Psichiatria – Il campetto psichiatrico del San Martino

“Campus psichiatrico”. Di questo ha parlato Gianni Orengo, direttore Sanitario di San Martino, riferendosi ad un progetto, in fase di realizzazione, all’interno dell’ospedale. Il concetto richiama scenari spaziosi, ma nel merito la stampa genovese non ha dato informazioni dettagliate. Si suppone tuttavia che Orengo si sia ispirato ad un modello, nei fatti difficile da rintracciare, ma di cui indichiamo di seguito quelli che potrebbero essere alcuni elementi fondanti che ci sono stati dati dagli USA. Simile a un Campus Psichiatrico è un luogo in grado di accogliere diverse tipologie di pazienti. E’ immerso nel verde. Al suo interno quattro, cinque palazzine basse ospitano bambini – per i quali è prevista l’attività scolastica – adulti, pazienti in fase acuta e non.


Il numero dei malati varia in base alla grandezza del luogo. Possono ricorrervi sia cittadini coperti solo da medicaid (assicurazione federale per non abbienti) sia pazienti lavoratori coperti da assicurazione privata.
E’ previsto il contenimento del paziente in fase acuta – se necessario – utilizzando dei protocolli medico-legali molto rigidi.
Le attività di gruppo sono uno degli elementi centrali per il recupero del malato. La giornata è scandita da momenti precisi: sveglia mattutina, incontro aperto, di gruppo tra pazienti e terapeuta per parlare di stati d’animo, effetti e posologia dei farmaci e numerose attività volte al recupero del malato. L’obbiettivo è ridurre al minino l’ospedalizzazione attraverso supporto terapeutico, consapevolezza e controllo dei farmaci.
Ogni paziente ha un quaderno nel quale appuntare quello che prova. E’ incentivato il supporto reciproco tra i malati, capacità di ascolto ed accoglienza del dolore. E’ sempre presente uno staff paramedico al quale rivolgersi in caso di necessità.
Arte terapia, meditazione yoga, gruppi di autostima, psicodramma, gruppi specifici per tossicodipendenti sono la base del percorso psichiatrico. Vanno aggiunte le passeggiate in piccoli gruppi, attività sportive supportate attraverso il trasferimento dei degenti nelle palestre con un pulmino, attività di giardinaggio e di cucina. Lo staff, in team, organizza attività in spazi adeguati. Convivono nei gruppi diverse tipologie di malati. Il campus dispone di sala TV, sala lettura, sala per attività artistiche, mensa. Ogni componente dello staff ha un ruolo e un compito preciso. Lo scopo è fare in modo che il paziente non resti prigioniero della propria malattia. Per questo l’attività di una giornata è programmata di ora in ora.
Si può fumare all’aperto tra un’attività e l’altra. Sono previsti tempi per i fumatori, circa 15 minuti. La sigaretta viene accesa esclusivamente dal personale di reparto che controlla accendini e tutti i materiali che possono generare pericolo alla comunità.
Sono vietati i telefoni cellulari, ma è previsto un telefono di reparto per telefonate da e per i pazienti che devono sostenere il costo delle chiamate.
Lungi dall’essere SPA, questi luoghi di cura – nei quali il dolore comunque non è cancellato – si ispirano a quanto stabilito per il recupero del malato dall’American Psychiatric Association. In fase di dismissione il paziente può ricorrere ai centri diurni, dove viene accolto generalmente dalle ore 9 alle ore 15. Qui pranza, incontra i medici e partecipa a gruppi orientati alle sue problematiche. I luoghi di cui dispone San Martino (vedi padiglione 11) non appaiono consoni a progetti di questo respiro. Quelli esistenti nella regione (vedi cartolarizzazione di Villa Raggio di Via Pisa, Ospedale di Pratozanino a Cogoleto candidato per le olimpiadi giovanili del 2011, Quarto) sembrano dispersi.
Ma forse c’è stato un errore e di “campetto psichiatrico” si voleva parlare.
(Giovanna Profumo)