Categoria: Lettere

  • Fondazione: aspettando il suo programma

    Ho letto con molto interesse gli interventi di Calegari su cultura-genova-fondazione ecc. Come sempre Manlio in poche righe introduce molti argomenti su cui riflettere e confrontarsi. Cosa che mi piacerebbe fare rispondendo anche agli interrogativi avanzati. Con una puntualizzazione che ritengo comunque opportuna. Forse alcuni “politici” hanno risposto alla davvero modesta discussione aperta da Il Lavoro con un intervista più o meno puntuale perchè “verba volant” ma il sottoscritto ha cercato di introdurre temi, forse non rilevanti, firmando e senza alcuna intenzione di chiudere il dibattito.

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  • Quando gli sos disturbano più dei bolidi

    Cara OLI, “Corse folli con bolidi truccati in piena notte”. Repubblica del 25 marzo scorso gli ha dedicato una paginata. Poi più niente. Uno legge e si chiede: ci sono altri che come me sono stati colpiti dalla notizia? Mi rendo conto che alla vigilia delle elezioni a parlare di queste cose faccio la figura della cretina; è che una persona comune cos’altro ha per osservare il mondo se non piccole cose? Certo: sono le grandi cose a essere importanti ma su di esse non ho alcun controllo; solo speranze.

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  • 300 milioni di benservito a Mastella

    Gentile OLI, non è facile orientarsi nella massa di notizie che ogni giorno ci piovono sulla testa. Così quando ho letto su Repubblica del 26 marzo scorso che all’ex ministro Mastella, avendo deciso di non ricandidarsi alle elezioni, toccava un assegno di 300 mila euro “per il suo reinserimento nella vita sociale” ho pensato alla solita bufala. L’attività di parlamentare come la più dura delle lavorazioni nocive; altro che minatore o animista o peggio: no – mi son detta – è uno scherzo.

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  • Sulle colline liguri nuova ondata di cemento

    Lettere al Secolo XIX, 29 marzo 2008
    Vorrei sottolineare la gravità della nuova onda speculativa che sta colpendo la regione. Il fenomeno si sta rivolgendo verso la prima collina (la costa ha già dato). Da Ponente (Alassio, per esempio) a Levante (Casarza Ligure, Zoagli) è tutto un fiorire di case con annessi box e giardino. Le colline intorno ai centri abitati sono un pullulare insopportabile di gru e reti arancioni. Una nuova cementificazione ancor più subdola perché non figlia dell’abuso ma della cosiddetta “pianificazione”.
    Evidentemente si è deciso che in Liguria debba essere applicato il concetto di città diffusa con buona pace del consumo di suolo e acqua, dell’irreparabile danno paesistico e, non ultimo, dei tradizionali profili edificatori collinari. Il nuovo miraggio del ligure medio pare essere quello di possedere la casetta sulla prima collina lontano dalla confusione e dall’inquinamento delle nostre cittadine. Peccato che in questo modo il problema non si risolve ma lo si sposta, aggravandolo.
    (Riccardo Lertora, Genova)

  • La cultura diffusa dell’insicurezza

    Mentre leggo il giornale che riporta la notizia del portuale morto recentemente a Genova, mi trovo in taxi. C’è molto tumulto negli ambienti sindacali, c’è previsione di uno sciopero, anche i cartelloni del Comune sono usati per diffondere la notizia. E passando lentamente in taxi tra cantieri irregolari con rischio di caduta nelle fosse stradali, asfalti disconnessi che sono una trappola per le moto, sonnolenti multatori che appongono i loro fogliettini camminando in mezzo alla strada con l’immancabile spalla sollevata a sorreggere il telefonino in funzione, in mezzo a tutte quelle che non posso vedere dietro ai muri delle case, mi scappa lo sguardo al cruscotto del mio taxi, dove un grosso cartello plastificato campeggia proprio sopra l’air-bag lato passeggero, attaccato con il classico nastro adesivo. Lo so di essere anormale, ma penso a cosa potrebbe succedere ad un passeggero durante un urto, magari minimo ma frontale, ricevendo quel cartello in faccia spinto dall’air-bag.

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  • Elezioni: immigrati, parliamone seriamente

    Sembra certo che il 13 aprile in contemporanea alle elezioni politiche si svolgeranno, nelle regioni e nei comuni interessati, anche quelle amministrative. E’ una buona decisione, che mi auguro definitiva anche per il futuro. Sono troppi i periodi in cui il nostro paese vive in campagna elettorale tra elezioni politiche, amministrative ed europee. Svolgere diverse elezioni in un solo giorno non è importante solo perché serve a risparmiare danaro pubblico, ma perché nei periodi elettorali prevalgono litigi, propaganda, ed interessi particolari e particolarissimi a scapito della ragione e degli interessi generali del Paese. Credo che le numerose elezioni che si sono susseguite senza tregua negli ultimi 18 anni, favorendo il pensare più all’oggi che al futuro e spingendo all’inseguimento delle voci più rumorose e meno razionali, abbiano dato una buona mano alla grave crisi politica, economica, sociale e culturale del paese. Di certo, in particolare, que sto affollamento non favorisce gli immigrati: nelle campagne elettorali si assiste ad una gara a chi è più bravo ad espellerli mettendo in “secondo piano” i diritti di cittadinanza e le politiche di “integrazione”. Alla vigilia del voto si moltiplicano i politici che si erigono a paladini della sicurezza dei cittadini (che hanno il diritto al voto) e delle loro case popolari o degli asili minacciati dagli immigrati (che non votano); aumentano gli attacchi, le offese, le discriminazioni e diminuiscono coloro che difendono i loro diritti.
    (Saleh Zaghloul)

  • Colloqui: La Grande Madre e l’inquisitore

    Cara Oli, vi scrivo, per raccontarvi un po’ cosa succede in giro. Sono per colloqui, soliti pantaloni scuri con la riga, lupetto anonimo che non da troppo nell’occhio, nella sala d’attesa di una scuola di lingue che cerca promoter per i propri corsi. Tralascio la descrizione lombrosiana dell’ossuto esaminatore dagli occhi di ghiaccio, il naso rapace ed i folti capelli canuti.

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  • Perché non si applicano le leggi sulla sicurezza

    Sono un operaio portuale della compagnia “Pietro Chiesa” e faccio parte del coordinamento regionale RdB-CUB Liguria. In riferimento alla nota di OLI su “sicurezza, gli operai invisibili e le guardie rosse” vorrei precisare quanto segue.
    All’incontro pomeridiano con il prefetto Giuseppe Romano, ci è stato impedito, su pressioni della Cgil (tramite due agenti della Digos) di poter esprimere la nostra posizione sulla sicurezza in porto e riguardo la morte di Formenti.
    Per quanto riguarda il “Sistema operativo integrato” a cui noi siamo totalmente contrari essendo un’invenzione che non ha nessun tipo di fondamento giuridico; è stato varato non solo sull’onda dell’emotività ma anche su forti pressioni di iscritti Cgil della “compagnia unica” che non solo hanno molti problemi di sicurezza al loro interno (come si evince dall’articolo di p.p., OLI n° 173) ma non hanno la minima conoscenza della attuale legislazione in termini di sicurezza.
    Ha ragione Umberto Masucci, quando dice che “l’accordo viola la normativa in vigore”. In porto come in ogni posto di lavoro c’è bisogno di applicare semplicemente le leggi che già sono operanti, 272- 626, leggi e regolamenti che ad ogni modo possono essere migliorati, ma unicamente solo dopo una loro applicazione. E in ultimo vorrei ricordare che inizialmente le nostre proposte erano sull’applicazione della 84/94, sul riordino della legislazione portuale, materia che i sindacati confederali continuano ad ignorare.
    (Giuseppe Sassone, RdB-CUB)

  • Un sistema informatico non “salta” per caso

    Ho seguito sui quotidiani la vicenda riguardante il blocco del sistema informatico del VTE: lavoro in una grande azienda genovese che si occupa di impianti di segnalamento ed automazione nel campo dei trasporti: francamente non riesco a capire cosa stia accadendo. Un sistema informatico, oltre a svolgere le sue mansioni, deve essere dotato di una serie di accorgimenti tali da ridurre al minimo i danni derivanti da guasti “meccanici” (in termini tecnici l’hardware), o da malfunzionamento del “programma” che gestisce il sistema (il software).
    Questi accorgimenti sono di vario tipo, dalle ridondanze, ossia usare più macchine che svolgono le stesse funzioni, a vari meccanismi automatici di salvataggio e recupero dei dati, onde evitare perdite degli stessi dati: non sto parlando di meccanismi astrusi, ma di accorgimenti ormai scontati senza i quali un sistema informatico si può considerare una “patacca”. Senza parlare del fatto che all’atto della consegna del sistema sono di norma previsti test di accettazione, che condizionano il pagamento della fornitura del sistema stesso, ma forse vado troppo nel dettaglio. Occorre capire dove stiano le responsabilità di questo blocco: in quale punto del ciclo di produzione ed utilizzo del sistema informatico (stesura dei requisiti, realizzazione, test, corsi agli utenti, utilizzo e manutenzione) qualcosa non abbia funzionato. Insomma parlare di generico “blocco” non spiega veramente nulla.
    (Ivo Ruello – Genova)

  • Campus universitari, non palazzi

    Condivido pienamente lo sconcerto espresso da OLI nella nota “Renzo Piano propone e la Regione dispone”, soprattutto in merito alla vendita degli immobili per ripianare il bilancio della Sanità (scenari liguri II). Tali beni potrebbero essere utilizzate per altro : ad esempio, invece di aspettare i mitici Erzelli, e non lo afferma una biasottiana, il sito Quarto Ippai avrebbe potuto essere utilizzato per un meraviglioso campus, di qualunque Facoltà si trattasse. Intanto si é sempre in attesa dell’attuazione di un Politecnico per Ingegneria come quello di Torino, mentre tutte le altre Università ci passano avanti, con un sistema di sinergie fra imprese, piccole e grandi, da Pisa a Bologna, passando per Cagliari, Udine, Trieste….
    E non voglio polemizzare troppo, pur conoscendo molto bene la situazione nel Ponente della Liguria, dai porticcioli alle aree da voi menzionate.
    Unica nota negativa nel vostro scritto, l’aver citato Davide Viziano, un costruttore che imperversa da troppi anni in tutta la città con progetti davvero discutibili, dai dubbi benefici per i cittadini.
    (Bianca Vergati, Commiss. Programma Assemblea Regionale PD)