Grandi opere – Costi e benefici restano segreti

Meglio il terzo valico o il “bruco” (un collegamento diretto su binari per trasportare i container tra le banchine di Voltri e il retroterra)? Dopo tre anni di proclami – per il bruco solo uno – i lettori dei quotidiani hanno avuto in cambio della loro pazienza solo scenari teatrali. Diversi – a volte opposti – a seconda della fazione degli interessati. Così anche per la Tav, il ponte di Messina e altre infrastrutture di rilievo.
Si è detto che alcune di queste infrastrutture hanno un valore simbolico così alto che sarebbe miope fermarsi a ragionare di costi e benefici.


Sarà ma, come nessun imprenditore decide di investire quattrini senza fare un calcolo di questo genere, perché i cittadini italiani e con loro i liguri non dovrebbero avere diritto di conoscere i risultati dell’analisi costi e benefici ad esempio per il terzo valico o per il bruco di cui sopra? Perché, trattandosi di soldi pubblici, questa analisi o non ci sono o, quando ci sono, assomigliano piuttosto a documenti di propaganda politica?
Nel suo editoriale (“Sei domande sulle nuove infrastrutture pubbliche”) su Il Sole 24 Ore di domenica 27 aprile 2008, R. Perotti ricorda come lo studio più citato a proposito della Torino Lione si basa su previsioni incongrue rispetto a tendenze in atto da anni (scambi commerciali ecc). Così anche per il ponte di Messina dove lo studio più citato ignora del tutto i costi sull’economia locale. Come neppure ci si chiede se, in presenza di aumenti dei costi di opere ancora da iniziare (per l’Alta Velocità: tre volte) gli investimenti previsti si possano considerare ancora vantaggiosi.
Come è possibile portare via a una famiglia tipo di 4 persone 4000 euro per l’Alta Velocità senza alcun dibattito quando per altre tasse molto più modeste ci si scanna per mesi?
E perché – è la domanda di Perotti che di mestiere fa il professore alla Bocconi e non ha aderito al V2 di Grillo – “grandi imprese, media e politici di tutti gli schieramenti hanno collaborato per anni a stendere un muro di omertà su questi argomenti? Se i vantaggi sono così ovvi, perchè tanta paura di una analisi costi e benefici seria, affidata ad un ente indipendente?”
La conclusione? Nessun imprenditore farebbe eseguire un piano di investimento colossale da un management che ha generato perdite per 20 anni di fila. Eppure agli italiani viene chiesto di affidare sulla fiducia un giocattolo da 70 miliardi di euro a una organizzazione, le Ferrovie dello Stato, che è riuscita ad aumentare i tempi di percorrenza sulla Milano Treviglio nonostante il quadruplicamento della tratta e sulla Milano Reggio Calabria nonostante la direttissima Firenze Roma.
Della Milano Genova l’editoriale di Perotti non dice ma i genovesi sanno già tutto.
(Manlio Calegari)