Cornigliano – Una partita cominciata male può finire bene?

Ilva, acciaierie, riunione del Collegio di vigilanza dell’Accordo di programma. Su Secolo XIX, Corriere Mercantile e Repubblica Lavoro del 4 giugno 2008 la cronaca: scoraggiante, avvilente.
Seicento lavoratori nell’incertezza più assoluta. Chi se ne dovrà occupare? Gli enti locali, Riva o chi altro?


Riva – dice la cronaca – ha individuato nei ritardi delle operazioni di bonifica da parte di Sviluppo Italia insieme ad altre inadempienze di Comune ed Autorità Portuale le ragioni per le quali i 600 non potranno rientrare in azienda. Denuncia “oneri di urbanizzazione troppo alti”, “inadempienze degli enti pubblici”, “complicazioni della burocrazia” che avrebbero ostacolato in modo irreversibile lo sviluppo del suo piano industriale. La crisi della banda stagnata con relative modifiche del piano industriale – messa in campo dal gruppo siderurgico nei mesi passati – è ora un dettaglio insignificante che non merita più di qualche parola.
E gli enti locali? Secondo la cronaca hanno chiesto a Riva “una verifica” insieme al “ritiro della denuncia contro le RSU e le segreterie di Fim, Fiom e Uilm per gli scioperi di Cornigliano e la revoca della cassa integrazione per altri 36 lavoratori.”
Le cronache della riunione finiscono riferendo le parole di Claudio Burlando a fine riunione: “E’ cominciata male ma si è chiusa bene. Il clima è diventato positivo. A questo punto diventa fondamentale l’incontro dell’11 in Regione. Poi se tutto passa si torna a Roma per la firma finale”.
Esistono buone ragioni tali da rassicurare gli animi di chi è fuori dal ciclo produttivo da così tanto tempo?
Sono stati persi già 500 posti di lavoro: 2700 persone nel 2005, 2200 circa oggi a libro paga. In azienda timbrano in 1600. E in molti confermano che la società, a piano industriale concluso – a proposito, quale? – avrebbe già in forza tutto il personale necessario.
Per i 600, nella migliore delle ipotesi, un altro periodo di cassa integrazione in carico agli enti locali, nell’attesa della prossima mano, nel 2009, su un altro tavolo, dove i responsabili giocheranno l’ennesima partita, procrastinando ancora.
Ormai il ridicolo – dichiarazioni, bulloni, riunioni – è stato ampiamente superato. Quella che si annuncia sembra piuttosto una tragedia. L’accordo del 2005 attribuiva ai politici il compito della vigilanza: il compito minimo per definirsi tali e non ridursi a semplici comparse. Comparse.
(Giulia Parodi)