Teatro – Foto segnaletiche e foto di scena

Il successo di critica e di pubblico che ha accompagnato i due giorni di presentazione al Teatro della Corte dello spettacolo “Sono felice per te”, realizzato con la partecipazione di un gruppo di studenti-detenuti del carcere di Marassi, è stato macchiato da un solo neo. Neo marginale, eppure tale da rischiare di compromettere il lavoro di tutti coloro –operatori, regista, istituzione scolastica e carceraria, detenuti stessi– che si sono impegnati nell’iniziativa. Parliamo dell’atteggiamento della stampa, che pure ha dato rilievo all’evento, ma in alcuni casi non ha resistito alla tentazione di impostare l’informazione in termini scandalistici: “l’assassino della tale nella parte di…”, “l’autore delle efferate violenze contro il talaltro nei panni di…”. I ritratti dei protagonisti sono stati allineati quasi fossero foto segnaletiche, con dettagli scabrosi e con commenti di cattivo gusto.


Il senso dell’operazione era proprio l’opposto: non inchiodare i protagonisti al loro passato, ma rendere possibile alla persona che è in loro di operare una rielaborazione del proprio vissuto attraverso la messa in scena di una storia che parlava dei loro destini. Gli attori, i loro parenti che hanno potuto vedere i congiunti in una veste diversa, le autorità carcerarie che per consentire l’iniziativa hanno interpretato i regolamenti al limite del consentito, quelle scolastiche che hanno sostenuto gli operatori e incoraggiato l’esperimento, la polizia penitenziaria che ha svolto il suo servizio di sorveglianza in teatro con discrezione e partecipazione, il pubblico stesso che si è stretto con calore attorno al regista e agli attori: tutti hanno dato l’impressione di capire il senso profondo dello spettacolo. Alcuni giornalisti purtroppo no. Hanno preferito assecondare i peggiori gusti del peggior pubblico.
(g.e.g.)