Migranti – 1998, quando c’era la speranza

Autunno 1998. Al centro Civico di Cornigliano per tre settimane la mostra “Numeri Arabi” fece da cornice a rappresentazioni teatrali, musica, dibattiti: uno di questi aveva per titolo “Tra paura e normalità”.
Scorrendone la trascrizione conservata nell’Archivio del Forum Antirazzista di Genova, si incontrano gli argomenti di adesso, solo che allora c’erano lavori in corso diretti verso la speranza.
Le paure “degli” immigrati erano tante e drammatiche già allora, e l’elenco che ne fu fatto resta una buona descrizione della condizione immigrata in tutti i tempi, ma si poteva anche dire: “Dal 1990 ad oggi si sono moltiplicate anche le situazioni normali per un numero crescente di immigrati…”.
C’era un confronto aperto e costante tra la rete delle associazioni e la amministrazione comunale. C’era ancora la speranza di far cogliere alla politica, alla sinistra, l’immensa scommessa politica che Genova poteva giocarsi sulla immigrazione.


Si sottolineava l’intreccio strettissimo “tra immigrazione e politica culturale, assetto urbanistico, politica della casa, politiche del lavoro, politiche sociali e socio-sanitarie” e si chiedeva agli assessori della giunta Pericu presenti al dibattito “una unificazione di tutti gli ambiti di competenza e la attribuzione di una precisa e forte responsabilità sull’insieme di queste questioni ad un assessore con pienezza di mandato, e con una adeguata struttura di supporto”.
La delega alla immigrazione doveva essere “politica”: questo era il terreno aperto dalla precedente giunta Sansa. Già si faceva strada la delusione (“Questa amministrazione comunale è latitante. Pare che adesso mettano il problema della immigrazione nel calderone dei servizi sociali… siamo andati indietro rispetto alla amministrazione precedente”), ma non era tramontata la speranza che Genova sapesse coniugare “la politica sulla immigrazione col ruolo e le opportunità di Genova nell’ambito delle politiche comunitarie e internazionali”, che sapesse mettere insieme “la costruzione di un più alto livello di convivenza con la costruzione di opportunità per il suo futuro”. Ma questa strada non è stata percorsa.
Il terreno di consenso o indifferenza che ha permesso il decreto sicurezza è stato preparato anche dagli innumerevoli atti mancati della sinistra. Qui a Genova, ed altrove.
(Paola Pierantoni)