Donne – La tolleranza non basta

Incrocio in Via del Campo una donna completamente velata, libera solo una fessura per gli occhi, le cammina a fianco la figlia, una bambina sui nove anni, anche lei già velata sul capo. Parlano tra loro, la bambina ride. Io so – non posso non saperlo – che quella bambina ha di fronte a sé una montagna. Penso che, se ora ride, dopo le toccherà una lotta senza quartiere combattuta all’incrocio delle contraddizioni. Al confronto, quella che ho avuto di fronte io, italiana del 1946, era una collina col fondo un po’ accidentato.


Penso alle operaie dell’Elsag degli anni ‘70, ai loro racconti di levate alle cinque del mattino per mettere in ordine in casa e preparare il pranzo al marito che lavorava nella stessa fabbrica, e si alzava alle sette: anche loro avevano di fronte una montagna, ma un po’ meno alta di quella della bambina di Via del Campo.
Nella zona tra Prè, Sottoripa, Via del Campo, Fossatello, Maddalena, San Luca, il messaggio dei corpi e dei vestiti espone l’intero ventaglio della condizione femminile: una incredibile condensazione del tempo e dello spazio porta nello stesso chilometro quadrato donne borghesi in giro per compere, donne velate secondo tutte le possibili gradazioni cromatiche e di copertura, trionfanti e irraggiungibili africane, lavoratrici di ogni sorta (colf, funzionarie del comune, commercianti, spazzine, vigili, professioniste con lo studio in centro); prostitute diurne (Maddalena) e notturne (Sottoripa); e – unica presenza “politica” – le studentesse dell’ Humpty Dumpty (http://humptydumptygenova.noblogs.org/category/femminismo).
Apparentemente è come se tanti liquidi di diverso colore e densità percorressero lo stesso spazio sfiorandosi, ma senza mescolarsi tra loro, ognuno libero di fare la sua strada. Sembrerebbe perfino una situazione ideale, vicina alla concezione di “libertà a più vie che lascia aperte tutte le possibilità”, e alla “tolleranza virtuosa che promuove rispetto reciproco”, sostenute da Anna Elisabetta Galeotti nel corso dell’incontro “Il multiculturalismo danneggia le donne?”, che ha concluso al Ducale, lo scorso 19 maggio, il ciclo di incontri filosofici “Che genere di donne?” (http://www.palazzoducale.genova.it/inaviga.asp?pagina=5756).
Ma questa è una visione ingannevole, perché la vita di ogni donna influenza quella di ogni altra, anche se non sembrano toccarsi: la tolleranza, il rispetto della libertà, non bastano, serve la possibilità di un pensiero comune.
La Galeotti nel suo intervento al Ducale ha detto che lei tende a concentrarsi sull’aspetto politico – sociale posto dalla realtà, prescindendo dalle questioni metafisiche poste dal femminismo.
E’ possibile che ora – immerse come siamo in una guerra di identità – non ci sia altro da fare, ma se le donne non riusciranno ad affrontare insieme “le questioni metafisiche” poste dal femminismo, non c’è via di uscita, né per le native, né per le migranti.
(Paola Pierantoni)