Una volta nelle aziende c’erano i dipendenti e i collaboratori esterni. Con contratti a tempo determinato o indeterminato i primi, con Partita Iva, tailleur o giacca e cravatta i secondi. Erano chiamati per consulenze specifiche su un settore, per esigenze momentanee dell’azienda, come docenti per corsi di aggiornamento e formazione, per l’accompagnamento all’ottenimento di certificazioni ed altro ancora.
Categoria: Lavoro
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Stage – Se si perde l’ultimo autobus
Quant’è durato il colloquio col tipo – l’ometto della volta scorsa, vi ricordate? -, che ho di fronte? Non lo ricordo. Ancora una volta mi sono distratto. Sulla scrivania aveva di quei panciuti, enormi barattoli di plastica pieni di pasticconi che vengono spacciati nelle palestre alla moda (il ventre scolpito a mo’di guscio di tartaruga del signore ritratto nell’immagine della confezione garantisce sostanziose percentuali di creatina e altre sostanze limitrofe). Ricordo anche un gran viavai di gente, un campionario umano: i Candidati. All’ometto toccava, oltre al colloquio (una specie), l’inserimento delle loro generalità – secondo un modulo scritto – nel database dell’azienda. Quest’ultima operazione (inserimento dati e “attribuzione”del Candidato alla filiale) va a buon fine solo se la percentuale di dati inseriti risulta soddisfacente. Se riempire alcuni campi risulta impossibile (le informazioni che richiedono sono ossessivamente specifiche e anch e a domandarle al candidato si finirebbe col passare per serial killer!), si bara. Tipo che si inseriscono alcune lettere a casaccio nella casella. Istituto presso il quale il candidato ha conseguito la licenza media: jgdcvu. Indirizzo di posta elettronica: hqwvehvb. E cose simili. Questa è sicuramente stata la parte più creativa del mio incontro con l’ometto e con l’azienda.
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Stage – Non distrarsi mai il primo giorno
Tono perentorio: “Da grande farò la cardiologa”. Me lo ripeteva sempre una bambina – genere petulante – che fino a un po’ di tempo fa’ mi seguiva nelle scorribande estive in campagna. L’ho rivista che non è molto: è diventata una gran bella figliola tanto che stavo per proporle una bucolica rimpatriata. Invece, prudentemente, ho optato per una serie di domande più neutre. Le ho chiesto dei suoi studi e viene fuori che è al penultimo anno di specializzazione in cardiologia (o cardio-chirurgia, non ricordo). Dopo che ci siamo lasciati ho cominciato a pensarci su. Valeria (nome della quasi- cardiologa) aveva le idee chiare almeno da quando aveva diciotto anni. Aveva deciso di fare il medico, e quale sarebbe stata la sua specializzazione. Riflessione personale: molto probabilmente io non trovo lavoro perché le mie idee sono sempre state generiche, confuse. Ne ho parlato anche con un amico scacchista. Mi ha gelato: “Nella vita, come nella scacchiera, ci v uole una strategia. Non si può vincere giocando a casaccio”.
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Call center – Se tu dai una cosa a me, io do una cosa a te
Recentemente i giornali hanno riportato la notizia della stabilizzazione di oltre 20.000 lavoratori, effetto di una norma della finanziaria 2006 che ha destinato 600 milioni di euro per sanare parzialmente gli oneri contributivi dovuti dai datori di lavoro che utilizzavano impropriamente il lavoro “a progetto”.
Condizione per godere di questo beneficio era la stipula entro il 30 aprile 2007 di accordi col sindacato per assumere come lavoratori dipendenti con contratti non inferiori a 24 mesi i lavoratori disponibili a sottoscrivere una rinuncia ad altri diritti pregressi (ad esempio differenze retributive). -
“Apprendistato” – Il valore aggiunto del lavoro temporaneo
Dov’ero rimasto? Alla mia scopertuccia: che l’azienda mentre dichiara di darmi una formazione in realtà mi fa lavorare per davvero; faccio profitto. Quando me ne sono accorto, lì per lì son rimasto sconcertato. Pensavo e ripensavo al colloquio, all’incredibile quantità di idiozie e banalità che mi erano state propinate e che io, nella mia ingenuità, avevo bevuto fino all’ultima. Dover ammettere di essere pivelli è irritante; così ho passato un paio di serate a ciondolare accigliato per casa meditando vendetta. Il mattino seguente armato di curriculum vitae sono andato a registrarmi in un’altra agenzia intestinale (tra noi frequentatori questo è il gergo). Ero deciso ad accettare qualsiasi lavoro purché retribuito. Due giorni dopo mi viene proposto un impiego da apprendista commesso. Apprendista commesso?!? Vedendo comparirmi sopra la testa una lunga successione di interrogativi ed esclamativi l’impiegata si è affrettata a spiegarmi di co sa si tratta, riuscendo in pochi secondi a farmi imbufalire ulteriormente. Il contratto di apprendistato non garantisce l’assunzione e può protrarsi (mi pare proprio di aver capito così) sino a due anni.
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Giornalisti – Il discutibile fascino del lavoro “a gratis”
Riceviamo:
Per i giornalisti di serie B, free lance e autonomi, non è previsto il contributo di maternità alle neo mamme. Ma ricordiamo che i giornalisti di serie B, free lance e autonomi, sono costretti a versare nelle casse dell’Inpgi un regolare contributo annuale a sostegno della maternità. Maternità di chi? Delle categorie professioniste, ovvio, di chi già gode dei diritti dei lavoratori, remunerati con stipendi, tredicesime e ferie, come è giusto che sia. -
Dopo università – Quando il lavoro è gratuito
Uno cerca di pensare positivo: ok, all’università per venire preparati in maniera approssimativa si doveva anche pagare una retta; adesso quantomeno vengo preparato gratis. Consolatorio solo se si è disposti a credere a storielle tipo quella del Topolino del dentino o dell’interessamento della classe politica al destino lavorativo della mia generazione.
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Call center/1 – Lavoro a progetto? Un vero abuso
Riceviamo:
Sono un ragazzo di Napoli che lavorava nel call center 892-892. La società che gestiva i nostri contratti, non li ha prolungati forse perché, secondo le nuove leggi, doveva inquadrarci. E’ successo così anche al call center della Spezia: i loro ex-dipendenti (schiavi) non si stresseranno più con 30-35 chiamate l’ora. Ora i nuovi operatori 892-892 sono albanesi e altri italiani si ritrovano senza lavoro.
Non c’è dignità nell’uomo, non si capisce o meglio non si vuole capire; tanti pensano che un bel piatto di lasagne nel proprio piatto sia quello che conta; e poco importa se e agli altri non resta niente. Beh, così uno muore per molti grassi e l’altro muore di fame. Sarebbe meglio una minestra per tutti. -
Call center/2 – Il telefonista costa meno in carcere o in Romania
Il caso dell’892-892 non è certo isolato. La H3G (che a Genova ha una unità produttiva con più di 200 dipendenti) recentemente ha chiuso a Genova la linea produttiva “consumer” (caratterizzata dal più alto livello di ritmi e di stress), decentrandola parte in Romania e parte ad una cooperativa sociale che opera nel carcere di Bollate, dove l’attività del call center è stata introdotta già da quattro anni, come a San Vittore dove opera Telecom, che ha un suo call center anche a Rebibbia.
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Giornalisti – Non solidarietà pelosa verso i free lance
Il segretario dell’Associazione ligure dei giornalisti, Marcello Zinola, risponde a stretto giro di e-mail, e con reale apertura, alle amarissime critiche mosse al sindacato di categoria da un giovane lavoratore precario dell’informazione. Tra le contestazioni contenute nella lettera di Nur El Din commentata nel numero precedente di Oli , si avanzava il sospetto di una discriminazione, una sorta di “solidarietà pelosa”, verso i “giornalisti di serie B”, freelance, pubblicisti, articoli 2, autonomi, al punto da non riconoscere neppure il contributo di maternità a queste colleghe neo-mamme.