo viola la normativa in vigore”. In porto come in ogni posto di lavoro c’è bisogno di applicare semplicemente le leggi che già sono operanti, 272- 626, leggi e regolamenti che ad ogni modo possono essere migliorati, ma unicamente solo dopo una loro applicazione. E in ultimo vorrei ricordare che inizialmente le nostre proposte erano sull’applicazione della 84/94, sul riordino della legislazione portuale, materia che i sindacati confederali continuano ad ignorare.
    (Giuseppe Sassone, RdB-CUB)

  • Un sistema informatico non “salta” per caso

    Ho seguito sui quotidiani la vicenda riguardante il blocco del sistema informatico del VTE: lavoro in una grande azienda genovese che si occupa di impianti di segnalamento ed automazione nel campo dei trasporti: francamente non riesco a capire cosa stia accadendo. Un sistema informatico, oltre a svolgere le sue mansioni, deve essere dotato di una serie di accorgimenti tali da ridurre al minimo i danni derivanti da guasti “meccanici” (in termini tecnici l’hardware), o da malfunzionamento del “programma” che gestisce il sistema (il software).
    Questi accorgimenti sono di vario tipo, dalle ridondanze, ossia usare più macchine che svolgono le stesse funzioni, a vari meccanismi automatici di salvataggio e recupero dei dati, onde evitare perdite degli stessi dati: non sto parlando di meccanismi astrusi, ma di accorgimenti ormai scontati senza i quali un sistema informatico si può considerare una “patacca”. Senza parlare del fatto che all’atto della consegna del sistema sono di norma previsti test di accettazione, che condizionano il pagamento della fornitura del sistema stesso, ma forse vado troppo nel dettaglio. Occorre capire dove stiano le responsabilità di questo blocco: in quale punto del ciclo di produzione ed utilizzo del sistema informatico (stesura dei requisiti, realizzazione, test, corsi agli utenti, utilizzo e manutenzione) qualcosa non abbia funzionato. Insomma parlare di generico “blocco” non spiega veramente nulla.
    (Ivo Ruello – Genova)

  • Campus universitari, non palazzi

    Condivido pienamente lo sconcerto espresso da OLI nella nota “Renzo Piano propone e la Regione dispone”, soprattutto in merito alla vendita degli immobili per ripianare il bilancio della Sanità (scenari liguri II). Tali beni potrebbero essere utilizzate per altro : ad esempio, invece di aspettare i mitici Erzelli, e non lo afferma una biasottiana, il sito Quarto Ippai avrebbe potuto essere utilizzato per un meraviglioso campus, di qualunque Facoltà si trattasse. Intanto si é sempre in attesa dell’attuazione di un Politecnico per Ingegneria come quello di Torino, mentre tutte le altre Università ci passano avanti, con un sistema di sinergie fra imprese, piccole e grandi, da Pisa a Bologna, passando per Cagliari, Udine, Trieste….
    E non voglio polemizzare troppo, pur conoscendo molto bene la situazione nel Ponente della Liguria, dai porticcioli alle aree da voi menzionate.
    Unica nota negativa nel vostro scritto, l’aver citato Davide Viziano, un costruttore che imperversa da troppi anni in tutta la città con progetti davvero discutibili, dai dubbi benefici per i cittadini.
    (Bianca Vergati, Commiss. Programma Assemblea Regionale PD)

  • VERSANTE LIGURE


    SCORIE D’OGGI


    I farmaci scaduti
    la plastica ostinata
    gli udeurrini sputi
    ed Erba irradiata:
    smaltiamo ‘sti rifiuti
    con la differenziata.



    TRASHinatore

  • Giornali – Comprati e venduti, ma abbottonati

    Se c’è una cosa a cui i giornali tengono è la riservatezza. Sui fatti pubblici e privati altrui si avventano come piranha, ma sui casi che li riguardano direttamente sono abbottonatissimi; e la richiesta di trasparenza sulle loro cose interne viene intesa come una provocazione intollerabile. Ci sono precedenti storici illustri addirittura risalenti agli anni dell’assemblea costituente, quando due padri fondatori della Repubblica, quali Lelio Basso e Giorgio La Pira, forse antesignani del cattocomunismo o semplicemente convinti della necessità di dare basi serie alla nascente vita democratica, portarono avanti un progetto di legge per rendere pubbliche le fonti di finanziamento della stampa. Ci pensò l’allora giovanissimo Giulio Andreotti, già sottosegretario alla presidenza del Consiglio, ad affossare la pericolosa proposta e tutto restò come prima, con i padroni dell’economia liberi di controllare anche la “libera” informazione.

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  • Scenari Liguri – Renzo Piano propone, la Regione dispone

    Scenari Liguri I. “Renzo Piano vede la città con meno cemento e più attenta al bello”. “Una strategia generale che tiene insieme lo sviluppo, la qualità e l’estetica”. Punti qualificanti: equità sociale (non devono esistere quartieri per ricchi e altri per poveri); sostenibilità (trasporto pubblico, ciclo di rifiuti, qualità del mare, costruire sul costruito garantendo l’invalicabilità delle linee di salvaguardia verde e blu); bellezza. Sono alcune delle linee del disegno strategico dell’Urban Lab di Renzo Piano che precisa: “Io non voglio fare un piano urbanistico”, ma “l’ipotesi di un nuovo piano urbanistico non è un sistema di deregulation” (Secolo XIX, 1° febbraio 2008). Quasi abituati ad andare avanti per varianti del piano regolatore, le parole di Renzo Piano appaiono tanto evidenti quanto significative.

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  • Siti muti – Nebbie sui compensi delle “partecipate”

    Repubblica 2 febbraio ’08 Cronaca genovese: “Aziende partecipate, resta un rebus il taglio ai compensi dei vertici”. Il “rebus” dell’amministrazione Vincenzi riguarda le “partecipate” e le “controllate”, le aziende di cui i Comuni – ma anche Province e Regioni – sono azionisti spesso di maggioranza. Al comune di Genova la delibera sui compensi e sugli indirizzi per la nomina degli amministratori vaga da mesi da una commissione all’altra, entrata ed uscita dalle riunioni di Giunta più di una volta (Corriere Mercantile 17 novembre ’07, Secolo XIX 22 e 23 novembre e 15 dicembre). Un tormentone: da una parte la Finanziaria 2007 che imponeva entro novembre 2007 di tagliare stipendi e poltrone di presidenti e consiglieri di amministrazione delle partecipate (a Genova 48 rappresentanti da portare a 23) dall’altro la pratica invalsa fino ad oggi di aumentare all’infinito le nomine dei consiglieri e così anche le occasioni di scambio tra p artiti, correnti e potentati locali.

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