25 aprile – Contro l’abuso consigli (di un bibliotecario) per l’uso

Con l’approssimarsi del 25 aprile e il riproporsi di celebrazioni sempre più stanche, di moniti sempre più categorici («Ricordate!») e polemiche astiose sullo scampato pericolo di dittature bolsceviche all’ombra di San Pietro, il bibliotecario consiglia di far da soli e leggere (o rileggere) qualche buon libro. A suggerire libri si rischia sempre di essere pedanti. D’accordo: non è il compito precipuo del bibliotecario ma, anche se fosse, che male c’è a segnalare –tanto per fare un esempio – Memoria della Resistenza di Mario Spinella o Diari di un partigiano ebreo di Emanuele Artom?


Libri ce ne sono tanti, anche dimenticati, e qui il bibliotecario potrebbe offrire qualche ragguaglio (rivolgendosi al lettore: «lascerei perdere i libri di Petacco… provi a leggere L’ombra della guerra di Guido Crainz»). Dalla frequentazione di simili testi, con un po’ di attenzione e pazienza, si possono ottenere benefici effetti (naturalmente le letture possono prolunga rsi anche oltre il periodo più strettamente celebrativo). Non si propone al lettore di rifugiarsi in una stanza tutta per sé, sottraendosi a manifestazioni o dibattiti, ma di viverli in modo più consapevole. Potrebbe acquisire, per esempio, la consapevolezza che i comunisti, i tanto vituperati servi di Mosca, furono comunque quelli che diedero un contributo fondamentale alla lotta di Liberazione, sempre in prima linea (lo ricordava Luigi Meneghello, uno che comunista non era ma di Resistenza si intendeva, ne ha scritto – “I piccoli maestri” – e l’aveva pure fatta). Qualche buon libro servirà a nutrire i dubbi del lettore occasionale quando gli capitasse di sentire, dal palco dell’oratore di turno, rievocare il compatto contributo all’antifascismo di tutto il popolo italiano o elogiare l’unità ferrea del movimento partigiano.
Tutto ciò senza nulla togliere alla lotta partigiana perché – piaccia o no – come ha scritto Gianfranco Pasquino «i valori della Resistenza, troppo spesso edulcorati e imbalsamati nelle commemorazioni ufficiali, sono gli unici che fondano la Repubblica, che consentono di tenere insieme la storia e la memoria di questo paese, che costituiscono un progetto di cambiamento». Meglio ricordarsene visto che non ne abbiamo altri.
(Marco Bellonotto)