Categoria: 199

  • Versante Ligure



    CHI RICERCA PROVA

    Da universitario
    testò su sé, in provetta,
    il senso vero e serio
    di questa formuletta:
    “Effimero è il precario
    ma eterno, ahinoi, è Brunetta”.



    Brunetta in provetta: orribil disdetta!


  • Emergenze – Emergenza razzismo o emergenza violenza?

    Numerosi giornali, trasmissioni televisive e radiofoniche, siti web hanno negli ultimi giorni dedicato spazi importanti per chiedersi se esiste l’emergenza razzismo in Italia. Repubblica ha lanciato un sondaggio molto sentito sull’argomento. Cosa è successo, cosa sta succedendo nel nostro bel paese? Nelle ultime tre settimane si sono verificati almeno tre gravi episodi di violenza contro cittadini stranieri o contro cittadini italiani neri. Porsi domande sul razzismo è dunque spontaneo. Ma se vediamo questi tre episodi insieme ad altri simili, per la forte violenza, verificati in varie parti del nostro paese potremmo fare altre domande:

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  • Infortuni nel tempo – Le scatole cinesi della responsabilità

    21 giugno 2004. Adriano Bottazzoli, operaio della ditta Plasteco, cadde da dieci metri di altezza mentre lavorava “in assenza di mezzi di protezione individuale e collettivi” alla copertura della piscina di Genova Prà.
    Come mai l’operaio lavorava “in assenza di mezzi di protezione individuale e collettivi”? “Per colpa sua”, aveva sostenuto uno degli avvocati della difesa: il lavoratore benché esperto e dotato di cintura di sicurezza, non la indossava “per comodità”.

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  • Genova – Abitanti di oggi e di domani

    “Solo vent’anni per salvare Genova”: titolo a piena pagina di Repubblica 30 settembre. Numeri alla mano, uno studio della Bei (Banca Europea degli Investimenti), conferma che Genova è la seconda città più vecchia d’Europa, che continua a perdere abitanti specie nella fascia d’età tra i 20 e i 40 anni, quella che mette su famiglia. Ne hanno parlato a un convegno -“Le frontiere della nuova cittadinanza”- dove era presente anche la sindaco che ha sospirato: “Non ci sarà sviluppo se si continua a investire nell’esplosione delle città. Occorre lavorare per aumentare la capacità di attrazione… Se continuiamo con le politiche attuali nel 2031 saremo una piccola città e non ci sarà lavoro per i giovani”.

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  • Comune – La voce del popolo e il silenzio del governo

    Della voce del popolo si sono fatti carico nelle ultime settimane tre preti. A qualcuno può dispiacere ma se le cose stanno così perché non dirlo? Alla città e ai suoi amministratori questi preti hanno detto -a modo loro, si capisce- che si deve cambiare. Che per qualcuno, i ricchi, gli speculatori, i corruttori, i fannulloni magari va benissimo ma per gli altri – quelli che vogliono una città ospitale, solidale, curiosa, le cose vanno male, molto male.
    Per primo ha parlato don Luigi Traverso (Repubblica-Lavoro, 23 settembre), mitico parroco di San Siro, uno che ha sempre fuggito il palcoscenico e ha aperto la sua chiesa e le sue tasche a tutti e in tutti i modi. Ha detto semplicemente: scusate ma siamo arrivati al capolinea, le necessità ci sommergono, davvero non ce la facciamo più. Da allora son passati giorni ma nessuno di quelli che contano gli ha chiesto cosa vede dal suo osservatorio e cosa si dovrebbe o potrebbe fare.
    Non si tratta di metterlo in lista per dargli il grifo ma almeno di ascoltarlo.

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  • Integrazione – Faccetta nera alla fermata d’autobus

    Una di queste sere, davanti alla Commenda, un gruppo di cittadini eritrei aspetta l’autobus. Dopo un po’ passa di lì un altro gruppo: giovani italiani che provocano e attaccano a cantare “faccetta nera”. Uno degli eritrei reagisce verbalmente: “è meglio che andiate a leggervi qualche libro, così forse incominciate a capire qualcosa”. Un altro accenna una reazione più fisica. Uno del gruppo degli italiani tira via gli altri: è meglio lasciar perdere. L’autobus arriva, l’episodio apparentemente si scioglie senza conseguenze, ma le parole di chi me lo racconta dicono chiaro che la ferita è aperta.
    (Paola Pierantoni)

  • Scommesse – La crisi che ingrassa gli imbonitori di sogni

    I sogni battono la crisi, titola il Secolo XIX del 12 Ottobre. Il montepremi del Superenalotto lievita e così il numero delle giocate, all’inseguimento del sogno di vincere tutto e levarsi gioiosamente in alto, sopra l’urgenza gretta e quotidiana. Non è solo il miraggio del Superernalotto ad attirare schiere di speranzosi: dall’inizio del 2008, si legge di seguito, nella provincia di Genova sono stati acquistati 15 milioni di Gratta e Vinci, più di 25 milioni le giocate al lotto, quasi 20 milioni di euro spesi tra Superenalotto e Superstar; mentre i giornali ricordano ossessivamente la crisi, la ricetta per sopravvivere di chi magari non ha titoli in borsa scivola monetina dopo monetina nelle feritoie delle slot machine.

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  • Sorpresa

    I fatti di cronaca di questi giorni non devono spaventarci ma farci riflettere su come stia cambiando la società italiana. Mi chiedo quale sia il futuro della seconda e terza generazione, ovvero dei figli di immigrati che si sentono a tutti gli effetti cittadini italiani e sono orgogliosi di sentirsi tali.
    Ma gli episodi di Milano, Roma, Caserta e Novara portano alla luce una tensione ormai giunta al limite. Sono mesi, se non anni, che sento parlare di integrazione degli “immigrati onesti” e dell’unanime condanna dei crimini che hanno come protagonisti cittadini stranieri. Tante parole al vento ma nessun piano concreto.

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  • L’ingorgo: l’Ufficio cartelle esattoriali e la stampante multifunzione

    Ufficio delle Cartelle Esattoriali del Comune di Genova a San Benigno. La ricchezza dell’aspetto esteriore del “Matitone” cozza un pò con la povertà degli interni, abbandonati alle pulizie in outsourcing. Coda già alle 8 del mattino. Dopo più di un’ora di attesa entro e scopro che ci sono quattro impiegati per una coda di circa venti persone, mi faccio rapidamente i conti, diciamo cinque minuti per pratica, sono 12 pratiche all’ora, 48 per i quattro impiegati. Ma non è così. Perché?

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  • Università: risposta a “Considerazioni di una precaria”

    Le considerazioni piene di preoccupazione e di amarezza dell’impiegata universitaria precaria sono più che legittime e condivisibili. Discutibili e poco opportune, e, per quanto mi riguarda, piuttosto ingenerose e per niente rispondenti alla realtà mi sono sembrate invece le sue considerazioni sul comportamento e sul ruolo avuto su questi problemi dai docenti che lei ha visto intervenire nella manifestazioni di sostegno alla lotta dei precari (credo si riferisse soprattutto all’assemblea svoltasi nell’aula M della facoltà di Lettere martedì scorso). Mi sembra inconfutabile invece che i docenti che anch’io ho sentito intervenire nella stessa assemblea e che ho potuto vedere all’opera per diversi anni si siano sempre impegnati a tutti i livelli con continuità e con coerenza per combattere un’organizzazione del lavoro basata sul precariato. Non credo che questi problemi si possano risolvere se si scelgono come bersaglio della propria legittima delusi one persone che non hanno nessun tipo di responsabilità al riguardo (anzi…) e che, se erano presenti e sono intervenuti nell’assemblea in questione, lo hanno fatto sicuramente per offrire un corretto e partecipato sostegno ad una legittima rivendicazione: sparare sulla Croce Rosa è molto facile, ma i bersagli sono ben altri e contro quelli bisogna far convergere tutte le forze disponibili.
    (Francesco Surdich, preside della Facoltà di Lettere e Filosofia)