Analisi – La politica dello spreco e la sinistra

Astensione in crescita, crisi della politica e intolleranza verso i suoi costi, distacco sempre più siderale tra chi governa a tutti i livelli e chi è governato, le tasse viste come una aggressione da cui difendersi (se si può) e non come il proprio contributo ad un bene comune, isolamento di ogni pezzo di società nella difesa dei suoi specifici interessi o privilegi: di tutto ciò si parla molto, da molto tempo. La malattia è grave e conclamata. Nessuno è in grado di indicare una via di uscita. La lontananza tra persone e politica sembra giunta ad un punto di non ritorno e segna una specie di distinzione antropologica tra chi si propone per svolgere un ruolo politico e lo assume, e i cittadini nel loro complesso. Un tempo c’era una contiguità di vita, di esperienze, una condivisione di linguaggi che permetteva un riconoscimento reciproco. Ora si vive in mondi separati, i rappresentati guardano il rappresentante, che magari hanno votato, con distacco critico e latente ostilità, e alla prima ombra che viene sollevata sono pronti a pensare di lui, con relativa soddisfazione, il peggio possibile. In questi giorni sui giornali è stata sollevato il dubbio di un conflitto di interessi in capo alla persona di Marta Vincenzi. Risposte sono state date a mezzo stampa e a settembre vi sarà una udienza. Ma anche se il caso si sgonfia, qualsiasi chiarimento annegherà nello scetticismo di fondo di buona parte dei cittadini.


L’eziologia del disastro e le sue moltissime componenti sono da tempo materia di discussione ed analisi. Una di queste è l’incredibile spreco che si è compiuto in questi anni della generosità partecipativa di una parte della nostra società.
Ripercorro alcune tappe: nel 2001 il G8, centinaia di migliaia di persone ad esporsi, a rischiare, a pensare e proporre, e le grandi organizzazioni politiche e sindacali a misurare col bilancino i pro e i contro, ben attente a non farsi toccare. Nel 2002 i tre milioni in piazza per l’ “articolo 18”, l’emozionata illusione di aver trovato “il leader” con la maiuscola, e a distanza di cinque anni che sembrano un secolo il decadimento del leader a sindaco contestato, e un mondo del lavoro sempre più diviso. Ancora nel 2002: la nascita dei girotondi, la loro lucidissima accusa della lontananza della sinistra dalla società, ed anche qui bilancini, distinguo, mancanza di coraggio e di verità. Nel 2003 le manifestazioni contro la guerra in Irak, un fenomeno mondiale, e una immensa sconfitta. Nel 2006 l’imprevisto ed effimero successo post femminista delle donne di “Usciamo dal silenzio”. In questi giorni le migliaia di “etero” al Gay Pride a sostegno di tre parole evidentement e molto popolari: “parità, dignità, laicità”.
I temi in grado di coinvolgere le persone, sono stati tutti indicati, sottolineati, gridati, spiegati.
Ma la politica si occupa solo di se stessa, mentre gli eredi auto proclamati di questi grandi episodi collettivi, se ne stanno isolati in gruppi sempre più frammentati e ristretti, a darsi ragione tra di loro.
(Paola Pierantoni)