Lavoro – Il diritto di non essere umiliati

Hanno scioperato per diversi giorni i lavoratori della Fincantieri di Sestri Ponente, la ragione – così difficile da far comprendere ai cittadini bloccati nel traffico – è che non volevano essere umiliati. E’ un sentimento anacronistico da spiegare, ma per chi lavora in una società parastatale composta da tanti cantieri in tutto il territorio nazionale, vedersi negare quello che ad altri è riconosciuto è difficile da accettare. Se poi l’umiliazione – pare siano stati definiti “fannulloni” – viene messa in scena con la sottrazione di denaro in periodo natalizio, chi rimane bloccato nel traffico deve sapere chi è la vera causa dell’ingorgo ed avere le idee chiare. I giorni di sciopero hanno probabilmente eroso il poco che l’azienda alla fine ha riconosciuto loro, ma hanno dato l’idea al cittadino che la misura è ormai colma per i lavoratori della Fincantieri di Sestri.


I giorni di sciopero hanno probabilmente eroso il poco che l’azienda alla fine ha riconosciuto loro, ma hanno dato l’idea al cittadino che la misura è ormai colma per i lavoratori della Fincatieri di Sestri.
Ma non solo per loro.
Bastava essere alla Sala Chiamata del Porto mercoledì 16 dicembre alla presentazione della mozione di maggioranza della CIGIL e sentire Beatrice del Nidil (categoria dei lavoratori parasubordinati) che raccontava ai presenti delle quattrocento iscrizioni raccolte in città. E della fatica di cogliere le sfumature di quarantadue forme di rapporto di lavoro diverse le une dalle altre. E della necessità che al Nidil vengano destinate maggiori risorse per diventare più forte e rappresentare meglio i giovani che potrebbero in futuro iscriversi.
Beatrice si rivolgeva alle categorie più ricche e chiedeva a loro, all’interno del sindacato, un aiuto concreto per gli invisibili precari che in Italia sono senza voce.
La misura è colma anche alle Ferrovie, dove ha spiegato Silvia i lavoratori saranno distribuiti in due società diverse, con diversi contratti, dove una donna si ritrova a gestire un convoglio di otto vetture, dove la disillusione dei lavoratori è tale da non partecipare nemmeno alle assemblee. Silvia raccontava i piccoli passi fatti: sistemare la bacheca delle comunicazioni, preparare le cartelline informative per i nuovi assunti, spiegare come va letta una busta paga. Raccontava di un sindacato che aveva dormito sugli allori ma porgeva ai presenti molte possibilità per cambiare.
C’è una distanza fortissima tra il precario del Nidil, il metalmeccanico dei cantieri e il dipendente delle ferrovie. Ma sono vittime tutti e tre, a seconda dei casi, dell’umiliazione. A questa nessuno si deve rassegnare.
(Giovanna Profumo)