Medici Senza Frontiere (MSF), Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione (ASGI), Società Italiana di Medicina delle Migrazioni (SIMM) e Osservatorio Italiano sulla Salute Globale (OISG) lanciano un appello per chiedere ai Senatori di respingere l’emendamento che elimina il principio di non segnalazione alle autorità per gli immigrati irregolari che si rivolgono a una struttura sanitaria.
L’attuale Testo Unico sull’Immigrazione (Decreto Legislativo 286 del 1998) prevede che «l’accesso alle strutture sanitarie da parte dello straniero non in regola con le norme sul soggiorno non può comportare alcun tipo di segnalazione all’autorità, salvo i casi in cui sia obbligatorio il referto, a parità di condizioni con il cittadino italiano».
Il rischio di essere segnalato creerebbe nell’immigrato privo di permesso di soggiorno e bisognoso di cure mediche una reazione di paura e diffidenza, in grado di ostacolarne l’accesso alle strutture sanitarie. Ciò potrebbe creare condizioni di salute particolarmente gravi per gli stranieri – con aumenti dei costi legati alla necessità di interventi più complessi e prolungati – e ripercussioni sulla salute collettiva – con il rischio di diffusione di eventuali focolai di malattie trasmissibili.
La cancellazione del principio di non segnalazione vanificherebbe inoltre un’impostazione che nei 13 anni di applicazione (il principio è presente nell’ordinamento italiano già dal 1995) ha prodotto importanti successi nella tutela sanitaria degli stranieri: riduzione dei tassi di Aids, stabilizzazione di quelli relativi alla Tubercolosi, riduzione degli esiti sfavorevoli negli indicatori materno-infantili (basso peso alla nascita, mortalità perinatale e neonatale.).
MSF, SIMM, ASGI e OISG invitano la società civile a sottoscrivere l’appello ai Senatori, che ha già raccolto 660 adesioni. MSF, SIMM, ASGI e OISG collegandosi al sito http://www.divietodisegnalazione.medicisenzafrontiere.it/appello.asp
Categoria: Lettere
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Immigranti: appello contro la schedatura sanitaria
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Genova città dell’Unesco e dei cancelli
Vi domando: si possono ancora chiamare fatti gli eventi di cui la stampa quotidiana o la televisione non parlano? Perché in città succedono fatti gravi o almeno importanti di cui nessuno sa e quindi nessuno parla, come se non esistessero. Fatti di cui a volte sono a conoscenza un po’ di persone che però non hanno il prestigio o i legami politici o la confidenza con le parole per farli conoscere fuori della loro cerchia. Fatti che tutti invece dovrebbero conoscere non per denigrare quel politico o per sollevare i soliti mugugni ma perché sono importanti per capire cosa sta succedendo in questa città, e come affrontare i suoi problemi.
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Ma l’Ateneo genovese non risulta attrattivo
Caro OLI, quale tuo lettore da lunga pezza, oggi non mi spiego la non richiesta difesa d’ufficio della corporazione universitaria genovese [OLI n. 210] (a meno che l’autore – MCA – non ne faccia parte), che non solo e non tanto evita altezzosamente di rispondere ai giornaletti locali (dialoga solo con Le Monde o Frankfurter Allgemeine Zeitung?) ma che – soprattutto – ci regala facoltà assolutamente silenti nel dibattito pubblico cittadino e che, se fosse esaminata con criteri un po’ meno naif di quelli che tanto l’hanno indispettita (magari i titoli scientifici e le varie pubblicazioni di buona parte dei suoi membri), vedrebbe subito evidenziarsi il perché questo nostro Ateneo non risulta minimamente attrattivo, nel pur modestissimo panorama nazionale. Cordialmente.
(Pierfranco Pellizzetti) -
Cambio della guardia al “Lavoro-Repubblica”
Ho casualmente appreso dal Tg regionale Rai di un nuovo cambio della guardia a capo della redazione di Repubblica Genova. Da fedele lettrice di quel quotidiano, vorrei cogliere l’occasione per rimarcare la mia soddisfazione riguardo la linea editoriale adottata dal giornale in quest’ultimo anno (in primis, una netta presa di distanza dalle politiche scajoliane, con conseguente epiteto di “tazebao” riservato dal ministro al Lavoro, il giornale di Pertini, mi piace ricordarlo!) e per auspicare quindi una continuità su questa strada, a mio avviso positiva. In tempi preoccupanti in cui l’informazione funge da voce del Padrone, è importante conservare invece una voce critica.
(Ada Bodrato) -
Befana caramellosa e anche smemorata
Ma che Befana caramellosa per Legambiente 2009!
Quest’anno ai nostri politici locali poco carbone e tanti dolcetti, da sottolineare fra i più significativi quelli alla Regione che, bontà sua, ha finalmente creato il Parco delle Alpi Liguri, al Comune per la raccolta differenziata porta a porta in amplissima area cittadina, Sestri Ponente, ma che ancora non ha spiegato dove poi finiranno i rifiuti. Bonbons anche alla Provincia che ha creato addirittura l’ufficio per i diritti degli animali, ma, ahimé. ha ricevuto carbone per aver autorizzato i PUC di Recco e Arenzano. -
Se a “prendere l’amianto” è l’Ansaldo
Sono un po’ più vecchio di quegli operai dei cortei dell’amianto nei giorni scorsi. Anche a me l’hanno dato. Mi mancavano pochi mesi ai 35 anni e mi hanno detto “guarda che lo riconoscono anche a quelli delle macchine utensili”; io ero tra quelli e quando mi hanno dato il via mi son dimesso. Alla fine ci ho guadagnato 4 mesi; tutto regolare. Di quelli dei cortei ne conosco parecchi: ci sono andato per salutare, chiedere della famiglia, della salute, le solite cose di cui si parla quando da un po’ non ci si vede. Quasi tutti pensano che alla fine un soluzione si troverà ma li avvilisce di fare una figura di merda, passare per ladri.
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Genova città dei Diritti?
Dieci giorni dedicati ai diritti sono stati una iniziativa importante in termini di contenuti e per l’esigenza di richiamare l’attenzione sui sistemi di valori civili trascurati dai molti media e ignorati dai più siano essi cittadini o amministratori.
Disturba solo l’enfasi di alcuni particolari con cui è stata presentata l’iniziativa quali, ad esempio: “Genova capitale dei diritti umani e civili che converte le sue ferite in progetti di impegno, in identità più alte”.
“Capitale” è un appellativo abusato che non si vorrebbe più sentire pronunciare. La città si è infatti autoproclamata nel tempo: “Capitale delle Partecipazioni Statali” – “della portualità” – della siderurgia” – del nucleare” – “della elettronica” e via discorrendo. Ma ogni volta un fallimento ha chiuso il breve ciclo di presunta supremazia tra l’indifferenza di chi poteva e nella sofferenza di chi traumaticamente veniva espulso dal ciclo produttivo.
“Genova città dei diritti”, ma la sentenza recentissima su una parte del G8 ci ha lasciato l’amaro in bocca, confessiamolo! I due filoni su cui la Procura continua a scavare (porto – mensopoli) sembrano confermare che Genova non è molto diversa dalle altre città italiane, anzi.
Forse potrebbe essere utile a chi ha organizzato il ciclo di incontri ripassare la recente storia della Superba e gli suggeriamo l’interessante aggiornamento: M. Preve – F. Sansa, “Il partito del cemento”, Chiarelettere Editore, Milano luglio 2008.
(Vittorio Flick) -
L’occasione perduta
Fra poco più di una settimana la Mostra “Ragazze di Fabbrica” finirà la sua permanenza alla Biblioteca Bruschi Sartori, partecipare alla sua realizzazione è stata una bella esperienza coinvolgente ed emozionante.
Emozione è infatti la parola più adatta per dire dei numerosi incontri che ci sono stati durante tutto il periodo della mostra.
Ma qualche mancanza c’è stata, ed una in particolare è stata “fragorosa”: quella del Sindacato.
Dai tabelloni della mostra, nei dibattiti, nelle conversazioni, il Sindacato è stato continuamente richiamato: per ricordare le rivendicazioni, le lotte, i contratti, le manifestazioni, le assemblee, o anche per evocare i contrasti e le discussioni accese.
Che presenza ingombrante per tanti anni della nostra vita!!
Ed ora è tutto finito? Forse perchè rappresentiamo il passato?
Eppure da delegata sindacale, nei momenti formativi, mi veniva spiegato che bisogna conoscere il passato per sapere verso che cosa si sta andando.
La lunga appartenenza alla Cgil, ancora oggi da pensionata, mi ispira questa ulteriore “rivendicazione”. E’ quasi un riflesso condizionato!
Avevo immaginato che il sindacato avrebbe colto questa occasione per favorire un incontro fra diverse generazioni di lavoratrici, quelle di oggi e quelle del passato.
Forse avremmo scoperto che abbiamo delle cose da dirci.
Penso che abbiamo perso un’occasione e non volevo far finta di nulla.
(Luisa Campagna) -
Tivvù tivvù che sei tu senza tivvù?
Immagino che abbiate letto su Repubblica del 3 dicembre us la cronaca intitolata “Giulio evitiamo un’altra predica di quella là”. Secondo il cronista alle 14,30 di martedì 2 dicembre Berlusconi da Tirana telefona a Tremonti che sta Bruxelles: “Giulio ragioniamoci. Vediamo se è possibile, se ci sono i margini. Non è che io possa reggere quella lì, col seguito di cui gode, anche domenica prossima, una nuova predica contro il governo a ridosso delle partite”. Quella lì, la “tipa” che B. non può reggere si chiama Ilaria D’Amico e conduce per Sky un programma domenicale dedicato al football. Molto seguito naturalmente. -
Immigranti: diventare regolari al tempo della destra
Grazie per le notizie che riguardano a noi immigrati.
Dire che la regolarizzazione divente cultura è una parola carina e grande, ma con la destra nel governo non per essere pessimista ma sarà difficile, un governo che ogni giorno non fa altro che applicare delle legge discriminante in confronto di chi non appartiene all’Unione Europea.
Come dire che aumentarà il costo del servizio del Permesso di soggiorno quando il ministerio dell’Interno e le questure danno un servizio che non soddisfa a noi immigrati, un servizio che per riavvere il permesso de soggiorno bisogna aspettare un anno: E’ nel momento che se deve retirare è scaduto, per cui diversi cittadini devono girare con un documento scaduto, rimettono la pratica tramite posta per il rinnovo e devono continuare a girare con questo documento scaduto, sembra che ci prendano gioco di noi, e così bloccano a questo cittadino come a viaggiare, estudiare, lavorare, etc perchè la ricevuta che da la posta non è del tutto valida secondo la legge.
Mi auguro che il Signore Presidente Fini logre convincere a la sua magioranza per la regolarizzazione/cultura di chi lavora già in Italia in nero, così di questa forma abbiano il diritto a una asistenza sanitaria e tante altre cose…
(Magdalena Burgos)