Informazione – Allergia da eccesso di compiacenza

Non serve buttarla sul cinico o sul ridicolo per spiegare il paradosso di un paese forse unico al mondo (il nostro), dove ci vuole un comico per smuovere iter (insabbiati) di leggi che dovrebbero essere normali, elementari: esempio, impedire l’elezione in Parlamento a politici condannati per reati gravi, come la corruzione, colpevoli cioè di azioni incompatibili con la dignità della funzione legislativa. (E’ un attacco a Berlusconi, grida fin d’ora la cosiddetta casa della libertà preannunciando barricate; dato a sua volta utile per capire chi non vuole cambiare le cose.)


Se nell’indecenza regnante (lo scandalo dei parlamentari più pagati d’Europa, degli “on.” pregiudicati che siedono alle Camere o all’antimafia, del costo astronomico della politica, ecc.) c’è ora una probabilità in più (non tante) di porre qualche limite, si deve all’onda montante della protesta dal basso verso gli inquilini del palazzo. Grillo ha solo dato la sua mimica a un’insofferenza diffusa, ormai a livello di guardia. “Cosa alimenta l’antipolitica” lo ha spiegato con grande lucidità Sandro Viola (Repubblica del 25/9), citando il contributo non secondario dato dai media col loro modo per lo meno compiacente di fare informazione: dalle sei-sette pagine dedicate ogni giorno dai principali quotidiani ai riti del politichese, fino ai telegiornali pubblici (gli altri sono la voce del padrone e basta) che ci propongono da sempre ogni sera, senza eccezioni, la sfilata delle stesse facce e dei soliti fiati di aria fritta, uno spettacolo insopportabile che provoca all ergia.
Fin qui le responsabilità, non da poco, di un sistema che vuole la Rai-Tv al servizio dei partiti, nel modo più sciatto e controproducente che conosciamo; ma non si può ignorare quanto di proprio ci mettono personalmente molti funzionari di redazione che hanno smarrito, o sempre ignorato, il senso del lavoro giornalistico e i suoi doveri verso il pubblico. L’andazzo è tale che se un intervistatore non è genuflesso, diventa automaticamente un “cecchino”: vedi la reazione del ministro della Giustizia, Mastella, che ha definito un “agguato mediatico” la puntata di Ballarò perché gli sono state rivolte domande sul faraonico appartamento da 26 stanze acquistato a prezzo di favore, sulla pensione da giornalista maturata con un solo anno di lavoro e su altre fortune familiari di moglie e figli. Chiarimenti ne ha da dato pochi, salvo dire che non ci può far nulla se la sua signora è avvenente e anche simpatica. Patetico, ma coerente con uno stile informativo affermato.
(Camillo Arcuri)