Per molto tempo l’unica voce discordante sembrava essere quella di Giunio Luzzatto (Facoltà di Scienze) che sul Il Secolo XIX del 21 giugno 2007 si era dichiarato contrario al progetto per ragioni dimensionali (secondo i dati 2007, la facoltà di Ingegneria di Genova ha 4700 studenti, mentre i Politecnici di Torino e di Milano, ne hanno rispettivamente 27.000 e 38.000) e perché in una situazione in cui già oggi le diverse Facoltà operano quasi sempre ignorandosi, e talora combattendosi, “una frattura anche istituzionale peggiorerebbe la situazione”.
Categoria: Scuola e Università
-
Università/1 – Strozzini molti, servizi pochi
Dopo anni una inchiesta di Repubblica Lavoro (16 febbraio ’08) sugli universitari fuori sede, italiani e stranieri (questi più del 5% del totale), a Genova: stanze mono o condivise, con e senza uso di cucina, con e senza aggiuntivi compiti domestici, alle condizioni più diverse. Unico punto in comune: tutto in nero. Nessuna titolare – e quindi famiglia di appartenenza – ha in mano uno straccio di ricevuta, un pezzo di carta con valore legale che documenti l’entità del pagamento. Quanti sono? Centinaia, migliaia? Non si sa. Come vivono? Non si sa. O meglio lo sanno gli interessati ma non la città che li accoglie. E neppure è interessata a saperlo l’università dove studiano, una delle prime aziende della città, che ha tremila dipendenti e che partecipa ad un ente, l’Agenzia regionale per i servizi scolastici e universitari (Arssu), che appunto di queste cose dovrebbe occuparsi. L’Arssu appunto che dopo anni di questo scandalo solo ora (Repubblica 19 febbraio ’08) ha chiesto al Comune… uno sconto sull’ICI per gli affittuari di stanze e appartamenti per convincerli ad emergere dal nero. Come dire: se rispetti la legge ti diamo un premio. E un albo degli affittacamere con le caratteristiche di quelle offerte in affitto? Neppure se ne parla. Più che un omaggio al libero mercato sembra una autorizzazione allo strozzinaggio.
(Manlio Calegari) -
Università/2 – Genova: i numeri della decadenza
Repubblica 17 febbraio ’08: a Genova, all’inaugurazione dell’Anno accademico, l’ospite di eccezione è il vicedirettore della Banca d’Italia. Parla con i numeri: la crescita economica dell’Italia è bassa, la produttività cresce poco, il reddito pro capite ristagna. In deperimento graduale anche il capitale umano: il 25% degli studenti ha competenze scientifiche insufficienti, la percentuale sale al 33% per quanto riguarda la matematica. Il 50% degli studenti non è in grado di comprendere e di restituire un testo di media difficoltà. Nessuna sorpresa: nelle graduatorie internazionali le università italiane appartengono alla seconda fila. Ma sanno anche come si sfugge al giudizio: concorsi addomesticati e molta autoreferenzialità circa i rendimenti didattici e la qualità della ricerca che vi si produce. In altre parole: da noi la corporazione universitaria fa finta che tutto vada bene.
Una conclusione già in qualche modo annunciata da “L’inchiesta” pubblicata da Repubblica il 6 febbraio ’08: “Dopo anni di università alle spalle un dottore su cinque ha serie difficoltà ad usare la parola scritta”.
Tra le conclusioni possibili per il lettore se ne affaccia una: l’università sembra attenta più a prendere che a quello che dà. E la città? Ha l’indotto e tanto basta.
(Manlio Calegari) -
Ricerca e sviluppo – Più università, meno laureati
Repubblica 14 febbraio ’08: “I numeri dell’innovazione in Liguria”. Il riferimento, relativamente alla Liguria, è all’inchiesta condotta da Eurostat sui vari settori manifatturieri, il trend dell’occupazione, la spesa pubblica in ricerca e sviluppo. “Il dato più preoccupante riguarda… le risorse umane. Da oltre 10 anni ormai il numero degli studenti iscritti all’Università di Genova è in caduta libera (dagli oltre 41 mila dell’anno accademico 1996-97 ai 35mila scarsi del 2006-’07: -15%)… “. Nel caso delle facoltà di Ingegneria e di Scienze matematiche, fisiche e naturali siamo di fronte a un crollo; rispettivamente (per lo stesso periodo) meno 29% e meno 33%. Ancora: negli ultimi tre anni il numero dei laureati sia a Ingegneria sia a Scienze è calato del 33%. Una conferma indiretta dall’indagine condotta dalla Dixet per conto di Confindustria Genova: le imprese faticano a trovare personale qualificato.
Miglioreranno le cose con l’incremento delle università locali. La risposta è già nota: No! Non miglioreranno. Lo ha scritto il Sole 24 Ore 20 gennaio ’08 “Boom di università locali ma gli iscritti calano”. Dai 60 atenei del 1990 siamo passati a 94, quasi uno per provincia, “una miriade d’istituzioni scadenti” sorte per lo più “per mere logiche di consenso politico”. Un frazionamento accademico che neppure è servito a incentivare una maggiore formazione nelle materie scientifiche. “Un campanilismo che ammorba” è il commento del giornale di Confindustria.
(Manlio Calegari) -
Università – Politecnico visto come secessione
Secolo XIX, 21 dicembre 2007. “Con un documento approvato all’unanimità, il consiglio di facoltà d’Ingegneria chiede l’istituzione, a Genova, di un politecnico. E’ un passo fondamentale verso l’autonomia” che, tuttavia, il resto dell’università percepisce come una pura e semplice secessione. Gianni Vernazza, preside di Ingegneria, intende rassicurare: “Il politecnico non deve nascere sulla spinta di velleità autarchiche. O per motivi di portafoglio”.
Motivi forse ce ne sono. Li suggerisce Il Secolo XIX del 6 maggio 2007: “All’Università di Genova Facoltà in lite per i fondi”. Così titolava la notizia sulle “disparità produttive” rivelate dal bilancio secondo cui Ingegneria da sola aveva ricevuto nel corso del 2006 circa la metà dei finanziamenti per la ricerca di ateneo. A ruota Medicina con poco meno del 25%. -
Statistiche – Quei record di asineria e di delitti in famiglia
Vi manca qualche argomento di conversazione? Ve ne fornisco alcuni. Sappiate che, secondo una ricerca annuale condotta da Legambiente in collaborazione con Ambiente Italia e Il Sole 24 ore, in base a indicatori ambientali quali quantitativi di PM10 e NO2 nell’aria, quantità media di nitrati nell’acqua, percentuale di depurazione delle acque, offerta e uso dei trasporti pubblici, qualità ambientale del trasporto pubblico, auto circolanti, verde urbano, abusivismo edilizio e altri parametri Genova è al settantesimo posto su 103 città, dopo Roma (sessantottesima) e molte altre, poco prima di Torino (settantatreesima) e Milano (ottantaduesima). Posizione meritata o giudizio troppo severo?
-
Religione – Te la do io la libertà di insegnamento
Mentre va scemando il clamore suscitato dal caso di Rignano Calabro sulle presunte violenze ai danni di alunni di una scuola materna da parte di insegnanti e altre figure (tanto che Repubblica ci informa dell’esito negativo della perizia dei RIS solo nella edizione locale di Bologna del 13 dicembre 2007), la scuola torna sui giornali con un ennesimo caso di mala istruzione, perfettamente integrato nel clima natalizio. Su Il Giornale di giovedì 13 dicembre appare una lettera di un padre, avvocato, che denuncia un fatto apparentemente gravissimo: la maestra di suo figlio avrebbe impedito al ragazzino di rappresentare Gesù in un disegno a tema natalizio da portare alla famiglia, rispondendo in seguito alla madre che la religione deve restare fuori da scuola, persino a Natale.
-
Devastazioni – Sta ai ragazzi fermare il degrado scolastico
Tutta la stampa locale del 6 novembre 2007 ha dato rilievo all’allagamento doloso del liceo scientifico Leonardo Da Vinci. A Genova, rispetto alle principali città d’Italia dove fatti analoghi sono avvenuti nei mesi passati (ad esempio a Milano, al Parini) c’è stata qualcosina in più. Il “fattaccio” infatti è stato consumato grazie ad un “blitz acrobatico” e in un momento (il ponte) che ha permesso di massimizzare i danni. La notizia che il 6 s’era guadagnata le prime pagine locali, già il 7 aveva perso il suo mordente. Mancano le prove che a commettere l’atto vandalico siano stati studenti e in particolare studenti del Leonardo. Inoltre – a detta del preside – mancherebbe una chiara finalità: “non si sa chi abbiano voluto colpire”, ha detto (Repubblica 7 novembre). Il fatto che nella cronaca del 6 novembre appariva intollerabile (il commento del docente del Colombo su Repubblica-Lavoro) è svaporato nel corso di poche ore.
-
Ricerca – In difesa della costa, solo lillipuziani
Cosa succede quando la ricerca scientifica mette il naso in faccende concrete quanto colate di cemento e porticcioli turistici? Se ne ha un’idea al seminario conclusivo del programma di ricerca di Interesse Nazionale “Cambiamenti del paesaggio costiero e sviluppo sostenibile”, tenutosi alla Facoltà di architettura il 4 ottobre scorso. Pubblico ridotto, una riunione tra i partecipanti al programma per confrontarsi su risultati ottenuti e i problemi affrontati. Quello che emerge dalle relazioni sono in sintesi due punti: lo scollamento tra la ricerca e la politica da una parte, e la fluttuante ed ambigua definizione di bene pubblico, dall’altra.
-
Polveroni – Per i cervelli all’estero strada senza ritorno
Un articolo di Francesco Margiocco, con abbrivio in prima pagina sul Secolo XIX del 29/9/07 (nonché rincaro della dose l’indomani) sul rientro dei cervelli negli atenei italiani, brilla singolarmente per sensazionalistica disinformazione. Secondo il cronista, Cristina Rognoni, recentemente nominata professore associato in civiltà bizantina all’Università di Palermo, avrebbe usufruito della legge che permette il rientro in patria dei ricercatori idonei dottoratisi all’estero, millantando, né più né meno, un posto di “maître de conférences” all’École des Hautes Études en Sciences Sociales di Parigi. Cristina Rognoni, si legge, non solo avrebbe mentito al riguardo, ma addirittura non godrebbe di nessuna qualifica per poter ambire a un posto equipollente in Italia. L’idoneità francese non sarebbe altro, infatti, che una semplice formalità consistente nell’iscriversi ad una fantomatica “lista di qualificazione” alla quale tutti, dottorato in mano, s i concede…, avrebbero accesso.