Quale Liguria/1 – Dal sacrificio della costa, affari, non lavoro

Sole 24 Ore, 31 marzo 2007. “Casa e Case. Abitare Comprare Vivere Investire nel mattone. Diporto e mattone. Porti turistici, un tesoro per le marine”. Cifre alla mano: la realizzazioni di porti turistici ha “giovato allo sviluppo della zona e alle quotazioni delle case circostanti”. Uno studio recente ha dimostrato che nel giro di una anno – tra 2005 e 2006 – l’incremento è stato del 15%. Tra i casi citati anche alcuni dell’Imperiese. Compare anche una scheda dalla quale risulta che, in fatto di posti barca, la Liguria è in Italia seconda sola alla Sardegna.


Articolo succulento. Il 15% è un valore da capogiro; difficile immaginare comparti con rese simili. Chi ha investito in roba con questi ritorni appartiene a gruppi fortissimi e determinati. Gente che sa come trattare con la politica. Porticcioli vuol dire piani regolatori, ministeri, Demanio, viabilità e altro ancora. Basta vedere il casino scoppiato attorno alla torre di Fuksas a Savona. E anche le parole di fuoco dette a suo tempo da Renzo Piano quando aveva accusato la politica locale di essere tutta d’accordo per varare un porto turistico megagalattico alla Foce con la scusa che intanto doveva andarci lo Yacht club, da sfrattare a favore delle Riparazioni navali del presidente di Assoindustria, Marco Bisagno.
Una doccia gelida spazza via l’alibi sempre sfoderato a difesa dei porticcioli: l’incremento dell’occupazione. E’ categorico Dario Boote, professore di ingegneria navale e tecnologie marine. Intervistato da Marco Preve (Repubblica-Il Lavoro, 10 aprile) la sua analisi è spietata: “Oggi quella dei porti mi sembra una scusa per costruire seconde case o riciclare opere di architettura già scartate da altri. Abitazioni per milanesi, torinesi, ma adesso anche svizzeri”. E i tantissimi posti di lavoro? “La gestione di barche all´ormeggio -chiarisce- ha bisogno solo di un paio di guardiani. Chi dice il contrario è in malafede. I posti li creano porti che abbiano un forte attività cantieristica o siano direttamente legati all´industria nautica”.
(Manlio Calegari)