Carige – Baci e abbracci in Fondazione

Cinquecento parole sono il massimo consentito dalla nostra newsletter per un articolo. Argomento: le ultime vicende della Fondazione Carige che detiene oltre il 40% delle quote della banca omonima e ne è pertanto il principale azionista. Regola aurea: quando le notizie si assiepano partire dalla fine. Sapendo come finisce una storia risulta più facile individuare gli antefatti. La fine è che il 15 gennaio scorso il Consiglio di indirizzo ha eletto all’unanimità – per la prima volta dopo anni – il nuovo Consiglio di amministrazione della Fondazione. Nel Consiglio, dove la maggioranza è largamente di centro destra (7 seggi), il centro sinistra avrebbe potuto avere 3 invece che 2 rappresentanti. Ma ha fatto omaggio – solo nei giorni successivi se n’è capito il significato – di uno dei suoi posti alla Curia; così il cardinale ci ha messo un suo vice.


Subito dopo il voto unanime il presidente del Consiglio di amministrazione Lorenzelli – in carica fino al 2011 – si è dimesso sbattendo la porta mentre tutti facevano la faccia degli stupiti. Pochi giorni dopo, il 23 gennaio, c’è stata la riunione di insediamento del nuovo Consiglio. Facce distese e pacche sulle spalle mentre si annuncia un “nuovo metodo di lavoro che consentirà di interpretare con coerenza e organicità la mission dell’ente” (cosa che evidentemente prima non succedeva). Si annuncia anche una “nuova stagione della Fondazione sempre più aperta ad accogliere e a rispondere efficacemente alle varie istanze dei vari soggetti operanti nel territorio”.
Spiegazione: il consiglio di amministrazione è stato espresso unanimemente grazie all’accordo tra centro destra (Scajola, Bertone e Curia) e centro sinistra (Burlando, Pericu, Repetto). Alla base dell’accordo la difesa patriottica a oltranza del “ligurismo” della Carige e l’unità nel respingere le accuse ancora di recente formulate da Bankitalia e Isvap a Carige Assicurazioni. Accordo anche per ignorare le preoccupanti manifestazioni di nepotismo ai vertici della Carige.
In cambio il centro sinistra ha ottenuto di entrare nella trattativa sul futuro assetto della banca (il dopo Berneschi); di aumentare la quota a sua disposizione nelle erogazioni – poco meno di una quarantina di milioni di euro all’anno! – effettuate dalla Fondazione; nelle scelte di investimento dei capitali a disposizione della Fondazione (oggi ampiamente reinvestiti in azioni Carige).
Da parte sua Carige ha dato garanzie per un graduale passaggio di poteri ad un nuovo management non compromesso nelle vicende al centro delle inchieste di Isvap e Bankitalia.
Morale: Carige ha ottenuto che tutto il fronte della politica locale si impegni alla sua salvaguardia. I politici da destra a sinistra si accordano per un controllo della Fondazione e la conseguente partecipazione al governo della Banca.
Il tutto alla faccia della legge Ciampi Amato (1998) che mirava a tenere lontana la “politica” dalla gestione bancaria riducendo il peso delle quote possedute dalle Fondazioni che – come è appunto avvenuto con Carige – sono l’oggetto del desiderio e della spartizione tra i partiti.
Giusto 500 parole, ma anche così la questione appare chiara vero?
(Manlio Calegari)