Genova – Abitanti di oggi e di domani

“Solo vent’anni per salvare Genova”: titolo a piena pagina di Repubblica 30 settembre. Numeri alla mano, uno studio della Bei (Banca Europea degli Investimenti), conferma che Genova è la seconda città più vecchia d’Europa, che continua a perdere abitanti specie nella fascia d’età tra i 20 e i 40 anni, quella che mette su famiglia. Ne hanno parlato a un convegno -“Le frontiere della nuova cittadinanza”- dove era presente anche la sindaco che ha sospirato: “Non ci sarà sviluppo se si continua a investire nell’esplosione delle città. Occorre lavorare per aumentare la capacità di attrazione… Se continuiamo con le politiche attuali nel 2031 saremo una piccola città e non ci sarà lavoro per i giovani”.


Con meno enfasi e, in compenso, con maggiore attenzione alle dinamiche genovesi, sullo stesso giornale ne ha scritto, in più occasioni, Arvati. I saldi della città sono negativi: il maggiore contributo alle nascite viene dalla popolazione immigrata, che però fatica a trovare case ad affitti decenti e, essendo le occasioni di lavoro modeste, sta da tempo prendendo la strada di una seconda migrazione verso città italiane che offrono di più. Osservazioni pacate e incontrovertibili a suo tempo lasciate cadere che la politica torna a scoprire grazie alla gran cassa d’un convegno.
Lo scenario della Genova del 2031 è del genere “Fuga da New York. Per immaginarlo non ci vogliono sforzi di fantasia. Basta dare una occhiata alla Genova d’oggi. Una città di anziani, di colonie di badanti (sempre di più) che li accudiscono, sede di società finanziarie, immobiliari, commerciali e di quelle specializzate a fornirgli i servizi necessari (notai, procuratori legali, periti ecc.), appendice di un Nord laborioso che, a un paio d’ore di macchina, ha la seconda casa, il posto barca e un po’ di negozi che propongono griffe raffinate. Principale attività manifatturiera locale sono le costruzioni e le ristrutturazioni: palazzi, quartieri, park e simili. Gli immigrati confinati alle impalcature.
E i giovani? Ecco, appunto, i giovani. Giovani vuol dire lavoro, abitazione, trasporti, cultura. Ne girano per la città alcune decine di migliaia che arrivano qui per studiare: assaggiano la città già da oggi, le sue stanze, i suoi trasporti a cominciare da quelli ferroviari, i suoi prezzi, la sua “offerta culturale”. Qualcuno si è chiesto che esigenze hanno, cosa pensano, se di fronte ad una occasione interessante – di lavoro, di residenza… – tornerebbero ad abitare in questa città?
Una città dove la lungimiranza politica ha voluto dire lasciare mano libera al cemento e costruire box, affitti alle stelle come pensa di poter ringiovanire?
Pazienza che il presidente di Carige continui a ripetere – dice sempre le stesse cose, se ne sono accorti al Lavoro? – che il destino di Genova e della Liguria siano le case, specie le seconde, i posti barca e una autostrada per fare più in fretta ad arrivarci. Ma chi la pensa diversa cosa ha intenzione di fare?
(Manlio Calegari)