AIUTO! Sto imparando qualcosa sulle tossicodipendenze e mi rendo conto d’esserne un rappresentante tipico… Non solo per Bacco, tabacco e Venere (nei limiti), ma anche per altre cose.
Mi spiego: uno dei sintomi chiave della dipendenza e’ la perseveranza del comportamento, anche se il soggetto sa benissimo che ciò gli farà del male. L’eroinomane continua a farsi anche se sa che gli rovinerà la vita, il tabagista continua a fumare anche se sa che gli causerà delle malattie. Così io so benissimo che se accendo il TG2, poi sarò di cattivo umore per giorni. Eppure, quando la sera i bimbi sono a dormire e la ragazza impara il cinese, spesso non so resistere e dico: “guardiamoci il telegiornale…” (ogni volta spero di rivedere Mario Pastore e il suo segno di forcipe sulla fronte, ma vengo sempre deluso).
Succede raramente ma ultimamente mi è successo due volte. La prima, qualche giorno fa, c’era il presidente del Senato Schifani a El Alamein che ricordava i caduti per “difendere l’onore della patria” (testuale). Io non so dove sia esattamente El Alamein, ma non credo sia in provincia di Frosinone, e non credo proprio che i morti italiani fossero là per “difendere la patria”.
Categoria: Informazione
-
Corrispondenze in rete: il dibattito primavera prosegue
-
Annozero – Architetti in libertà
Nell’ultima trasmissione di “Annozero” dedicata alla legge sulla casa, c’è stata la solita fiera delle illusioni con l’on Lupi a fare la parte del leone nella spudorata difesa degli obbrobri futuri della Sardegna e nella difesa della politica per la casa prospettata da Berlusconi (e subito dopo smentita). Una noia da sprofondare o da cambiare subito canale. Ma tant’é… Per contro al giornalista della Stampa Ferruccio Sansa, autore di importanti libri sui padroni del cemento a Milano e in Liguria, il conduttore ha dato e tolto la parola in un ritaglio di minuti, interrompendolo più volte e senza consentirgli di esprimere compiutamente il suo pensiero. Modo singolare di condurre un dibattito televisivo.
-
Casagit: l’informazione deve essere completa
Buona norma di chiunque scrive, giornalista o no, sarebbe quella di informarsi a tutto campo e non solo su elementi legati a interventi o analisi parziali o di schieramenti di parte.
Chi legge la nota di “e.m” deduce che la cassa integrativa di assistenza sia un bengodi in cui, nella migliore delle ipotesi, ci sono stati se non furti o ruberie, sciatteria a favore di una categoria (i giornalisti) che ha molti difetti (siamo i primi a dirlo e combatterli quando ci riusciamo), ma non quello di non avere denunciato e affrontato la situazione. Quantomeno la Liguria con il suo sindacato territoriale dei giornalisti (Associazione Ligure dei Giornalisti-Fnsi) e la Consulta Ligure della Casagit con un’altra decina di associazioni del “coordinamento”. Se non si spiegano le cose è troppo semplice, linkando qualche sito o intervento, dare e fare una informazione distorta o quantomeno parziale. Cosa poco nobile per un sito come Oli che ha nelle sue caratteristiche l’essere un Osservatorio, sempre puntuale, soprattutto quando analizza e critica. E quindi documentato. -
Giornalisti – Un grosso pasticcio per la Cassa di assistenza
Quasi quattro milioni di euro di disavanzo nel 2007. Tredici milioni e mezzo di “buco” pregresso. La Cassa autonoma di assistenza integrativa dei giornalisti (Casagit) si trova, a quanto pare, in un grosso pasticcio. E se non ci saranno forti interventi in proposito entro 3 o 4 anni scomparirà, inghiottita dalla voragine (http://www.infodem.it/fatti.asp?id=2331).
Facciamo un passo indietro e proviamo a capire cosa sta succedendo, da blog e commenti dei giornalisti (la notizia non ha destato l’interesse della stampa). Innanzitutto, per i non addetti, la Casagit, è un’associazione privata, nata nel 1974, per assicurare a soci e familiari un sistema integrativo dell’assistenza dovuta dal servizio sanitario nazionale. -
Informazione – Prendere posizione non è informare
Il Secolo XIX dell’11 febbraio, a proposito della morte di Eluana Englaro, titolava in prima pagina: “Morte ‘anticipata’ si cercano i motivi”. L’autopsia e le perizie, atti dovuti, richiesti e voluti da tutti perché non resti nemmeno un’ombra su questa vicenda terribile, diventano a questo punto la ricerca dei “motivi” di una morte sostanzialmente accreditata come sospetta. Le virgolette cautelative non attenuano infatti il messaggio di fondo, quello che resterà nella mente di chi legge probabilmente anche dopo che ogni accertamento sia giunto alla sua conclusione, e cioè che abbia avuto luogo un intervento attivo per provocare la fine di Eluana.
-
Nucleare – Chi ne parla e chi no
Il film neozelandese “The Nuclear Comeback” (53 minuti, 2008) ha vinto il Concorso documentari internazionali dell’undicesima edizione di Cinemambiente (Torino, 16-21 ottobre 2008). Il regista, Justin Pemberton, che ha girato molti paesi per raccogliere documenti e testimonianze, spiega: “Negli ultimi anni mi sono accorto che le società che producono energia, i politici, gli scienziati e gli ambientalisti hanno unito le loro voci per dirci che il mondo deve tornare al nucleare”.
-
Informazione/1 – Futuro di nicchia per la carta stampata
Il 16 gennaio nel Faccia a faccia mattutino di Radio3 il giornalista Paolo Franchi ha intervistato Eugenio Scalfari. Tema: la crisi della carta stampata e le sue sorti future.
Scalfari elenca le cause: una nuova tecnologia si è imposta e le nuove generazioni si sono disamorate della parola scritta sostituendola con la civiltà delle immagini e dei suoni. Ma “mentre la parola scritta può essere riletta, per immagini non si riflette. Non si deposita la comprensione”
D’altro canto la rinascita della parola scritta e parlata attraverso internet ha caratteristiche sue proprie, perché si fonda su un rapporto interattivo. -
Informazione/2 – Segno meno per l’Italia
Che i giornali vivano una situazione difficile, con calo delle vendite e degli introiti, anche pubblicitari, è ormai consapevolezza diffusa. I dati annuali diffusi dalla Fieg nell’agosto 2008 sono: -7,5% Il Giornale; -4,9% la Repubblica; -4,6% Libero; -4,4% Corriere della Sera; -2,9% Il Sole 24 Ore; -2,8% La Gazzetta dello Sport; -1,8% Il Secolo XIX. In lieve crescita solo La Stampa (+0,3); L’Avvenire (+0,5) e Il Messaggero (+1,06).
Ma una visita al sito www.lsdi.it del gruppo Lsdi (Libertà di stampa, diritto all’ informazione) suggerisce considerazioni più articolate e meno categoriche: dipende dalla scelta del punto di osservazione.
In questo caso il panorama è mondiale e i dati sono quelli forniti ai primi di giugno 2008 dalla WAN, World Association of Newspapers (www.wan-press.org) che dal 1986 pubblica annualmente il suo rapporto. -
Web Marketing – Il Secolo XIX chiama, i professori non rispondono
Nel panorama di questa moderna web-informazione sempre più friendly e interattiva, dove al lettore è concesso di partecipare con i propri commenti al dibattito suscitato da questo o quell’articolo, in una spettacolarizzazione “partecipata” della notizia, il Secolo XIX porta a casa un punto che pochi avrebbero osato segnare, quello della sfacciataggine e dell’autoreferenzialità.
Il 9 gennaio nella home page del quotidiano ligure Marco Menduni pubblica l’ennesimo articolo-inchiesta sull’Università di Genova e sulla professionalità dei suoi docenti: “Università: se la rivolta dei professori è tutta qui”. “Tutta qui” nel senso che i professori non si sono ribellati troppo, non hanno difeso strenuamente i loro Istituti, non hanno risposto adeguatamente alle accuse ricevute dal giornale.
Ma dove i professori universitari avrebbero dovuto “ribellarsi” agli articoli dell’inchiesta del Secolo XIX? -
Genova – Numeri: virtuosi, imbarazzanti, sconosciuti
Perché i ragionamenti che fanno ricorso ai numeri appaiono più convincenti? Perché i numeri hanno bisogno di poco spazio per mostrare la loro natura. E’ vero: spesso si dice troppo poco di chi e come dia i numeri ma bisogna contentarsi. Prendete Repubblica del 9 gennaio scorso “Noi un porto per i grandi eventi”. Genova sarà il porto di “Torino 2011” – che festeggerà i 110 anni dell’Unità d’Italia (cioè un sacco di soldi) – e di “Milano Expo 2015”, altro sacco di soldi. Quanti? Tantissimi. Genova potrà metterci becco a una semplice condizione: che a percorrere in treno la tratta Genova Milano e Genova Torino non si superi l’ora. Torino è tra due anni. Un’ora tra due anni: saranno numeri fantastici?