Incontri – Il porto riparte dallo Zenzero

Tirare le fila. Cogliere i dettagli. Capire. Fare sintesi. Immaginare lo scenario successivo. E forse – dopo – sperare di aver colto il quadro. Quanto meno di esserci entrati.
Parlare di porto è come vedere un film straniero senza sottotitoli.
Circolo Zenzero. Mercoledì 7 maggio incontro con Paolo Pissarello.
Il primo pensiero inespresso è individuare il momento storico in cui la politica si è fatta economia. Le due cose sembrano così distanti. E se proprio devono stare insieme, qual è la modalità? Chi delle due avrà il controllo?


Comunque vada questo è lo scenario, e di porto parlerà il vice sindaco per due ore, a programma in una serie di incontri in cui dominano sincerità e schiettezza che assumono talvolta vene polemiche, fasi aspre con riflessioni amare per quando si torna a casa.
I presenti allo Zenzero sembrano atomi di universi distinti, ognuno di loro – per la sua storia – ha critiche, appunti, errori da far rilevare.
Paolo Pissarello crede nel lavoro messo in “porto” dall’amministrazione comunale. Ne percepisce il respiro e, nel suo ruolo, vuole trasmetterne gli obbiettivi. Se non fosse che – allo Zenzero – il ruolo può sfumare e a lui, lontano stampa e incontri istituzionali, si chiede quello che davvero non può: raccontarla tutta.
Nessun pericolo: il porto è salvo. Salvi i poteri, chiamati con nomi collettivi, a non offendere nessuno. Salvi i progetti, dei quali Paolo Pissarello parla entusiasta. E le parole, spiegate per i non addetti.
Ecco il “porto lungo” nato “dalla valutazione che oggi non abbiamo spazio per i container” e quindi sono indispensabili piattaforme logistiche in Piemonte, ad Alessandria, Novi o Rivalta. L’area, un milione di metri quadrati, consentirà di movimentare più merci e far arrivare più navi a Genova, senza l’attesa in rada per scaricare.
Qui alcuni presenti scricchiolano: ma dov’è il lavoro per la città? Le merci da lavorare? Saremo solo zona di transito? Chi dice che le aree mancano? Chiedile a Riva!
Ma, per Pissarello, è in Piemonte che si allarga il porto con spazi impensabili a Genova. Sulle banchine attracco, scarico, movimentazione aumenteranno, con più lavoro per tutti. Nel progetto il “bruco”, un tunnel di 20 chilometri che da Voltri sbucherà in Piemonte, un nastro trasportatore per i container. Questo è un piano in cui hanno creduto FS, Regione Piemonte e Liguria, Cosco, Autorità Portuale di Savona e Genova, grazie a persone come Merlo “che sta lavorando e con modalità interessanti” e promuovendo temi cari al Comune di Genova.
Si spazia a parlar di porto allo Zenzero: affiora la Compagnia Unica, con le sue duemila famiglie con un futuro davvero incerto, ed appaiono terminalisti e conservatori che vorrebbero il porto così com’è. Il vice sindaco ammette che il porto è una realtà sclerotizzata dove ognuno difende il suo metro quadrato. Si riflette sugli errori del passato, come il fallimento Derna e sulla magistratura a vigilare sugli errori recenti. C’è chi chiede un’authority per il bene comune. Pissarello insiste: è il porto la vera fabbrica per Genova.
Due giorni dopo su Repubblica-Lavoro la parola passa all’Arcivescovo Bagnasco “il porto” dichiara, “non è soltanto il “polmone” della città ma la sua “vocazione”. Una banalità. Ma detto da tal pulpito sembra rivoluzionaria.
(Giulia Parodi)