Giulio fissava le rotaie dei treni. Due fettucce lucide di pioggia e polite, nel buio chiazzato di luce della Stazione Brignole. Le seguiva con lo sguardo fino a che entravano nella galleria e scomparivano in un’oscurità impenetrabile, se non con l’udito. Poteva sentire sferragliare i treni anche quando ormai non li vedeva più, inghiottiti dalla fretta di arrivare alla meta. Lui non aveva fretta. Aveva poco con sé, un bouzouki ed un’armonica a bocca, una borsa con qualche vestito e niente più. Non sapeva ancora se alla fine sarebbe partito, o se stava lì soltanto per farsi cullare dai lamenti ferruginosi dei treni.
Categoria: Lavoro
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L’occasione perduta
Fra poco più di una settimana la Mostra “Ragazze di Fabbrica” finirà la sua permanenza alla Biblioteca Bruschi Sartori, partecipare alla sua realizzazione è stata una bella esperienza coinvolgente ed emozionante.
Emozione è infatti la parola più adatta per dire dei numerosi incontri che ci sono stati durante tutto il periodo della mostra.
Ma qualche mancanza c’è stata, ed una in particolare è stata “fragorosa”: quella del Sindacato.
Dai tabelloni della mostra, nei dibattiti, nelle conversazioni, il Sindacato è stato continuamente richiamato: per ricordare le rivendicazioni, le lotte, i contratti, le manifestazioni, le assemblee, o anche per evocare i contrasti e le discussioni accese.
Che presenza ingombrante per tanti anni della nostra vita!!
Ed ora è tutto finito? Forse perchè rappresentiamo il passato?
Eppure da delegata sindacale, nei momenti formativi, mi veniva spiegato che bisogna conoscere il passato per sapere verso che cosa si sta andando.
La lunga appartenenza alla Cgil, ancora oggi da pensionata, mi ispira questa ulteriore “rivendicazione”. E’ quasi un riflesso condizionato!
Avevo immaginato che il sindacato avrebbe colto questa occasione per favorire un incontro fra diverse generazioni di lavoratrici, quelle di oggi e quelle del passato.
Forse avremmo scoperto che abbiamo delle cose da dirci.
Penso che abbiamo perso un’occasione e non volevo far finta di nulla.
(Luisa Campagna) -
Precari – Un giorno nella vita di Ester
Prima di dormire, inumidisce un batuffolo di cotone di latte detergente alla calendula e lo passa intorno al contorno occhi più volte, con lenti movimenti rotatori, a togliere fino alla più invisibile traccia di ombretto e mascara.
La giornata di Ester finisce così, ogni sera quello è l’ultimo gesto, che tira tutte le fila e fa riapparire, nudo di trucco e senza difese, il suo sguardo.
Ester ogni mattina si alza dal letto alle 7. Fa colazione con una tazza di latte, orzo e cereali. Si veste, in modo informale, corre a lavorare in un negozio, fa la commessa partime. Ci rimane fino alle 12.30. Non è dura, l’unico appunto è la sveglia, inesorabile e puntuale, ogni giorno. Con questo lavoro paga l’affitto di una piccola casa in periferia, dove vive con un vecchio gatto ed un pesce rosso vinto al Luna Park. L’amministrazione. Le bollette -
Beni culturali – 159mila candidati per 500 posti
Una ressa pari all’attesa di adolescenti euforici per la propria pop star, ma i protagonisti non sono inquadrabili in una fascia d’età, hanno 20, 30, 40 ed anche 50 anni, spesso i capelli sono tinti di bianco mentre l’euforia è sostituita da un’angoscia che si percepisce, negli sguardi e nelle parole.
“Stipati qui, come bestiame, dopo aver appiccicato quelle quattro nozioni inutili funzionali a passare le preselezioni, possibile che oggi il Ministero non abbia trovato un modo migliore per reperire personale? Valutare i titoli? Considerare i meriti?”.
L’occasione è il tanto sospirato concorsone del Ministero dei Beni Culturali, che giunge dopo otto anni dall’ultimo: per molti un’opportunità di carriera, per molti un’ancora nel mare in tempesta della precarietà, per altri una brezza di speranza nella bonaccia cupa della disoccupazione. La calca, stipata in un piano della facoltà di Economia, viene sfoltita pian piano. Le operazioni vengono svolte con solerte meticolosità, ed in circa tre ore le aule si riempono. Dopo la lunga attesa sulle scale, uno avvisa, comprensibilmente “Scusi, dovrei andare alla toilet”. “Non so se si può”, afferma con draconiano rigore uno dello staff. “Bisogna chiedere al presidente della commissione”. -
Ilva/1 – 549 + 400 = 949 cassintegrati
Per quanto riguarda la partita Acciaierie di Cornigliano la metafora scivola dal pronostico calcistico, alla follia, per incagliarsi nel freddo dato matematico. Che nasconde – elemento di cui spesso ci si dimentica – volti di uomini e donne in carne ed ossa, con famiglia, mutuo e costi quali cibo, bollette, e quisquilie varie, relativi alla piramide di Maslow.
I numeri, per l’area del quartiere di Cornigliano, assegnata al gruppo Riva (leggere occupazione, sviluppo, impianti, industria pulita) offrono la seguente situazione: su 2052 addetti al novembre 2008, 549 sono in cassa integrazione straordinaria grazie al piano industriale partito nel 2005. Mentre altri 400 – a causa della crisi industriale – verranno collocati in cassa integrazione ordinaria in tempi brevi. Per tredici settimane. E poiché la matematica non è un’opinione, si evince che a breve gli occupati attivi saranno 1103. Quelli fuori dal ciclo produttivo 949.
In merito alla crisi industriale i bookmakers mostrano sconforto. Non è dato sapere quanto durerà. Ma alcuni di loro sono pronti a scommettere che si attarderà a lungo nelle imprese come la peste e il vaiolo, mietendo numerose vittime, lasciando il paese in uno stato di prostrazione profonda. -
Ilva – Da padre a figlio
Tutti sanno che la domanda di acciaio è fortemente ciclica. Ma Emilio Riva, il patron dell’Ilva, non prevede, si adegua (“Io i budget li faccio a tre mesi”, Repubblica, 25 luglio 2007) e firma solo accordi a lungo termine. Suo figlio Daniele non li fa nemmeno a tre (i budget): su Repubblica del 25 settembre 2008 annuncia che la nuova linea di zincatura “verrà inaugurata nella prima decade di novembre, con la sindaco Marta Vincenzi”. Invece ora chiede la cassa integrazione per 13 settimane per altri 400 dipendenti che si sommano quindi agli altri 550 (Corriere mercantile, 7 novembre 2008).
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Precariato – Volti e diritti sconosciuti di chi fa le notizie
28 ottobre, Teatro della Gioventù: un gruppo eterogeneo di giornalisti precari, tra i 20 ed i 40 anni, riuniti per un’occasione informale, la proiezione del docu-fiction “Non ancora” di Giada Campus. L’argomento è la vita grama dei precari, incarnata dalla vicenda di una giovane coppia, lei giornalista in cerca di affermazione, disposta anche a partire per il Libano per affrancarsi dalla meschinità del suo lavoro quotidiano, lui ricercatore universitario depresso, in attesa di un concorso che non arriva mai. L’assenza di prospettive sul piano lavorativo si ripercuote sulla vita privata, e la coppia finirà per sfaldarsi, schiacciata da delusioni e sconfitte quotidiane.
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Genova – Dentro le crisi ad occhi chiusi
Nell’ambito della Mostra “Ragazze di fabbrica – voci e volti di donne del Ponente dal dopoguerra ad oggi”, al Centro Civico di Cornigliano, si è parlato di società, crisi e mutamenti. L’occasione, la tavola rotonda organizzata il 29 ottobre, che ha avuto come relatori i sociologi Paolo Arvati e Giuliano Carlini, Elsa Weldeghiorgis, Rosalie Seck e Michela Tassistro. Il titolo, “La crisi della città industriale: lavoro, società e migrazioni”. Gli interventi hanno toccato il passato produttivo della città, il suo presente, le inquietudini rispetto alle prospettive future, con il leit motiv ricorrente di una città cieca nel riconoscere, una generazione dopo l’altra, il proprio presente.
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Amianto – Il silenzio del TGR e l’ignoranza del dirigente
Nessun accenno sui TGR del 10 ed 11 ottobre a un episodio drammatico che ha occupato per più giorni e con grande rilievo le pagine di Secolo XIX, Repubblica, Corriere Mercantile e Corriere della Sera: il suicidio di un giovane ingegnere dell’Inail, indagato nell’ambito delle indagini sulle false pensioni dell’amianto.
Il direttore regionale dell’Inail Liguria, intervistato dalla stampa, ha affermato di non essere stato a conoscenza dell’avviso di garanzia ricevuto dal suo funzionario in quanto “da poco alla direzione ligure”. In realtà la delibera di “incarico di funzione dirigenziale di livello generale” del Dr. Emidio Silenzi risale a quasi un anno fa: 20 dicembre 2007; e l’inchiesta sulla concessione dei benefici pensionistici per l’amianto era partita solo due mesi prima della sua nomina, il 17 ottobre 2007. -
Infortuni nel tempo – Le scatole cinesi della responsabilità
21 giugno 2004. Adriano Bottazzoli, operaio della ditta Plasteco, cadde da dieci metri di altezza mentre lavorava “in assenza di mezzi di protezione individuale e collettivi” alla copertura della piscina di Genova Prà.
Come mai l’operaio lavorava “in assenza di mezzi di protezione individuale e collettivi”? “Per colpa sua”, aveva sostenuto uno degli avvocati della difesa: il lavoratore benché esperto e dotato di cintura di sicurezza, non la indossava “per comodità”.