Sicurezza – Togliere dalla vista per togliere dal pensiero

Giovedì 2 aprile nella sala di rappresentanza di Tursi il dibattito “Quale sicurezza” organizzato dalla Associazione “L’Europa che vogliamo” passa al setaccio il “pacchetto sicurezza” approvato al Senato di fronte ad un pubblico abbastanza numeroso e molto attento.
Waldemaro Flick traccia un quadro storico e comparativo dei fenomeni migratori in Italia e altrove, definisce “inadeguate, incivili, non costituzionali” le misure di un decreto che considera la clandestinità una aggravante nei reati. Avverte che la gravità delle ronde verrà fuori al primo grave incidente. Ricorda soprattutto che quando un governo mette in atto politiche “di barriera”, che impediscono la “circolarità del fenomeno migratorio”, allora cresce l’illegalità.
Il magistrato Pinto dice che c’è da preoccuparsi, e seriamente, perché le forze di governo non considerano la Costituzione come una linea guida per la attività legislativa, ma un “cavillo”, un impaccio di cui liberarsi. Ed ecco che in Italia “siamo di fronte ad una legislazione per spot, che soddisfi delle esigenze immediate, senza prendersi carico della complessità e dell’aspetto costituzionale”.


Pinto si sofferma su una norma di facile presa sulla opinione pubblica: quella che introduce la custodia cautelare obbligatoria in caso di violenza sessuale. Oggi questa obbligatorietà è prevista solo per i reati di mafia, per salvaguardare il giudice dai condizionamenti che si possono esercitare su di lui. Altrimenti è il giudice che deve bilanciare, nel caso concreto, i due principi della tutela del cittadino e della libertà dell’individuo. Il decreto del governo ora spezza questo equilibrio e introduce una pericolosa forzatura.
“Uno dei maggiori attentati alla sicurezza – aggiunge il magistrato – è l’attuale disciplina sulla immigrazione”. Elenca le assurdità punitive già in atto (impossibilità di entrare regolarmente in Italia per cercare lavoro, perdita del soggiorno dopo pochi mesi di disoccupazione e nuova conseguente clandestinità), e quelle che si stanno preparando: divieto di iscrizione alla anagrafe dei figli di irregolari, per non parlare della denuncia dei medici. “Tutto sta determinando un cambio della nostra Costituzione materiale rispetto alla Costituzione scritta, basata su principi di rispetto della persona e dei diritti fondamentali”.
I nostri governanti, conclude, invece di fare la guerra alla povertà stanno facendo la guerra ai poveri.
Tra le voci del pubblico quella di Padre Remondini di S. Marcellino. Ricorda che la legislazione sulla sicurezza di cui si è discusso colpisce anche i senza dimora. Li si vuole schedare, sapere chi sono, ma è una catalogazione puramente intimidatoria: questo sapere non serve a niente. Nessuno vuole usarlo per costruire una politica, una rete di sostegno. Si vuole solo cacciarli dai “salotti buoni” della città. Poi, dice, ci si mettono anche alcuni sindaci, e cita il caso di una ordinanza comunale (non ricordo di quale città) che prescrive come le panchine debbano avere un bracciolo nel mezzo, per impedire di sdraiarcisi e di dormirci.
Dice ancora: “Si vogliono togliere dalla vista le persone che stanno male, ma questo vuole dire toglierle dal pensiero”. Invece è importante che i genovesi vedano i circa 2000 di loro che vivono per le strade.
Passando da Piazza Caricamento in questi giorni osservo che le (poche) panchine sono sparite.
(Paola Pierantoni)