Internet – Perché la politica ignora la rete

Il “fenomeno Grillo” trae parte della sua forza della rete, come lui stesso ammette. Il suo blog pare essere fra i 12 più visitati al mondo e il primo italiano. Si parla di 200.000 adesioni solo via web al suo “V” day, ben 17 gruppi locali cittadini, promotori di incontri e iniziative, uno creato addirittura su “Second life”. Numeri mastodontici, più volte indicati come indice della disaffezione politica e del disfattismo italiano. Può darsi che sia disfattismo, ma alcune informazioni pare che abbiano campo libero solo sul web. Due esempi: nel già citato blog di Grillo oggi si parla della sospensione da parte del preside del Liceo Sicignani di Caltanisetta adottata contro i ragazzi che hanno protestato per il trasferimento del pm De Magistris richiesto da Mastella.


Secondo esempio: nel sito di Antonio Di Pietro si parla dell’iter del disegno di legge sull’incandidabilità in Parlamento dei condannati definitivi e sull’ineleggibilità dei titolari di imprese che lavorano in regime di concessione rilasciata dallo Stato. Il disegno di legge era fermo da mesi, l’iter è ripreso solo dopo il successo del V-day. Entrambe le notizie sono assenti sui quotidiani.
E’ vero che in rete si trova tutto e il contrario di tutto, ma il vero problema è che certe informazioni si trovano con difficoltà al di fuori di essa. Il web come luogo per una politica diretta dal cittadino al suo rappresentante? Non sembrerebbe però che i politici comprendano davvero la forza e la capacità di aggregazione e comunicazione del web. Basti pensare alle nostre ultime elezioni locali: siti con slogan e facce in primo piano, elenco degli appuntamenti. Ma raramente erano disponibili spazi di confronto e gruppi di discussione, al massimo un ‘videoprogramma’.
La sindaco Marta Vincenzi ha aggiunto ultimamente, come strumento per parlare con i propri cittadini, alla mailing list già presente, il blog, a cui però non partecipa. Il suo sfidante Enrico Musso era invece maggiormente aggiornato: gruppi di discussione tematici aggiornati almeno quotidianamente, una chat per parlare con lui via web. Ma anche il panorama dei siti dei candidati alle primarie del Partito Democratico è desolante: i proclami ufficiali, i comunicati-stampa, l’elenco dei referenti locali, degli appuntamenti. Manca ovunque il dibattito e l’informazione, e soprattutto il confronto. Internet è un mezzo per comunicare, ma i politici sembrano utilizzarlo come un grosso volantino elettorale, come un canale di comunicazione monodirezionale: dal politico che parla, al cittadino che può solo ascoltare.
Insomma: la rete fa paura, soprattutto per chi non è capace a usarla.
(Maria Cecilia Averame)