Elezioni – In ombra, ma c’è anche il Cantiere

“La differenza tra noi e Sanguineti è che Sanguineti ascolterà la gente, ma la decisione finale sarà sua, noi, invece, mettiamo in condizione i cittadini di scegliere direttamente… Il bilancio partecipativo è questo. Porto Alegre è una città con più di un milione di abitanti, Genova è più piccola, quello è un modello esportabile…” C’è anche il Partito Umanista in questa riunione per misurare risorse, energie, progetti, in tutto una quarantina di persone chiamate a raccolta da una mail amicale, perché per certe cose, è evidente, prima ci si confronta con gli amici e gli amici degli amici.


Loro sono quelli della lista Città Partecipata – di cui fa parte anche il Cantiere promosso da Giulietto Chiesa – ed hanno tutte le intenzioni di raccogliere le cinquecento firme necessarie per essere presenti alle elezioni comunali di questa primavera. Tra loro giovani e donne consapevoli che si tratta di una battaglia impari – praticamente impossibile vincere – ma per i quali l’importante è partecipare:
“A Milano siamo stati presenti…Sì, coprivano i nostri manifesti, ma come Partito Umanista ci siamo candidati diverse volte…”, “Ma avete avuto un posto in consiglio comunale? O in circoscrizione?”, “No”, abbassa gli occhi delusa, “ma non è questo il punto…”.
Il punto è il suo desiderio di normalità. E’ l’idea che il loro programma debba essere diffuso a più gente possibile. Ha a che fare con sensazioni e fastidi che finalmente trovano corpo in un italiano politicamente corretto: “Nessun consigliere o assessore può sedere in CdA di società partecipate o controllate…Il Comune rafforza ed amplia gli uffici di chi cerca lavoro…Il Comune si impegna ad aumentare l’offerta di istruzione pubblica, di nidi ed asili. I programmi scolastici debbono prevedere l’educazione ai media…Verrà istituito un assessorato all’immigrazione, assegnato ad un immigrato su proposta degli immigrati residenti o domiciliati… Il sistema di esternalizzazioni non funziona, non migliora i servizi, fa aumentare i costi e agevola la generazione di sistemi clientelari…”.
C’è anche la consulta per l’immigrazione e l’approccio a un piano regolatore sociale al quale, per primi, i lavoratori del settore devono poter porre mano. E la raccolta differenziata per dire no all’inceneritore, il controllo sull’attuazione del programma e la drastica riduzione dei costi della politica. C’è l’idea che, con un minimo di normalità, le cose giuste per la cittadinanza si dovrebbero poter fare. Lontano mille miglia dalla politica delle primarie e dalla visibilità giornalistica, sembra di avere a che fare con un gruppo di gente per bene, alla quale affideresti le tue chiavi di casa perché certamente, farebbero il possibile per tenerla con cura.
“Qual è il vostro candidato sindaco?”,
“Non lo abbiamo ancora…Lo decideremo tutti insieme…”
I fogli precisi del programma scivolano tra le mani. Nulla da temere. Hanno solo quello (www.genovapartecipata.it).
(Giulia Parodi)