Immigrazione – Fini contro la Bossi-Fini?

Secondo il dossier statistico della Caritas presentato a Roma il 29 ottobre 2008: “Almeno mezzo milione di stranieri sono già insediati in Italia ed inseriti nel mercato del lavoro nero seppure sprovviste di permesso di soggiorno”. Il lavoro nero fra gli immigrati – osserva il dossier – è enormemente diffuso “con un’ampiezza sconosciuta negli altri paesi industrializzati”.
Del lavoro nero degli immigrati, ha parlato il presidente della Camera Gianfranco Fini, intervenendo ad un convegno della fondazione “Fare futuro” del 13 ottobre scorso. “C’è stata – ha detto Fini – un po’ di accondiscendenza nei confronti di datori di lavoro che, lo dico in modo papale papale, a volte sono degli autentici sfruttatori degli immigrati”. “Il problema – ha aggiunto Fini – non sono quelli che lavorano in nero, ma coloro che impiegano in condizioni di sfruttamento, coloro che arrivano in Italia spinti dal bisogno”.


Sempre sul lavoro nero, sono molto interessanti le riflessioni dello stesso Fini, raccolte da Bruno Vespa nel suo nuovo libro anticipate alla stampa il 29 settembre 2008. Secondo il presidente della Camera, “tutti sanno che in Italia lavorano centinaia di migliaia di persone sprovviste di permesso di soggiorno e, il più delle volte, i decreti flussi ammettono un numero di lavoratori inferiore a quello che serve. Bisogna essere più elastici e distinguere chi lavora da chi non lavora. Anziché indicare ogni anno un numero, si faccia un censimento rigoroso richiamando seriamente alle proprie responsabilità il datore di lavoro”.
Fini non considera questa proposta una sanatoria: “Sanare – sottolinea Fini – significa concedere un permesso di soggiorno al clandestino in attesa che si sistemi. Io dico un’altra cosa: quanti sono quelli che lavorano effettivamente in Italia? Bene, evitiamo che per mettersi a posto debbano fare peripezie inutili. Insieme con i datori di lavoro facciamo un censimento rigoroso e mettiamoli a posto. Non è una sanatoria, è emersione di un lavoro nero che già esiste”.
Le stesse cose che Fini dice oggi hanno incontrato negli anni recenti l’ostilità del partito dello stesso Fini, delle destre in generale, e la totale sordità da parte dei DS, timorosi di non reggere il confronto con le posizioni delle destre. Ciò che importa ora è che la regolarizzazione diventi cultura per il governo dell’immigrazione. Riuscirà, dunque, Fini a tradurre in fatti di governo le sue parole?
(Saleh Zaghloul)