Cinema – A su Pallosu c’e’ un’aragosta

“Le ragioni dell’aragosta” sono le nostre? C’è un motivo per cui mettere insieme uno spettacolo? “Come si fa a fare satira sul centro sinistra?” e “Dov’è sto centro sinistra?”
Sabina Guzzanti arriva a fine proiezione ed è la stessa persona che agisce nel film. Accanto a lei Pier Francesco Loche, identica aria incantata, distratta, cocciuta della pellicola. Sembra siano sbucati fuori dallo schermo per girare altri ciak con il pubblico. Mancano all’appello la Reggiani, Masciarelli, la Leone e Fassari, comici che con lei ci hanno restituito i ricordi della trasmissione “Avanzi”. La storia è simile a quella dei Blues Brothers: rimettere insieme il gruppo in nome di una giusta causa. Per Guzzanti & C. si tratta di tutelare i pescatori di aragoste di Su Pallosu – il toponimo è già fonte di ilarità – riunendo lo storico gruppo di Avanzi per una serata in cui si possa tornare a ridere muovendo le coscienze sul problema del calo della pesca in una zona specifica della Sardegna.


“Vi è piaciuto il film?” chiede Sabina Guzzanti al pubblico genovese. La risposta è un applauso. Perché “Le ragioni dell’aragosta” è esilarante e amaro, politico e intimo. Mostra i meccanismi del ritrovarsi insieme dopo tanti anni, quelli del tempo che passa, l’amarezza che nulla politicamente sia cambiato. E racconta le fatiche che stanno dietro ad un lavoro teatrale, le perdite di tempo, la capacità di ascoltarsi l’uno con l’altro. Di sostenersi. Si inquadrano così i “momenti di crisi” di ogni protagonista rispetto ad un progetto che pare campato in aria, con una recitazione iperrealista nella quale ognuno fa se stesso.
“L’idea” spiega la regista “è nata sicuramente dalla voglia di lavorare con questi attori. Li conosco bene e so cosa possono fare… Lo stile di recitazione all’italiana non mi piace…”. C’è la volontà di raccontare il presente e di inventarsi un modo di fare politica dal punto di vista umano e delle emozioni che si attraversano. C’è – spiega Sabina Guzzanti – il desiderio di raccontare questo aspetto preciso della vita del paese. Così gli umori dei protagonisti mutano, scendono a terra per poi risalire accompagnati dalle domande: perché sto facendo tutto questo? Ha un senso? Ma sono lo stesso di anni fa?
Tra il pubblico c’è chi è confuso: “Ma lo spettacolo alla fine si fa o non si fa?” viene chiesto alla Guzzanti. Perché il confine tra realtà e finzione può apparire labile, perché il progetto della serata, così come proposto, sembra tratto da una storia vera dalla quale viene estratto un documentario familiare. Sabina Guzzanti li guarda smarrita: “Ho notato che c’è una certa difficoltà a recepire il prodotto… forse siamo diventati più passivi e più creduloni…” E spiega la scelta delle inquadrature: “Ho deciso di non usare mai la macchina a mano. Io la macchina da presa la metto qua! In un punto fisso. Questo è un film contro ogni forma di arbitrio.”
Il pubblico capirà che in Sardegna il problema della pesca è reale e si è deciso di affrontarlo anche grazie all’uscita del film. E che “perché ci sia un mondo migliore, bisogna almeno riuscire ad immaginarselo”
(Giulia Parodi)