Mondologia – Dacci oggi il nostro disastro quotidiano

Durante luglio e agosto 2007 su Repubblica, Corriere e Stampa sono apparsi complessivamente una quarantina di articoli relativi – in vario modo – allo stato delle principali risorse della terra. A cominciare da aria e acqua per arrivare alle fonti energetiche principali e ai contesti sociali, culturali e politici che presiedono al loro utilizzo. Roba da far venire il mal di pancia: il mondo s’asciuga, la terra secca, migliaia di specie sono in estinzione, nuvole grandi come l’Italia si aggirano nel cielo tra India e Cina seminando, oltre i tumori, condizioni di vita impossibili. Il tempo contato del petrolio giustificherà a breve nuove trivellazioni al Polo Nord di cui infatti si sta trattando la spartizione. Nel frattempo si tengono aggiornati i piani di controllo (guerra) degli stati che hanno a che fare col petrolio.


Un mondo di tregenda e di tragedie con l’aggravante che si tratta di cose vere, verissime: una sorta di resa dei conti dopo decenni di sciupio inaudito e insipiente.
E la politica, quella alta ma anche quella che dovrebbe mettere mano alle cose di tutti i giorni? Prende (lentamente) coscienza (la “Conferenza sul clima” sui quotidiani del 13 settembre ’07). Come del resto fanno (sempre lentamente) i cittadini.
La domanda a questo punto è: quale rapporto c’è tra tanta cultura del disastro a cui andremmo incontro e la sostanziale indifferenza con cui è vissuto?
G. Bocca sul Venerdì di Repubblica (24 agosto 2007) propone una risposta. “Ti arrivano le informazioni del mattino e sai che l’umanità intera è già al lavoro per distruggere o infangare ogni ragione di vita, di decenza e di sopravvivenza. Si guadagna e si fa carriera, si direbbe, solo inseguendo il peggio. Un esercito di cronisti, sociologi, zoologi, climatologi, fisici, chimici, l’intero apparato della scienza popolare… per far sapere al prossimo che il mondo ai giorni contati, che noi ce lo siamo divorato… Colpisce in questa corsa all’autodistruzione economica e morale, l’incapacità delle classi dirigenti, di tutte ma in particolare della nostra, di reagire riprendendo in mano diritti e doveri di una società civile: il saper distinguere tra ladri e persone oneste, il saper dire al momento giusto che gli organizzatori di bordelli di lusso, di spacci di droghe, di finanza delinquenziale, di ricchezze arrivate dall’ignoto non possono sedere in Parlamento e farsi gioco della giustizia”.
In altra parole: la sindrome del disastro annunciato viene usata da chi governa – con la stampa che fa da sponda -per fare meglio i propri comodi. In questo modo finisce anche per togliere credibilità al fatto che ci stiamo divorando il pianeta.
(Manlio Calegari)