Casagit: l’informazione deve essere completa

Buona norma di chiunque scrive, giornalista o no, sarebbe quella di informarsi a tutto campo e non solo su elementi legati a interventi o analisi parziali o di schieramenti di parte.
Chi legge la nota di “e.m” deduce che la cassa integrativa di assistenza sia un bengodi in cui, nella migliore delle ipotesi, ci sono stati se non furti o ruberie, sciatteria a favore di una categoria (i giornalisti) che ha molti difetti (siamo i primi a dirlo e combatterli quando ci riusciamo), ma non quello di non avere denunciato e affrontato la situazione. Quantomeno la Liguria con il suo sindacato territoriale dei giornalisti (Associazione Ligure dei Giornalisti-Fnsi) e la Consulta Ligure della Casagit con un’altra decina di associazioni del “coordinamento”. Se non si spiegano le cose è troppo semplice, linkando qualche sito o intervento, dare e fare una informazione distorta o quantomeno parziale. Cosa poco nobile per un sito come Oli che ha nelle sue caratteristiche l’essere un Osservatorio, sempre puntuale, soprattutto quando analizza e critica. E quindi documentato.


1- La Casagit è stata una conquista sindacale contrattuale poi resa autonoma nella gestione. Ogni giornalista paga ogni mese una trattenuta. Il principio uniformatore è quello della mutualità. Quindi solidarietà, ovvero ciascuno versa in ragione di quanto guadagna e riceve quasi sempre in ragione delle necessità reali. Non essendo appunto un pozzo di S.Patrizio (ovunque c’è chi prova a marciare sulla solidarietà) è regolamentata con tariffari, rimborsi, convenzioni, assistenze dirette e no.
2- La platea dell’informazione e di chi lavora nel settore è cambiata negli ultimi 15 anni, precariato in testa, molto lavoro autonomo pagato (spesso male). Si è cercato nella diversificazione dei contratti di dare a tutti o quasi la possibilità di iscriversi e di compensare, nel caso non raggiungesse il minimo di versamento contrattuale, con una propria quota il diritto alla assistenza. Ecco perché c’è chi integra la sua quota da sempre e non perché c’è questa oggettiva situazione di difficoltà e di deficit. Pur calando il gettito contrattuale (stipendi più bassi”, prepensionamenti etc)
3- La Casagit non è non benefit gentilmente concesso dagli editori. E ha scontato, come ogni cosa contrattuale, sindacale, professionale (a oggi il contratto dei giornalisti è senza rinnova da 4 anni e più, quindi il gettito dei versamenti non è salito a fronte di una spesa in ascesa) la progressiva e giusta trasformazione della (ex) corporazione dei giornalisti in una categoria. Compresa una certa disattenzione della categoria abituata o a lamentarsi per quanto versa oppure per qualche ritardo o oggi perché c’è una oggettiva situazione di difficoltà. Dovuta a cosa? A nessuna ruberia, ma a degli errori di valutazione e anche a un eccesso (o malinteso quindi sfociando nell’egoismo) senso di solidarismo. Nel senso che su alcune piazze come Roma l’avere contribuito (per esempio) a una struttura di assistenza in forma diretta e propria (poliambulatorio) ha portato a una spesa di difficile gestione e controllo. Accumulando problemi e difficoltà che vanno risolti. Come quelle di un eccesso di convenzioni con rimborsi alti nell’ospedalità privata.
4- La mutualità della Casagit, da sola, spiega e motiva il valore sociale della Cassa stessa. Basta fare un raffronto con le assicurazioni classiche e si trova la risposta a chi dice meglio chiudere e mi faccio l’assicurazione privata. Provare per credere. Chi scrive ha versato, per mia fortuna, per almeno venti anni senza avere bisogno di supporto o integrazione sanitaria di una lira o di un euro Quando ho avuto necessità sono stato assistito o aiutato, come moltissimi altri e continuo a versare la ritenuta salariale (ritenuta: nessuno ci regala nulla) ben contento di avere contribuito e di contribuire ad aiutare altri.
5- La mutualità della Casagit di fronte ai dati di deficit e difficoltà impone una riforma seria nei livelli di assistenza che saranno propri e dovrebbero già esserli, della modificata geografia contrattuale, economica, sociale del giornalismo con contratti da dipendente o no. Da qui la necessità di fare capire a chi ha indubbiamente non dico approfittato, ma ecceduto nell’uso della Casagit, che i tempi sono cambiati, con una razionalizzazione diversa dell’assistenza integrativa che, in quanto tale, non sostituisce il SSN.
6- Sarebbe stata una ricerca (forse non mirata solo su singole componenti o altro di sindacato, casagit e dintorni) più completa, se – per esempio – “e.m.” avesse letto cosa nel 2006 e 2007 la Ligure con altre dieci associazioni di stampa regionali e le loro consulte casagit (sindacato e casagit) avevano proposto ed evidenziato. Quello che con aria un po’ scandalizzata e – scusate – con un po’ di facile travaglismo d’annata (ma Travaglio si documenta allo sfinimento) oggi viene proposto nel servizio di “e. m”. C’erano soluzioni, proposte, allarmi oggi di attualità, non condivisi o sottovalutati non tanto o non solo in sede Casagit, ma sulle piazze più grosse dell’informazione.
La complessità della situazione e di cosa è la Casagit porta via troppo spazio per spiegare cosa nel testo di Oli viene condensato con vari link a una sola voce al cui interno ci sono cose condivisibili ma anche molte e soprattutto cose legate al prossimo rinnovo degli organismi. La Ligure con il cosiddetto “coordinamento delle associazioni” e la sua consulta, analisi e proposte sgradevoli le ha fatte, non da sola. Nel CdA Casagit due componenti hanno detto no alle mani in tasca ai colleghi, sostenendo la riforma e sono due colleghi del coordinamento che, tanto per essere chiari, non è una corrente, ma raccoglie su temi sindacali espressioni culturali, politiche e via dicendo di anima diversa con un concetto comune condiviso: si fa sindacato. Bene o male, ma per i colleghi. Nelle consulte il fiduciario ligure Guido Filippi è stato capofila, convincendo altri della bontà dell’esigenza di una riforma, ma (per ora) siamo stati minoritari. Ci sarà stato chi ha sottovalutato, è stato pigro, ne ha approfittato, è miope e preferirebbe una assicurazione privata e personale. Ma ci sono stati molti che da almeno due anni e mezzo si sono “picchiati” e si picchiano per riformare una struttura che è stata una conquista, ci siamo sempre pagati e pur nelle difficoltà contingenti dell’oggi (150 richieste di esuberi e prepensionamenti, 120 già fatti, cassa integrazione arrivati alla Fnsi in una settimana, altri disastri in arrivo da gestire), deve continuare ad essere una conquista e una “mutualità”.
La crisi c’è, l’editoria è in crisi da molto tempo, ma proprio per questo il principio solidaristico della cassa, con adeguati e intelligenti sacrifici e riforme può e deve continuare a vivere. Nessuno- questo sia chiaro – ha rubato mai nulla. Il soldi, sono finiti in tasca ai colleghi. Si tratta di cambiare passo. Ovvio che chi si troverà a doverlo fare sarà antipatico… e in Liguria, non da oggi, lo siamo. Proprio per questo sarebbe stato meglio e avremmo gradito – al i là della legittima espressione di pensiero e di critica – una documentazione più approfondita e completa sul tema. Magari chi ha scritto è pure uno/a collega e dovrebbe conoscere tutto il sistema, non perché è spesso anche una domanda d’esame professionale, ma perché la cassa è un patrimonio della categoria. Risvegliarsi come Alice nel paese delle meraviglie, scusate, non è un pregio ma una colpa.
La solidarietà è antipatica a molti, oggi più che in altre epoche. E la Casagit anche se un po’ antipatica darà ancora una mano a molti. Riformata e senza demagogia.
(Marcello Zinola, Segretario Associazione Ligure dei Giornalisti-Fnsi)