Categoria: Immigrazione

  • Insicurezze – Controllo del territorio meglio se invisibile

    Genova al primo posto nella graduatoria degli scippi e dei borseggi, insicurezza percepita e dati “oggettivi”, le notizie che oscillano, contraddittorie, tra rassicurazioni ed allarme. Il delitto più grave, l’omicidio – qui i dati sono tutti concordi – è in regresso, ma quello che conta, pare, è la crescita dei reati più prossimi alla quotidianità di ciascuno, di cui non si ha solo notizia attraverso i giornali, ma dagli episodi accaduti nel cerchio delle proprie conoscenze.

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  • Migranti – “Parlate di sicurezza ma non per noi”

    Sabato 1° dicembre, per non interferire con le cerimonie di saluto al neo-cardinale nella “superblindata” piazza S. Lorenzo, la manifestazione dei migranti ha dovuto ritagliarsi il suo spazio tra le 13.30 e le 15.30, impresa quasi impossibile: avete mai visto una manifestazione in un orario del genere? Ma svolgerla in potenziale “concorrenza” con quella cardinalizia avrebbe potuto compromettere, pare, addirittura l’unità sindacale.

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  • Edili clandestini/1 – Manovali in cantiere e anche nella mala?

    Su “Alias” (supplemento settimanale del Il manifesto) del 10 novembre un articolo di Emilio Quadrelli intitolato “Allarme sicurezza” riporta una lunga intervista ad un cittadino ecuadoriano che vive, da clandestino, a Genova. Lo scopo è raccogliere, dall’interno, un punto di vista sulla eventuale prossimità degli immigrati clandestini ad attività illegali. Il quadro che ne esce è che la grandissima maggioranza, anche degli irregolari, lavora. Ma a volte è proprio la condizione lavorativa degli immigrati clandestini a spingerli verso azioni illegali: lavori saltuari svolti in condizioni “che un altro difficilmente accetterebbe”, sempre sottopagati, e frequentemente non pagati affatto, mettono a volte gli immigrati in situazioni economicamente insostenibili, ed allora si finisce a fare “cose non troppo grosse ma che consentono di tirare avanti”, o a farsi dare il dovuto andando per le spicce.

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  • Edili clandestini/2 – Ci sono più imprese che dipendenti

    Parlo con Venanzio Maurici, segretario della Fillea (il sindacato degli edili della Cgil) della zona d’ombra che circonda alcuni settori del nostro mercato del lavoro genovese. In questo caso, quello edile.
    L’immagine è allarmante: ormai, dice il sindacalista, nella edilizia a Genova il lavoro irregolare ha superato quello regolare, che comunque presenta una incredibile anomalia: il numero delle imprese (circa 9600 aziende individuali, e 2200 più strutturate) supera il numero dei lavoratori dipendenti in regola. I datori di lavoro inducono i dipendenti a costituirsi in impresa autonoma per evadere gli obblighi contributivi, e i lavoratori, soprattutto gli immigrati, ci stanno perché ricattati, o illusi di spuntare un guadagno maggiore, o di ottenere più facilmente il permesso di soggiorno. Il prezzo è alto: una estrema frammentazione del lavoro, l’azzeramento delle condizioni di sicurezza, le amare sorprese quando arrivano le scadenze fiscali.

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  • Cortei – Se i tamburi risuonano insieme alle campane

    Il primo dicembre i migranti scenderanno nelle piazze di diverse città italiane per manifestare in difesa dei propri diritti. A Padova, Cgil, Cisl e Uil insieme alle associazioni degli immigrati saranno in corteo per una rapida approvazione della legge Amato-Ferrero e per il superamento della convenzione con le Poste per il rilascio dei permessi. Con gli stessi obiettivi nel capoluogo lombardo, la Rete Migrante Milano promuoverà la Giornata di mobilitazione nazionale (Metropoli, 25 Novembre, “In piazza per i diritti dei migranti”).

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  • Migranti – Ritardi record per i soggiorni

    Gli antichi luoghi di riunione di chi si occupava di immigrazione a Genova (il teatrino di San Siro, la sede dell’Arci in via San Luca) in queste settimane sono tornate a popolarsi. Si sta preparando una manifestazione di tutta la città, la prima con questo taglio da quando le divisioni che accompagnarono la manifestazione dei migranti durante il G8 (le organizzazioni sindacali rifiutarono di aderire) posero fine all’esperienza del Forum Antirazzista.

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  • Migranti – Le stragi alle porte di fortezza Europa

    Le notizie di sbarchi clandestini di migranti sulle coste italiane sono diventate routine. Alcune tragedie, alcuni arrivi numericamente cospicui riescono ad occupare le pagine dei giornali e a richiamare l’attenzione su quello che è in realtà uno stillicidio di morti che continua da un ventennio. L’ultimo episodio è il naufragio di due imbarcazioni (una sulle coste della Calabria, l’altra in Sicilia) che tra il 27 ed il 28 ottobre ha causato 27 vittime ed un numero indefinito di dispersi.

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  • Espulsioni – A dispetto degli ariani siamo in Europa

    Non è una vocazione, ma spesso una necessità professionale per chi fa il giornalista quella di incalzare, anziché compiacere l’intervistato, insomma fare il rompiscatole per poter cavare qualche straccetto di verità dal buco del dico e non dico. L’ultimo esempio è venuto da “la 7”, Gad Lerner alle prese con Franco Frattini, vicecommissario europeo, disposto a parlar di tutto meno che rispondere alla domanda centrale: l’UE consente o no le espulsioni di massa dei romeni che sono invocate a gran voce dall’Italia reazionaria capeggiata da Bossi-Fini-Cavaliere?

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  • La violenza non ha nazionalità

    (Metro, 8 novembre 2007)
    Vorrei chiedere scusa agli italiani, visto che sono romena, per il male che abbiamo fatto. Vi chiederete il perché del plurale. Perché ormai è opinione diffusa che essere romeno voglia dire essere assassino o ladro. È proprio questo il mio disappunto e vi spiego perché: sono una ragazza di 25 anni e avevo solo 17 anni quando mio padre fu ucciso barbaramente da un vostro connazionale, il suo datore di lavoro, a cui aveva chiesto la regolarizzazione.

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  • Rom – Sindaci-sceriffo e responsabilità

    Lunedì 5 novembre un’ascoltatrice di “Prima Pagina” (la trasmissione di rassegna stampa e dialogo con gli ascoltatori di Radio3) ha telefonato domandando: “Ma chi era preposto al controllo della irregolarità degli insediamenti rumeni a Tor di Quinto, dove è stato finora? Perché si lascia che si costituiscano i ghetti? Se non si pone, politicamente, un argine si creano le condizioni di una conflittualità che prima o poi esploderà e andrà fuori controllo”.

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